BERGAMO: Pietro il Grande – Gaetano Donizetti, 12 novembre 2019

BERGAMO: Pietro il Grande – Gaetano Donizetti, 12 novembre 2019

PIETRO IL GRANDE KZAR DELLE RUSSIE

Melodramma burlesco in due atti di Gherardo Bevilacqua Aldobrandini
Musica di Gaetano Donizetti
Prima esecuzione: Venezia, Teatro San Samuele, 26 dicembre 1819
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri © Fondazione Donizetti

Festival Donizetti – Bergamo 2019

 

Direttore Rinaldo Alessandrini
Regia, macchinari e scene 
Ondadurto Teatro – Marco Paciotti, Lorenzo Pasquali

Personaggi e Interpreti:   

  • Pietro il Grande Roberto De Candia
  • Caterina Loriana Castellano
  • Madama Fritz Paola Gardina
  • Annetta Mazepa Nina Solodovnikova
  • Carlo Scavronski Francisco Brito
  • Ser Cuccupis Marco Filippo Romano
  • Firman-Trombest Tommaso Barea
  • Hondedisky Marcello Nardis
  • Notaio Stefano Gentili

Costumi K.B. Project
Lighting design 
Marco Alba
Orchestra Gli originali
Coro Donizetti Opera
Maestro del coro Fabio Tartari

Nuovo allestimento e produzione della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo

 

Teatro Sociale 12 novembre


Opera giovanile di Gaetano Donizetti ha aperto festosamente con l’anteprima under 30 (e stampa) il Festival 2019 dedicato al genius loci. Pietro il grande, ovvero melodramma burlesco in due atti di Gherardo Bevilacqua Aldobrandini vide la “prima” al Teatro San Samuele di Venezia il 26 dicembre del 1819, giorno più giorno meno duecento anni fa.

La trama ha dell’inverosimile, come compete alla maggior parte delle opere specie se… burlesche. Carlo Scavronski, fratello della zarina Caterina e dato per disperso, fa il falegname in Livonia (da lì il sottotitolo “Il falegname in Livonia” dell’opera) e contende la bella Annetta, pure incognita figlia di Mazzepa, proscritto dallo zar Pietro il Grande, a ben due rivali il Capitano Hondedisky, che anticipa il Belcore dell’Elisir a venire e l’usuraio Firman. Sua protettrice, qual fata madrina, Madama Fritz la tenutaria della locanda e nemmeno poi tanto segretamente attratta da Carlo. A complicar le cose giungono in Livonia gli zar, sotto le mentite spoglie dell’Ufficiale Menzikoff e consorte, questa alla ricerca del fratello; non bastasse a completare il quadretto si aggiunge il magistrato del borgo, Ser Cuccupis, che patteggia un po’ per l’uno un po’ per l’altro a seconda di come tira il vento. Il lieto fine, compresa la doppia agnizione della zarina col fratello e della figlia del esiliato, fortunatamente morto nel frattempo, accettata come sposa e cognata, conclude la commedia degli equivoci, con la destituzione del povero Cuccupis tra il gaudio generale.

Il libretto, in debito addirittura con Lorenzo Da Ponte di cui si citano testualmente i versi dell’aria di Don Bartolo delle Nozze mozartiane, è un tantino prolisso, ma permette un andamento indubbiamente brillante a una musica dove è fin troppo facile riconoscere citazioni quasi letterali di Rossini, in particolare della Cenerentola. Che ci sia la stoffa nel giovane Compositore è chiarissimo ed altrettanto chiaro che sia ancora da imbastire.

Lo spettacolo, per molti versi innovativo e molto divertente nella caleidoscopica evoluzione delle luci (create queste da Marc Alba) e delle scene di Ondadurto Teatro, gruppo specializzato in teatro di strada al suo primo appuntamento con la lirica, vede sbalzare alla ribalta con successo incontenibile, da ripetersi e presto, i bravissimi registi Marco Paciotti e Lorenzo Pasquali. Assai fantasiosi i costumi firmati K.B. Project, che rimandano all’astrazione decò di Sergio Tofano e del suo Signor Bonaventura, così come le acconciature; il tutto realizzato con pochi elementi mobili e con una manciata di mimi per un risultato festeggiatissimo dal giovane pubblico in sala.

Generosi e frequenti applausi a tutta la compagnia capeggiata dallo Zar Pietro di Roberto De Candia, buffo fino a un certo punto, soprattutto autorevole nel canto, affiancato dalla Zarina contraltile di Loriana Castellano, gratificata con un’aria di sorbetto nel secondo atto. Madama Fritz ha visto perfettamente in parte Paola Gardina, mezzosoprano acuto, che si è disimpegnata con bella scioltezza vocale e scenica. La coppia degli amanti, Annetta e Carlo, ha avuto ottimi esecutori nel soprano Nina Solodovnikova, brava e molto carina e nel tenore Francisco Brito disinvolto in una tessitura con frequenti puntature acute e nello spiegamento delle agilità. Detto del baldanzoso Capitano impersonato dal tenore Marcello Nardis, dell’insinuante usuraio armato di collana di Tommaso Barea e dell’episodico notaio di Stefano Gentili, rimane buon ultimo il Ser Cuccupis di Marco Filippo Romano, esilarante personaggio catalizzatore delle simpatie del pubblico, assai ben cantato ed interpretato nei suoi continui cambi di umore e di carattere.

L’Orchestra Gli Originali e la componente maschile del Coro Donizetti Opera, questa sotto la guida di Fabio Tartari, sono stati guidati con solerte cura e buon ritmo da Rinaldo Alessandrini, che ha garantito un’ottima tenuta musicale al tutto.

Andrea Merli

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