COMO: LA SONNAMBULA – Vincenzo Bellini, 26 ottobre 2019

COMO: LA SONNAMBULA – Vincenzo Bellini, 26 ottobre 2019

La SONNAMBULA

Melodramma in due atti. Musica di Vincenzo Bellini. Libretto di Felice Romani, dal ballo pantomimo La somnambule, ou L’arrivée d’un nouveau seigneur di Eugène Scribe e Jean-Pierre Aumer.

Prima rappresentazione: Milano, Teatro Carcano, 6 marzo 1831

 

Direttore Leonardo Sini

Regia Raúl Vázquez

 

Personaggi e Interpreti:

  • Il Conte Rodolfo  Davide Giangregorio
  • Teresa Sofio Janelidze
  • Amina Veronica Marini
  • Elvino Ruzil Gatin
  • Lisa  Giulia Mazzola
  • Alessio Luca Vianello
  • Un notaio Claudio Grasso

Scene  Sergio Loro

Costumi  Claudio Martín

Luci Vincenzo Raponi

Assistente alla regia Antonella Cozzolino

Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina

Coro OperaLombardia

Orchestra I Pomeriggi Musicali

 Coproduzione Teatri OperaLombardia

in coproduzione con Ópera Las Palmas

Nuovo allestimento

 

Teatro Sociale, 26 ottobre 2019


Approda felicemente al Teatro Sociale una nuova produzione de La sonnambula, spettacolo che nasce in coproduzione con l’Opera di Las Palmas di Gran Canaria, creata da un “team” completamente ispanico formato da Raul Vazquez, regista, Sergio Loro, scenografo e Claudio Martin, che firma i costumi; le luci si debbono all’italiano Vincenzo Raponi che ottempera al suo compito con grande efficacia creando momenti di vera suggestione. Siamo in quella che sembra la Hall di un Hotel, e che due tronchi di faggio, rossi come il tramonto, trasformano nel secondo atto in bosco, mentre un sipario di tulle, opportunamente illuminato e praticabile, fornisce la parete che separa la camera del Conte. Non è precisamente uno spettacolo “minimale”, ma ci si avvicina; così come l’epoca è trasportata in presumibili anni 40 dello scorso secolo. Il rischio del “déjà vu” è forte e, soprattutto, la fragilità della trama, poco più che un pretesto tratto dalla “comédie-vaudeville” di Scribe e Germain Delavigne dal poeta Felice Romani, tende a sbriciolarsi, perdendo il sapore di fantasiosa favola che il contesto bucolico, svizzero ed alpino, suggeriscono e che sarebbe auspicabile ne sortisse.

Con ciò non si nega l’ottimo lavoro del regista, che di fatto agisce sull’entusiasta coro OperaLombardia ottimamente diretto dl Maestro novarese Massimo Fiocchi Malaspina, una compagine che oltre a cantare omogeneamente offre un’eccellente prestazione attoriale, cosa assi rara in Italia; Vazquez  lavora molto sui solisti e, addirittura, sulla figurazione creando dei “quadrucci” gustosi con pochi attori: ad esempio la rigida e segaligna governante occhialuta, il servo del conte, tutto nero e dall’aspetto inquietante che in realtà, come e peggio del suo padrone, si rivela un romanticone e dà appuntamento tra i faggi alla più procace e avventurosa delle cameriere di Lisa, la quale, tra l’altro, simula di essere il fantasma proprio mentre il coro enuncia la sua esistenza. Vazquez è stato allievo di Emilio Sagi, un’istituzione tra i registi spagnoli, e si percepisce la bella scuola, particolarmente agile e fantasiosa nelle opere brillanti e nelle commedie. Uno spettacolo che, comunque, risulta gustoso e che il pubblico ha molto apprezzato e ciò è quello che poi, alla fine della fiera, conta!

Bene, benissimo tutta la parte musicale, iniziando dalla bella prova dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali sotto la guida del ventinovenne e debuttante Maestro sassarese Leonardo Sini, forse ancora un po’ “inamidato”, ma preciso e molto affidabile: qualche rubato in più e una maggior scioltezza gli verranno in corso di recita e maturando con l’esperienza; già così un elemento da seguire con attenzione e da cui ci si può attendere un bel futuro. Chi conferma delle doti eccezionali, dopo le prove nel Viaggio a Reims sempre del circuito lombardo e del Mosè rossiniano visto a Novara, è il bravissimo tenore trentaduenne russo di Kazan Ruzil Gatin, dal timbro chiaro, armonioso, particolarmente adatto a quello del giovane Elvino, tanto nel canto estatico dell’innamorato, quanto nelle sfuriate dell’amante geloso. L’ascesa agli acuti e sovracuti, di cui la parte è tempestata, è facilissima, con risultati esaltanti e strepitosi. Si aggiunga la bella figura e la partecipazione scenica per capire che è un elemento prezioso, destinato a grandi cose, sebbene per ora in un repertorio ristretto.

Si tratta, e ciò rincuora, di elementi che hanno partecipato alle selezioni As.Li.Co. e che sono risultati vincitori dei rispettivi ruoli. Con grande gioia si sono viste confermate le qualità del ventitrenne soprano palermitano Giulia Mazzola, spigliata e svettante Lisa, che si era aggiudicata il primo premio del Concorso Ricci di Viterbo l’anno scorso (presidente Luciana Serra ed in giuria pure il sottoscritto) e dunque a ragione! Anche a questo giovanissimo virgulto, che ha dimostrato tra l’altro una “verve” incredibile ed un precoce talento teatrale in scena, è lecito prevedere un radioso e felice futuro. Ottimo il trentenne bass-bariton Davide Giangregorio, dalla voce morbida e suadente, Conte Rodolfo di paterna ed affettuosa presenza, non senza quel pizzico di sensualità che lo rende, come personaggio, una sorta di Don Giovanni belliniano. Perfetta la Teresa impersonata del mezzosoprano georgiano Sofia Janelidze, dal bel timbro robusto e ricco di armonici, che ha la possibilità di emergere non solo nei recitativi e negli assieme con una presenza rimarchevole, ma soprattutto nel quartetto del secondo atto a cui partecipa con apprezzabile vivacità.

Resta la protagonista, il soprano Veronica Marini. Destinata, con ogni probabilità e in un prossimo futuro, ad un repertorio più lirico che di coloratura, possiede innegabili qualità musicali e vocali. Un bel timbro omogeneo, caldo e vibrante, il dominio dei fiati, delle mezze voci e dei piani e pianissimo che le vengono con estrema naturalezza, un legato notevole ed una pregevole linea di canto. Le manca lo sfarfallio dei sovracuti, ma pure così è piaciuta e molto, anche da un punto di vista scenico con una determinazione insolita del personaggio, assai lontano da qualsiasi melensaggine o peggio apatica indolenza che, a volte, contrassegna Amina, la povera sonnambula. Il successo personale che ha ricevuto in corso ed a fine recita è stato ampiamente meritato, così come quello rivolto a tutti gli interpreti e decretato da un pubblico partecipe e numeroso.

Si replica a Pavia, Cremona e Bergamo: non perdetevi questa Sonnambula!

Andrea Merli

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