COMO: WERTHER – Jules Massenet, 24 e 25 ottobre 2020

COMO: WERTHER – Jules Massenet, 24 e 25 ottobre 2020

WERTHER

Drame lyrique in quattro atti su libretto di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann dal romanzo epistolare I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe

Musica di Jules Massenet

Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali di Milano

Orchestrazione di Petter Ekman

Prima rappresentazione: Vienna, Hofoperntheater, 16 febbraio 1892

 

Direttore Francesco Pasqualetti

Regia  Stefano Vizioli

Personaggi e Interpreti:

  • Werther Valerio Borgioni, Gillen Munguía
  • Le Bailli Alberto Comes
  • Charlotte Karina Demurova, Mariangela Marini
  • Albert Guido Dazzini
  • Schmidt Nicola Di Filippo
  • Johann Filippo Rotondo
  • Sophie Maria Rita Combattelli
  • Brühlmann Andrea Gervasoni
  • Kätchen Luisa Bertoli

 Scene Emanuele Sinisi

Costumi Anna Maria Heinreich

Luci  Vincenzo Raponi

Video  Imaginarium

Assistente alla Regia Pierluigi Vanelli

Scenografo collaboratore Eleonora De Leo

 Maestro del coro delle voci bianche Lidia Basterretxea

Coro delle voci bianche del Teatro Sociale di Como

 Orchestra I Pomeriggi Musicali

 

Coproduzione Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara

 

Teatro Sociale, 24 e 25 ottobre 2020


Parafrasando l’Andrea Chénier: “opera in forma scenica: evento raro in tempi di Covid”. La formula, infatti, ultimamente offerta è quella in forma di concerto o, in alcuni casi, la “semiconcertante” – della serie in cui spesso, per dirla alla veneta, xe pezo el tacon del buso – con qualche costume ed una simulazione di azione nelle entrate e nelle uscite, poiché di interazione tra gli interpreti nemmeno a parlarne.

E dunque ci si è recati al Teatro Sociale di Como, per la prima di questo Werther, da spalmare poi sui restanti teatri del circuito lombardo aderenti al progetto Opera Lombardia, non solo speranzosi, ma pure con la certezza di assistere ad uno spettacolo degno di tale nome. E di fatto l’allestimento non solo non ha deluso. Anzi, è piaciuto proprio per l’intelligenza e la cura con cui Stefano Vizioli ha impostato una regia dinamica, nei limiti consentiti da una drammaturgia che offre più di uno spunto, di grande efficacia teatrale, con un lavoro meticoloso sui solisti – ivi compresa la numerosa famiglia de Le Bailli, a cui Charlotte fa da mamma – e nel contempo rispettosa dei protocolli imposti dai decreti governativi (l’uso dei guanti di lattice, gestito con naturalezza) delle distanze al punto che, grande intuizione applicata all’emergenza, il breve preludio inizia con l’anziana Charlotte, ormai ridotta su una sedia a rotelle, che rilegge le fatidiche lettere su cui in passato ha versato tante lacrime. Per poi dar passo alla materializzazione dei ricordi salvo, nell’ultima scena, tornare paralizzata ad assistere alla morte dell’anti-eroe per antonomasia del teatro romantico. Colpa del Covid? Direi merito, in questo caso poiché questa lettura ci lascia aperte molte possibilità sul futuro della rigorosa moglie che rinunciando al bacio condanna a morte l’amato bene. Scene, assai ben realizzate da Emanuele Sinisi, coadiuvato dalle suggestive proiezioni di “Imaginarium Creative Studio” (in particolare i caratteri delle lettere, che si dissolvono tra macchie di inchiostro e lacrime). Belli e rigorosi, come al solito, i costumi stilisticamente perfetti di Anna Maria Heinrich e benissimo pure l’illuminazione di Vincenzo Ramponi.

Musicalmente si è offerta una orchestrazione ridotta a poco più di una trentina di strumenti (Petter Ekman l’autore) ma assolutamente idonea e più che sufficiente nella brillante prova dell’Orchestra “I pomeriggi musicali” ubbidiente alla precisa bacchetta di Francesco Pasqualetti, il quale coglie in pieno lo spirito di questo spartito, elegante e raffinato, ricco di leitmotiv che rimandano a situazioni e personaggi, sostenendo molto bene le ragioni del canto e disponendo di un palcoscenico in cui tutti debuttavano le rispettive parti. Iniziando dai puntuali Bruhlmann e Katchen, quelli del “Klopstock! Divin Klopstock!” per intenderci, il baritono Andrea Gervasoni ed il soprano Luisa Bertoli. Passando ai due gozzoviglianti amici, Schimdt, il tenore Nicola Di Filippo e Johann, il baritono Filippo Rotondo.

Una menzione speciale la merita Alberto Comes, giovane baritono dalla bella voce, tonda e ben proiettata a cui si perdona volentieri un francese non proprio esemplare, Le Bailli. Albert risponde al pure giovane e chiomato baritono Guido Dazzini, vicino alla perfezione, mentre il soprano Maria Rita Combattelli, si rivela una deliziosa Sophie, scenicamente fresca come una rosa e musicalmente apprezzabilissima. Menzionato l’ottimo coro di voci bianche del Teatro Sociale, istruito da Lidia Bastarretxea, rimane la coppia di protagonisti, che si è alternata. Alla recita di sabato 24 si son fatti valere il mezzosoprano Mariangela Marini, Charlotte dal fraseggio ardente e passionale, specie nel terzo e quarto atto ed il 23enne tenore Valerio Borgioni, Werther detentore di una bella voce di lirico dal colore chiaro, ma incisivo. La recita domenicale ha visto impegnati il mezzosoprano russo Karina Demurova, dal piglio sopranile e dotata di una bella pastosità vocale ed il tenore dei Paesi Baschi spagnoli Gillen Munguia, anche lui molto apprezzato per il colore della voce particolarmente adatta a questo repertorio, che richiede eleganza nel porgere e grande musicalità. Nipote d’arte, suo nonno Carlos fu un grande tenore specializzato in zarzuela, di cui ha lasciato un imponente legato discografico, possiede pure, come del resto il collega Borgioni, “le phisique du role”. Una presenza scenica che non guasta certo.

Su entrambi, in considerzione del “role-monstre” che hanno affrontato per la prima volta, il margine di miglioramento – inteso come approfondimento del fraseggio e cura dell’accento – è ancora ampio, ma già così hanno ottenuto la calorosa accoglienza del pubblico.

Il quale, alla recita di domenica, era purtroppo perfettamente cosceinete del fatto che questa rappresentazione è stata l’ultima… almeno fino al 26 novembre, per la durata del decreto imposto dalla così detta emergenza. C’è solo da augurarsi che questo interessante e riuscito Werther riprenda presto il suo “giro”.

Andrea Merli

Share this Post

Leave a Comment