REGGIO CALABRIA: Norma . Vincenzo Bellini, 4 novembre 2018
Norma
opera in due atti di Vincenzo Bellini
su libretto di Felice Romani
tratto dalla tragedia Norma ou L’infanticide di Louis-Alexandre Soumet
Direttore: Viliana Valtcheva
Regia: Renato Bonajuto
assistente regia: Teresa Gargano
Personaggi e Interpreti:
- Norma Marily Santoro
- Pollione Davide Ryu
- Adalgisa Francesca Romana Tiddi
- Oroveso Evgeniy Staminirov
- Flavio Nino Mauceri
- Clotilde Stefania Campicelli
Orchestra e Coro del Teatro Comunale
Maestro del coro Bruno Tirotta
Light Designer Emiliano Pascucci
Videomapping: Pierpaolo Cercarono e Franco Cesare Zanetti
Teatro Francesco Cilea, 4 novembre 2018
Continua vento in poppa il “Rhegium Opera Musica Festival”, sinergia di forze tra il Comune di Reggio Calabria, la Associazione Culturale Traiectorie, la Società Coopertiva Orchestra Teatro Cilea insieme all‘Associazione Coro Lirico Franceso Cilea, con un polposo cartellone ricco di appuntamenti.
Dopo l’inaugurale Traviata, andata in scena il 21 settembre scorso con il felicissimo debutto di Laura Giordano nel ruolo della protagonista, è ora la volta della non meno impegnativa Norma che ha visto trionfare nel ruolo eponimo il soprano reggino Marily Santoro, una delle voci emergenti tra quelle della nuovo generazione. Allieva del soprano, pure di Reggio Calabria, Liliana Marzano e specializzanda con la “Maestra delle Maestre” Raina Kabaivanska, dal cui cantiere continuano ad uscire elementi che si impongono internazionalmente, la Santoro sembra aver appreso da entrambe un notevole bagaglio tecnico e le basi per un iter interpretativo che si intravede luminoso e ricco di future soddisfazioni.
Il tremendo ruolo della Sacerdotessa druidica richiede doti di resistenza fuori del comune e, nel contempo, il rispetto dello stile sul percorso del puro Belcanto. La prova si è dimostrata vincente e non solo perché, come si suol dire, “giocava in casa” ricevendo un’accoglienza carica, oltre che di ammirazione, di comprensibile e meritato affetto alla ribalta finale. Innegabili le sue doti vocali, che sono quelle di un soprano lirico puro, ma soprattutto l’intelligenza nel non forzare mai la voce, usata sempre con grande accortezza, senza forzature scendendo a compromessi per cercare maggiore sonorità in zona grave. In ciò la Santoro segue l’esempio di tanti soprani lirici (e negli ultimi tempi anche lirico leggeri) che risolvono con l’accento ben scandito della parola cantata ed con l’incisività del fraseggio, cogliendone le sfumature espressive. Segue la via indicata, a suo tempo, dalla Caballé (alla cui memoria sono state dedicate queste recite) e seguita ultimamente dalla Devia, la quale giunta al termine della sua luminosa carriera ha deciso proprio con Norma di dare l’addio alla scena teatrale.
E dunque sia concesso un paterno consiglio: dopo essersi brillantemente provata, prima debuttando la parte a Sofia, in Bulgaria, ed ora con queste due recite nella sua città, chiuda momentaneamente lo spartito. Lo eviti in un prossimo futuro per maturare la vocalità, che fisiologicamente ha i suoi tempi, senza correre il rischio di mettere a repentaglio un capitale vocale di assoluto valore.
Al suo fianco, arrivato a sostituire il collega previsto inizialmente in cartello, Davide Ryu, tenore koreano pure allievo della Kabaivanska, baldanzoso Pollione. Qui siamo di nuovo di fronte ad uno di quei fenomeni vocali dotati in natura di estensione e squillo, di un timbro maschio e brunito – ideale per la parte del proconsole romano – che ultimamente ci giungono dall’oriente e che fanno riflettere – ce ne fosse bisogno – sulla cosidetta “crisi delle voci”. Caso mai vanno arginate e quindi nello specifico seppure sia ormai lanciato sul mercato internazionale, ci si auspica che continui lo studio con la sua insegnante, che migliori l’italiano (sdoganabile all’estero, ma per l’Italia da migliorare) e che metta a fuoco la musicalità, poiché – vuoi l’entusiasmo del cantante, vuoi l‘irruenza dell‘interprete – la tendenza è crescere di tono. Per altro Ryu, oltre che imponente di voce, risulta disinvolto scenicamente.
L’Adalgisa di Francesca Romana Tiddi ci è nota, avendola ascoltata in quel di Corfù poco più di un anno fa. Nel suo caso si tratta di una voce di non eccezionale qualità, ma usata a dovere, che si giova dell’estrema precisione musicale e di un’accorata partecipazione attoriale. Bene pure l’Oroveso del basso bulgaro Evgeniy Staminirov, dalla fonazione un po’ esotica, “alla Cristoff” per intenderci ed è un complimento, molto presente per autorevolezza d’interprete, specie nel finale dell’opera. Corretto il Flavio del tenore Nino Mauceri, ottima la Clotilde del soprano Stefania Campicelli.
Sul podio un’altra conoscenza: il Maestro bulgaro Viliana Valtcheva, che sempre a Corfù nel giro di poche serate ha compiuto lo sforzo ciclopico di dirigere quattro titoli praticamente senza pausa tra l’uno e l’altro: Norma, appunto, Carmen, Aida e Il barbiere di Siviglia! C’è di che esserne fieri. Qui, a Reggio Calabria, si è puntato su una direzione “in rosa” per i tre titoli d’opera: a Manuela Ranno della precedente Traviata seguirà a fine novembre Gianna Fratta, in un’attesissima nuova produzione di Don Giovanni che vedrà allineato un cast stellare. La Valtcheva, a capo della prestigiosa e ben istruita Orchestra del Teatro Comunale e dell’ottimo coro, come sempre ben preparato dal Maestro Bruno Tirotta, ha impresso un ritmo serrato, una lettura avvincente dello spartito. Alla seconda recita, a cui si riferisce la recensione, ha trovato anche un buon equilibrio con il palcoscenico, sempre difficile quando le prove sono poche e risicate.
E’ piaciuto molto lo spettacolo allestito con prevedibile parsimonia di mezzi, ma riuscendo ad ottenere i massimi risultati, da Renato Bonajuto coadiuvato dal suo fedele braccio destro, Teresa Gargano. Si tratta, ovviamente, di uno spettacolo didascalico, di semplice ed immediata lettura, dove la drammaturgia originale è fedelmente rispettata. Ciò, oggi come oggi, è “evento raro” in tempi in cui le attualizzazioni sembrano l’unica via percorribile. L’alto livello di gradimento si è ottenuto, oltre che con i bei costumi ed il dosaggio sapiente delle luci (Light Designer: Emiliano Pascucci) con un innovativo lavoro di proiezione di immagini in movimento su due piani, tanto da dare il senso della tridimensionalità: Pierpaolo Cercarono e Franco Cesare Zanetti gli autori del Videomapping.
Una produzione originale della Associzione Culturale Traiectoriae in collaborazione con New Bridge Artist e la Orlin Anastassov Foundation, che riscuoterà ancora successo laddove sarà ripresentata: c’è da scommeterci!
Andrea Merli