Milano – Teatro alla Scala, 3 aprile 2017 – CONCERTO FRANCESCO MELI

Milano – Teatro alla Scala, 3 aprile 2017 – CONCERTO FRANCESCO MELI

“Giunse alfine il momento” anche per il -relativamente- giovane tenore Francesco Meli, ormai di casa alla Scala, di affrontare un concerto di canto.

Premetto che per me Francesco, che seguo da quando era ragazzino e conosco da prima che iniziasse la carriera, è un autentico animale da palcoscenico, “tenore d’opera” nel senso positivo del termine: cioè la sua vera dimensione si esprime in scena. Ciò detto, gli va riconosciuto un risultato notevole nella interpretazione, impegnativa anche dal punto della tessitura vocale, dei tre sonetti del Petrarca musicati da Liszt e dai non meno elaborati sonetti di Michelangelo messi in musica da Britten, in ciò sostenuto a meraviglia dal pur bravissimo, ed assi giovane, Michele Gamba. Il quale, oltre ad essere un ottimo Maestro preparatore e, tra l’altro, collaboratore di Barenboim a Berlino, proprio grazie al tempestivo intervento del tenore genovese, fu protagonista di un’emergenza in Scala, risoltasi felicemente e tra le più festose acclamazioni. Fu chiamato a salvare una recita di Due Foscari quando Michele Mariotti fu colpito da un acuto attacco influenzale; strappato letteralmente ai fornelli di casa, in meno di mezz’ora si ritrovò sul podio della Scala e, con un coraggio che rasentò l’incoscIenza, condusse in salvo l’opera che fortunatamente conosceva bene, essendo stato l’assistente di Pappano a Londra in una precedente edizione: e tanto basti!

Tornando a Meli, eseguito con intensità il sonetto di Michelangelo, novità assoluta del compositore Luigi Maio, offerto ad apertura della seconda parte del concerto, il nostro tenore si è vieppiù scaldato con le nostalgiche pagine di Respighi e con la non meno infuocata “Avanti Urania!” di Puccini, cui è seguito il cullante “Sogno d’or”, motivo poi ripreso dal Sor Giacomo ne “La rondine”. Son seguite le bellissime quattro canzoni d’Amaranta di Francesco Paolo Tosti, una coinvolgente “Dolcissima effige” dalla Adriana Lecouvreur di Cilea e, dulcis in fundo, l’esecuzione di una pagina del Lohengrin in italiano: l’arioso finale “Da voi lontan, in sconosciuta terra”, che personalmente ha fatto rivivere il tempo beato in cui non ci si adombrava di eseguire Wagner (in specie “questo” Wagner!) in italiano e con fior di cantanti. Un’interpretazione, quella del bravissimo Meli, che farebbe ben sperare in una ripresa di quelle sane “abitudini popolari“.

Inutile aggiungere che la bellezza del timbro, la solare espansione della voce e l’uso accorto delle dinamiche, che gli consentono di passare dal forte al pianissimo, di espandere il suono in suggestive mezze voci, gli hanno garantito un’accoglienza in crescendo, assai calorosa e con frequenti interruzioni per gli applausi, dal tenore accolti anche con un gesto di gradita rassegnazione quando piovevano spontanei, ma inopportuni nel bel mezzo di un ciclo. E’ poi è arrivato l’attesissimo momento dei bis: ben quattro! In un crescendo di tripudio tra applausi e grida di “bravo”, sono seguite la canzone “A’ vucchella”, l’aria “A sì ben mio” dal Trovatore, la Tarantella di Rossini ed “Una furtiva lagrima” che ha fatto letteralmente venir giù il teatro.

Andrea Merli

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