In memoria di Luisa Mandelli

In memoria di Luisa Mandelli

 

Vien quasi da sorridere nel dire che la morte di Luisa Mandelli ci ha colti alla sprovvista. Prossima a compiere I suoi “primi” 95 anni, “la” Luisa era da tempo entrata nella leggenda. Una leggenda vivente, la memoria storica non solo di quella fatidica Traviata, lei ultima superstite dell’intero cast, in cui era stata la “serva amorosa” della amatissima Callas, che poi nel tempo lei, la “sagrestana” della cappella di Santa Cecilia della Casa di Riposo “Giuseppe Verdi”, dove era ospite da oltre quindici anni, aveva ulteriormente mitizzato e con i suoi commenti, che ormai tutti conoscevamo a memoria, e con il renderle sempre omaggio offrendole una messa il giorno dell’anniversario della sua dipartita.E così, ora, il turno è toccato a lei, dinamicissima, inarrestabile ed infaticabile al punto che ormai eravamo tutti propensi a pensarla eterna. Lei, a tutte le recite in loggione presente come un soldato all’appello. E fu lì che la conobbi, ormai circa 40 anni fa quando prima di essere “l’impiccione” ero uno dei tanti loggionisti che si accalcavano in epoca pre-Muti stipandosi, il più delle volte in piedi, in ogni angolo delle gallerie.“Senti caro” mi apostrofò un bel dì “non è che per caso tu avresti lo spartito di Werther canto piano in italiano, perché io ce l’ho in francese ma mi verrebbe più comodo in italiano per le lezioni di canto” e con questo scambio, tutto a mio favore poiché da Trieste mi ero portato dietro una vetusta copia dell’opera di Massenet comprata per poche lire da un rigattiere del Ghetto ebraico, nacque un’amicizia sempre più affettuosa da entrambe le parti. Più volte l’intervistai, poi, per esempio la sera in cui Pereira lacrimevolmente chiese di essere “più buoni” ai loggionisti della Scala. “Ma l’opera si è sempre fatta anche coi fischi e coi fiaschi” fu la salace e pronta battuta “mandelliana”. Poi lo “scandalo” di Berlino, e lì io, che da tempo avevo prenotato come tanti altri il biglietto aereo e chiesto l’accredito, non potei non schierarmi dalla sua parte. E anche in quel caso, laddove avrebbe potuto lanciare anatemi, fu semplice, buona e comprensiva, lei fervente cattolica pronta al perdono, nei confronti di chi l’aveva prima illusa e poi tradita. E dunque ora? Ci mancherai tanto cara Luisa. Molto di più di quanto tu e noi potessimo immaginare. Un’altra pagina che si chiude, un’altro pezzo di noi che se ne va.

Andrea Merli

 

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