PALERMO: Il pirata di Vincenzo Bellini, 19 – 20 OTTOBRE 2021

PALERMO: Il pirata di Vincenzo Bellini, 19 – 20 OTTOBRE 2021

IL PIRATA

opera di Vincenzo Bellini

su libretto di Felice Romani

rappresentata in prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano il 27 ottobre 1827

 

Direttore Francesco Lanzillotta
Regia e scene Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi

Personaggi e Interpreti:

  • Ernesto Vittorio Prato (15, 17, 20) / Francesco Vultaggio (19)
  • Imogene Roberta Mantegna (15, 17, 20) / Marta Torbidoni (19)
  • Gualtiero Celso Albelo (15, 17, 20) / Giorgio Misseri (19)
  • Itulbo Motoharu Takei
  • Goffredo Giovanni Battista Parodi
  • Adele Natalia Gavrilan

Costumi Isabella Rizza
Luci Luigi Biondi
Assistente alle scene Chiara Mirabella
Assistente ai costumi Tatiana Lerario
Maestro del Coro Ciro Visco

Nuovo allestimento

 

Teatro Massimo, 19 / 20 ottobre 2021


Da 63 anni assente dal Teatro Massimo, ma presente trentacinque anni fa, nel 1986, al Teatro Politeama durante la chiusura del colosseo del Basile, Il Pirata belliniano riapproda in Sicilia, a Palermo come e quasi da libretto, essendo localizzata l’azione da Felice Romani in quel di Caldora, in realtà licenza poetica per Caldera in provincia di Messina.

Destino avverso, non solo quello del “pirata” Gualtiero e dei suoi compagni di avventura, quello del capolavoro che diede definitivamente la fama al Cigno di Catania il 27 ottobre del 1827. Non ci fosse stata di mezzo la Callas, le cui orme riprese poi la Caballé a fine anni Sessanta dello scorso secolo e dietro di lei alcune tra le più illustri belcantiste: per tutte citiamo la Devia, il titolo faticherebbbe, e fatica, a circolare. Urge infatti all’opera, nonostante il pirata del titolo, una prima donna in grado di affrontare una parte davvero impervia e faticosissima per l’impegno praticamente costante in palcoscenico.

Vittorio Prato – Roberta Mantegna, Il Pirata – Teatro Massimo di Palermo © rosellina garbo 2021

A Palermo, senza scomodare nomi altisonanti si è fatto fronte a due cast con due interpreti giovani, vocalmente fresche e tecnicamente assai ferrate: Marta Torbidoni, ascoltata nell’unica sua recita del 19 ottobre in cui, oltre debuttare la parte cantava per la prima volta al Teatro Massimo e Roberta Mantegna, la sera del 20, la quale Imogene l’aveva interpretata con successo nientemeno che alla Scala, alternandosi a Sonia Joncheva. Entrambe, con caratteristiche simili, ma dotate di diversa personalità, sono risultate ampiamente soddisfacenti. Le accomuna un’estensione acuta, limpida e cristallina, tanto nel sovracuto preso di forza quanto nelle messe in voce e nelle emissioni in pianissimo; entrambe dotate di un pregevole timbro lirico e puro che intelligentemente non forzano nella ricerca di affondi in zona grave, giocando piuttosto col fraseggio e, soprattutto, di accento, riuscendo dunque ad essere ampiamente efficaci anche là dove lo strumento potrebbe sembrare troppo leggero. Si aggiunga la bella partecipazione scenica, sebbene penalizzata da costumi piuttosto anonimi, addirittura volgare l’ultimo di un rosso acceso. Rappresentano la certezza che di voci proprio non ne mancano, specie nel settore squisitamente belcantistico. Accolte, entrambe, con prevedibile entusiasmo alla ribalta finale.

