TEATRO ALLA SCALA: AIDA – 15 MAGGIO 2018

TEATRO ALLA SCALA: AIDA – 15 MAGGIO 2018

AIDA

Opera in quattro atti

Libretto di Antonio Ghislanzoni

Musica di GIUSEPPE VERDI

(Editore Casa Ricordi, Milano)

In occasione dei 95 anni di Franco Zeffirelli

Produzione Teatro alla Scala

 

 

Direttore DANIEL OREN

Regia FRANCO ZEFFIRELLI

ripresa da MARCO GANDINI

 

Personaggi e interpreti

  •  Aida Krassimira Stoyanova
  • Radamès Fabio Sartori
  • Amneris Violeta Urmana
  • Amonasro George Gagnidze
  • Ramfis Vitalij Kowaljow
  • Il re Carlo Colombara
  • Sacerdotessa Francesca Manzo
  •   Messaggero Riccardo Della Sciucca *

 Scene e costumi LILA DE NOBILI

Luci MARCO FILIBECK

Coreografia VLADIMIR VASILIEV

ripresa da LARA MONTANARO

CORO, CORPO DI BALLO E ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA

Maestro del Coro BRUNO CASONI

Con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala

*Allievi dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala


Teatro alla Scala, 15 maggio 2018

Per celebrare i 95 anni di Franco Zeffirelli il Teatro alla Scala ha riproposto la sua regia, da considerarsi “storica” a tutti gli effetti, di Aida, che ha compiuto ormai 55 anni poiché la “prima” – diretta da Gianandrea Gavazzeni e con un cast difficilmente eguagliabile: Leontyne Price, Fiorenza Cossotto, Carlo Bergonzi, Aldo Protti e Nicolai Ghiaurov, tra gli altri – risale al mese di aprile del 1963.

Ripresa fedelmente, come del resto avviene dall’edizione del 2009, dal discepolo: il regista Marco Gandini, particolarmente attento nel ricreare nella bellissima scena, totalmente dipinta, di Lila De Nobili, e nel riproporre i costumi ricreati dai bozzetti originali, i movimenti corretti e la disposizione delle masse nell’ottica di una prospettiva volutamente sghemba e, sebbene iper realista, provvista di un fascino inalterato nel tempo e di grande suggestione pittorica.

E dunque è un gioia per gli occhi, per la delicatezza delle sfumature e degli effetti cromatici e per la ricchezza dei costumi. Una festa per il pubblico che nel corso delle repliche ha decretato un franco (omaggio al regista!) successo attardandosi alla fine, passata la mezzanotte, in lunghi applausi che hanno pure interrotto l’azione a fine di arie, duetti e scene d’assieme.

Con questa edizione finalmente debutta in Scala un direttore che, pur essendo israeliano, ha condotto gran parte della sua ormai lunga e prodigiosa carriera in Italia: Daniel Oren. Ed era ora. La sua lettura, sempre coinvolgente, risulta entusiasmante sia nei pieni d’orchestra, sempre dosati pur nella loro enfasi, quanto soprattutto nella sua riconosciuta abilità nel tenere suoni eterei e far cantare pianissimo nei momenti di abbandono lirico. Autentica magia, con un’orchestra che lo ha seguito ed ha eseguito mirabilmente, il terzo atto iniziato con una scena del Nilo in cui pareva davvero di intravvedere i “Cieli azzurri”, merito pure della straordinaria interpretazione di Krassimira Stoyanova, soprano bulgaro di squisita vocalità e dolcezza espressiva, e poi ci si è letteralmente emozionati nel duetto successivo con Radames, interpretato da Fabio Sartori in splendida forma, il quale è riuscito a piegare il suo robusto organo vocale, dal timbro maschio ed autenticamente tenorile, in eterei pianissimi senza dover ricorrere al compromesso dei falsetti. Emozione allo stato puro che si è pure avuta dopo, con la “fatal pietra” in un “O terra addio” toccante e commovente.

A tanta bellezza di suono ed a tanta verità nell’interpretazione, hanno risposto pure gli altri componenti del cast: l’autorevole basso Carlo Colombara, il Re, che ha deciso di chiudere con questa interpretazione la sua carriera teatrale, pur trovandosi in piena forma vocale, al non meno bravo Vitalij Kowaljow, Ramfis, basso russo dalla vocalità morbida ed estesa. E’ piaciuto e molto pure il potente Amonasro del baritono georgiano George Gagnidze, monumentale sia vocalmente che fisicamente, e buona ultima tra i protagonisti, la valente Violeta Urmana, Amneris di spicco sia interpretativamente che per la voce che spazia con facilità dalla zona grave a quella acuta, di timbro sopranile. Nei due cammei del Messaggero e della Sacerdotessa si son fatti valere per indubbie qualità sia il tenore Riccardo Della Scicca che il soprano Francesca Manzo, entrambi procedenti dall’Accademia della Scala. Come sempre perfetto il coro istruito benissimo da Bruno Casoni. Molto apprezzate pure le coreografie di Vladimir Vasilev, riprese da Lara Montanaro, ed eseguite alla perfezione dal corpo di ballo del Teatro alla Scala. Spettacolo stra esaurito a tutte le recite: sarebbe stato il caso di aggiungerne altre fuori abbonamento. Quando si propone Aida con la firma di Zeffirelli, a dispetto di coloro a cui la tradizione produce l’orticaria, il teatro si riempie: facciamocene una ragione!

Andrea Merli

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