NOVARA: Mosè in Egitto, 16 novembre 2018
Azione tragico-sacra in tre atti
Musica di Gioachino Rossini, su libretto di Andrea Leone Tottola
Regia Lorenzo Maria Mucci
Direzione d’orchestra Francesco Pasqualetti
Personaggi e Interpreti
- Faraone ALESSANDRO ABIS
- Amaltea SILVIA DALLA BENETTA
- Osiride RUZIL GATIN
- Elcia NATALIA GAVRILAN
- Mambre MARCO MUSTARO
- Mosè FEDERICO SACCHI
- Aronne MATTEO ROMA
- Amenofi ILARIA RIBEZZI
Orchestra della Toscana
Scene e Costumi Josè Yaque con Valentina Bressan
Luci Michele Della Mea
Coro Ars Lyrica
Allestimento della Fondazione Teatro di Pisa
Coproduzione Fondazione Teatro di Pisa, Fondazione Teatro Coccia di Novara e Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, in collaborazione con Opéra Théàtre de Metz Mètropole
Foto: Finotti
Teatro Coccia, 16 novembre
La coproduzione del Mosè rossiniano, tra il Teatro Verdi di Pisa, la Fondazione Haydn di Bolzano e la Fondazione Teatro Coccia, approda a Novara nell’anno delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della morte del compositore.
Si tratta di uno spettacolo realizzato dall’Officina Scart di Waste Recycling – Gruppo Herambiente, su un progetto per la regia di Lorenzo Maria Mucci e per le scene e costumi di José Yaque e Valentina Bressan, mentre il disegno delle luci, di grande impatto, spetta a Michele Della Mea. Una scena spoglia, caratterizzata da un groviglio di resti a mo’ di rovo attorno ad una pedana, una rete che sollevata serve per dare l’idea del passaggio del mar Rosso e dei costumi color yuta per gli ebrei, giocati sul bianco ed oro per gli egizi, con qualche allusione etnica assai centrata. Una regia che si svolge con intelligente economia, atta a rendere plausibile una trama che ha più dell’oratorio che dell’opera in sé, sebbene a precipitar gli eventi sia l’amore tra Osiride, figlio del Faraone e Elcia, giovine ebrea tutta presa dalla fede e dalla parola del profeta.
In questo grande affresco rossiniano, di scarsa presenza sulle scene italiane sebbene sia da considerarsi un capolavoro tra le opere serie del Pesarese e, comunque, un chiaro omaggio alla musica d’oltralpe, sebbene sempre ancorata in una dimensione classica, a farla da padrone è l’orchestra, ottima quella della Toscana ed il non meno determinante apporto corale grazie al Coro Ars Lyrica ed al suo Maestro Marco Bargagna. Francesco Pasqualetti garantisce dal podio una lettura precisa, a sostegno del palcoscenico, e completa dell’imponente partitura, culminando con la bella resa nei concertati, uno per tutto la famosa preghiera “Dal tuo stellato soglio”, il brano più noto dell’opera, salutato da convinti applausi.
Successo che è arriso alla notevole compagnia di canto che al protagonista annunciato malato, ma che ha reso benissimo il personaggio ieratico e anche un po’ invasato di Mosè sia interpretativamente che vocalmente, il basso Federico Sacchi, ha allineato una schiera di solidi e validi professionisti, seppure alcuni elementi siano assai giovani. Per esempio il basso Alessandro Abis, Faraone, che ha esibito un voce sicura, completa nella gamma dei suoni dal grave all’acuto ed una sorprendente abilità nel canto di agilità. Del soprano Silvia Della Benetta, sua moglie Amaltea in scena, si può dire solo che merita l’attenzione dalle più importanti scene, italiane ed internazionali: solida vocalità, acuto facile e luminoso, agilità e stile perfetti; ha avuto un’accoglienza trionfale e giustamente meritata. Così pure Natalia Gavrilan, mezzosoprano proveniente dalla Moldavia, è stata Elcia apprezzatissima per la bella linea di canto, con bello sfogo in acuto e dominio di una tecnica che le permette il canto fiorito ed ha costituito una bella sorpresa per chi, come il sottoscritto, non la conosceva. I ruoli di fianco, molto importanti nell’economia dell’opera e altrettanto esposti, sono stati ben disimpegnati dal tenore Matteo Roma, ottimo Aronne, dal mezzosoprano Ilaria Ribezzi, Amenofi dalla calda e ben tornita voce e dal Mambre del preciso e ben intonato tenore Marco Mustaro.
Un capitolo a parte merita il tenore kazako Ruzil Gatin, Osiride. Già notato per la sua partecipazione nel Viaggio a Reims del circuito lombardo, ha esibito qui tutta la sua potenzialità di tenore contraltino, dal timbro prezioso, e mai lezioso, brunito e virile cantando senza rete in zona acuta, dove ha tenuto gagliardamente il Re sovracuto. Si rivela elemento da non perdere d’occhio, destinato a dettar legge per ora nel repertorio rossiniano, che pare il suo campo elettivo, ma che potrà riservare in futuro altre sorprese in Donizetti e anche con altri autori, e penso ai francesi.
Successo caloroso per tutti con punte di entusiasmo, il ché in provincia per un’opera che non è di repertorio è sempre un bel risultato.
Andrea Merli