naufragio IL PIRATA © rosellina garbo 2021

Entusiasmo che è parso più acceso la sera del 19, forse per via di un pubblico più giovane e partecipe. Di fatto Giorgio Misseri, Gualtiero, ha stupito per l’estensione incredibile (parliamo di note “inumane” per un tenore: Mi bemolle e Fa sopracuto) tutta “in testa”, come si dice in gergo, ed emessa a piena potenza con suoni timbrati, fermi e ben sostenuti. Ma sarebbe limitante ridurre la sua prestazione ad una esibizione circense, laddove lo stile, il gusto e l’eleganza nel canto ci hanno fatto sognare, immaginando e fantasticando sul primo interprete, Rubini appunto, il quale sicuramente sosteneva la tessitura con l’uso del falsettone, suono che oggi, come l’araba fenice, che vi sia ciascun lo dice ma chi lo emetta nessun lo sa.

Celso Albelo, Roberta Mantegna | IL PIRATA | Teatro Massimo di Palermo © rosellina garbo 2021

Celso Albelo, certamente più navigato – anche perché la parte la ha già affrontata – non è stato da meno e le sue prodezze vocali sono ormai arcinote. Con lui abbiamo fatto un altro sogno, quello di immaginare come la parte l’avrebbe potuta eseguire il suo mentore e conterraneo Alfredo Kraus. Ma, si sa, i tempi non erano pronti e negli anni della ripresa scaligera la fatica, oltre ai numerosi tagli, toccò ad un altro gigante: Franco Corelli. Qui è pur vero che le riprese delle cabalette sono state omesse, seppure lo spartito sia stato eseguito nella sua quasi integralità, ma si capisce che si è avuta pietà non solo verso gli interpreti, ma anche verso il pubblico per la lunghezza dell’opera che, con un solo intervallo, supera abbondantemente le tre ore. Albelo ha una padronanza invidiabile della parola cantata, il suo colore vocale è più corposo e anche l’esperienza dell’interprete giocano a suo favore per quanto riguarda il fraseggio e l’accento. Ne scaturisce un Gualtiero veeemente, appasionato, sicuramente più vicino alla nostra sensibilità che teatralmente esige vigore e baldanza, seppure si tratti dell’eroe romantico per antonomasia.

IL PIRATA | Teatro Massimo di Palermo © rosellina garbo 2021

Nella parte del marito despota e tradito, Ernesto, abbiamoo molto apprezzato il baritono siciliano Francesco Vultaggio, il 19 ottobre, dal colore schietto e dall’ottima tenuta musicale e scenica. Vittorio Prato si avvale di una presenza fisica prestante e di una vocalità forse più meditata che però tende ad essere fagocitata nei terzetti dalla proiezione degli altri due interpreti, soprano e tenore, favoriti dallo squillo dei relativi timbri. Entrambi, comunque, hanno assolto benissimo il loro compito, sostenuti per altro dall’ottima bacchetta di Francesco Lanzillotta, a capo dell’orchestra e coro del Teatro Massimo, quest’ultimo ben preparato da Ciro Visco. Una lettura di buon ritmo narrativo e di equilibrio garantito col palcoscenico, dove si sono distinti, assai bene, il Solitario del basso genovese Giovanni Battista Parodi, l’Adele del mezzosoprano moldavo Natalia Gavrilan e l’Itulbo del tenore giapponese Motoharu Takei.

IL PIRATA | Roberta Mantegna © rosellina garbo 2021

Infine lo spettacolo, regia e scene di Luigi Di Ganci e Ugo Giacomazzi, costumi di Isabella Rizza e luci di Luigi Biondi. Un’unica scena in cui campeggia uno scafo rotante e su cui si gioca con grandi vele. L’epoca, a giudicare dagli abiti del coro, che definire costumi si fatica, quella attuale, in riferimento – forse, visto che l’opera inizia con un naufragio – alla realtà attuale del Mediterraneo solcato dai barconi di fortuna con africani fuggiaschi. Un’idea che, però, non trova né può trovare sviluppo nella drammaturgia di Romani e Bellini e che lascia il tempo che trova in uno spettacolo che benignamente si può definire innocuo.

Andrea Merli

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