Las Palmas di Gran Canaria: LA FORZA DEL DESTINO – 24 febbraio 2018
LA FORZA DEL DESTINO
TEATRO PÉREZ GALDÓS
Direttore Sergio ALAPONT
Regia Alfonso ROMERO
Personaggi e Interpreti:
- Leonora Sae Kyung RIM
- Don Alvaro Aquiles MACHADO
- Don Carlo Sergey MURZAEV
- GuardianoIn Sung SIM
- Fra Melitone Pietro SPAGNOLI
- Presiosilla Belén ELVIRA
- Jeroboám TEJERA
- Curra Andrea GENS
- Trabucco Francisco NAVARRO
- Chirurgo Elu ARROYO
Scene Carlos SANTOS
Luci José FERNÁNDEZ “Txema”
Sergio PALADINO – Asistente de dirección de escena y de movimiento escénico.
Laïla BARNAT– Repertorista
Laura NAVARRO – Regiduría general y Jefa de escenario
ORQUESTA FILARMÓNICA di GRAN CANARIA
CORO dell’ ÓPERA di LAS PALMAS DE GRAN CANARIA
direttore del coro Olga SANTANA
Coproducción ACO – Grupo Lopesan
La 51esima “temporada” ACO, Amigos Canarios de la Opera, ha preso il via al Teatro Benito Pérez Galdos di Las Palmas di Gran Canaria con “l’innominabile” di Verdi. A sfatare la persistente fama scaramantica che la avvolge, valga il franco successo che ha tributato il pubblico accorso numeroso alle tre recite in programma, di cui qui si riferisce dell’ultima andata in scena appena sabato 24 febbraio.
Mettere in scena questa “operona” è, a tutti gli effetti, una bella sfida; gran parte della sfortuna che la leggenda attribuisce al titolo si si deve alle oggettive difficoltà, non solo nel reperire un cast idoneo di autentici fuoriclasse, ma soprattutto nel garantire una tenuta drammaturgica e musicale in quella che è una delle opere, dal punto di vista teatrale, tra le più problematiche dell’intera produzione verdiana. Gran parte il motivo sta nel romantico soggetto, risaputamente tratto dall’opera teatrale di uno dei massimi rappresentanti del teatro spagnolo del secolo diciannovesimo, Don Alvaro o la Fuerza del Sino, del nobile letterato Angel de Saavedra, Duque de Rivas. Ridotta e messa in rima dall’ineffabile Francesco Maria Piave, fu poi rimaneggiata nel finale – blasfemo e truculento nell’originale – da Antonio Ghislanzoni: soluzione che mandò su tutte le furie il Duca Saavedra.
Nelle stagioni canarine vi sono solo due edizioni precedenti: un’unica recita il 2 marzo 1971, interpreti Emma Renzi e Gianfranco Cecchele, risalente al 4° Festival d’opera e due recite, il 29 febbraio ed il 3 marzo del 1980, con Ilva Ligabue e Giorgio Zancanaro, tra gli altri. Ora, dopo 37 anni, vi fa finalmente ritorno in una nuova produzione scenica creata in loco che si avvale della scena praticamente fissa di Carlos Santos, il quale crea una piattaforma unica in fuga prospettica tra soffitto e pavimento. Una sorta di scacchiera o graticola su cui si muovono cinque figura nere, un po’ in stile Kabuki, cui spetta il compito di muovere i protagonisti come pedine in un gioco determinato dal destino. I costumi di taglio tradizionale recano la firma di Claudio Martin, le luci, che hanno un’importanza determinante nella definizione scenica sono di José Fernandez “Txema”, la regia, infine, si deve ad uno tra i più stimolanti registi spagnoli di nuova generazione, Alfonso Romero cui riesce perfettamente mettere a fuoco l’intricato dramma, semplificando spazi e tempo in una soluzione di assoluta efficacia minimale, evitando gli inevitabili e continui cambi di scena.
La versione scelta dal direttore d’orchestra valenziano Sergio Alapont, molto attivo anche in Italia, è anche largamente condivisibile; pur apportando dei tagli, egli riesce a rendere la globalità dell’opera ripristinando, per esempio, il duetto di Velletri tra Don Alvaro e Don Carlo, solitamente omesso. E’ anche vero che l’opera, specie in situazioni estreme, si giova coi tagli; però il pubblico ha gradito nonostante la durata, intervalli (brevi) compresi, abbia superato le tre ore. Alapont propende ad una lettura decisamente quarantottesca dello spartito, dando forza e vigore alle pagine d’assieme senza trascurare, però, le ragioni del canto, anzi sostenendo idealmente il palcoscenico dove le voci non risultano mai coperte e sopraffatte.
Il cast ha presentato elementi di grande solidità vocale, iniziando dalla protagonista, giustamente salutata con applauso trionfale alla fine dell’opera. Il soprano coreano Sae Kyung Rim, italiano per formazione e matrimonio, possiede una voce particolarmente ricca di armonici, facile all’acuto preso di forza e pure sfumato. La sua Leonora appare subito come una donna determinata, trova ampia definizione già nelle tre arie, iniziando dalla patetica “Me peregrina ed orfana” e terminando con la drammatica perorazione “Pace mio Dio”, per raggiungere un canto alato nella morte, il finale “manzoniano” dell’opera. Al suo fianco valoroso Don Alvaro il tenore venezolano Aquiles Machado, specialista del ruolo che esegue con la consueta generosità vocale e con timbro schiettamente tenorile che il pubblico ha particolarmente premiato dopo la toccante esecuzione dell’aria “Oh tu che in seno agli angeli” che apre il secondo atto. Elemento noto al pubblico canarino per una precedente esibizione quale Carlo Gerard dell’Andrea Chénier, il baritono russo Sergey Murzaev, il quale nella parte di Don Carlo de Vargas sfoggia gran voce sia nella ballata di Pereda, quanto nella grande scena del secondo atto: “Urna fatale”, completando con Machado un notevole duetto “della barella”, il riaperto taglio del duettone di Velletri e quindi la scena della diffida che precede il duello, nel convento. Ottimo è parso pure il basso coreano In Sung Sim, Padre Guardiano dalla misurata linea di canto e molto autorevole per vocalità completa tanto in acuto quanto nella zona grave. Una preziosa partecipazione nel tutt’altro che marginale ruolo di Fra’ Melitone, quella del baritono Pietro Spagnoli, che ha siglato una esilarante, e quel che più conta assai ben cantata, scena della minestra ai poveri e poi è risultato un perfetto contraltare comico al Padre Guardiano nel successivo duetto. Esuberante Preziosilla il mezzosoprano di Lanzarote Belén Elvira e perfetto nel doppio ruolo di Marchese di Calatrava e poi di Alcalde il basso di Tenerife Jeroboam Tejera. Menzione speciale, infine, per due glorie di Gran Canaria: il tenore Francisco Navarro, squillante Trabuco ed il veterano basso Elu Arroyo, puntuale Chirurgo. Da ricordare anche la Curra di Andrea Gens, al suo debutto assoluto.
L’articolazione del coro, affidato come sempre alle cure di Olga Santana, non è per nulla facile in quest’opera: e per i cori interni – qui a Las Palmas si è ricorsi all’aggiunta, nel coro dei pellegrini, del Coro Vocal Time – e per l’esigenza di far cantare con frasi solistiche diversi settori: il coro titolare dell’Opera di Las Palmas se l’è cavata ancora una volta egregiamente dando prova, tra l’altro, di massima disponibilità scenica nel danzare pure la tarantella!
Andrea Merli