JESI: ADELSON E SALVINI – 11 Novembre 2016

JESI: ADELSON E SALVINI – 11 Novembre 2016

ADELSON E SALVINI

Dramma per musica in tre atti adattato da un libretto di Andrea Leone Tottola

basato sul romanzo omonimo nella raccolta Les Épreuves du Sentiment di François-Thomas-Marie de Baculard d’Arnaud

Musica di Vincenzo Bellini

Prima rappresentazione: Napoli, Teatrino del Real Collegio di Musica (ex Convento di San Sebastiano), Febbraio 1825

Edizione critica, Casa Ricordi, Milano

direttore: José Miguel Perez Sierra

regia: Roberto Recchia

Personaggi e Interpreti:

  • Nelly, orfana: Cecilia Molinari
  • Fanny, giovane vassalla di Adelson: Sara Rocchi
  • Madama Rivers, governante in casa d’Adelson: Giovanna Lanza
  • Salvini, amico di Adelson: Merto Sungu
  • Lord Adelson: Rodion Pogossov
  • Struley, nobile proscritto: Baurzhan Anderzhanov
  • Bonifacio: Clemente Antonio Daliotti
  • Geronio, confidente di Struley: Enrico Marchesini

 

 

scene: Benito Leonori

costumi: Catherine Buyse Dian

luci: Alessandro Carletti

assistente alla regia: Simone Guerro

Orchestra Sinfonica “G. Rossini”

Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”

Maestro del Coro: Carlo Morganti

Nuovo Allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini

in coproduzione con Teatro Massimo “V. Bellini” di Catania

jesi_adelson-e-salvini jesi 2016Lo scorso 11 novembre si è inaugurata la stagione a Jesi, nell’ambito del Festival Pergolesi Spontini, con l’esecuzione di Adelson e Salvini, la prima opera composta da Vincenzo Bellini come saggio finale al Conservatorio di Napoli ed andata in scena nel Teatrino del medesimo nel febbraio (con ogni probabilità il 12, ma la data è incerta) del 1825. Libretto di Andrea Leone Tottola, precedentemente musicato nel 1816 da Valentino Fioravanti (autore della più celebre Le cantatrici villane) tratto a sua volta da una “piece” teatrale del francese François-Thomas-Marie de Baculard d’Arnaud, Epreuves du Sentiment del 1772, autore di drammi “noirs” ai tempi di grande suggestione.  Tratta un argomento semiserio, la storia di un pittore italiano, Salvini, ospite ed amico di un nobile inglese, Lord Adelson, in Irlanda, con al seguito un servitore napoletano Bonifacio Voccafrolla. Innamorato perdutamente della fidanzata di Adelson, durante l’assenza di questi cerca inutilmente di sedurla, tenta pure per ben due volte il suicidio e cede per amore infine alle losche manovre dello zio di Nelly, il perfido Struley bandito dal suolo inglese per le sue malefatte, fino a rendersene complice del rapimento della fanciulla. L’immancabile lieto fine vede la rappacificazione dei due amici, la felice congiunzione dell’orfanella Nelly con l’amato Adelson ed il rientro in Patria di Salvini con il napoletanissimo Bonifacio.

jesi_adelson-e-salvini 2016Composta inizialmente in tre atti con il parlato ed il ruolo di Bonifacio in napoletano stretto, Bellini ne curò una revisione nel 1828, riducendo l’opera in due atti, sostituendo le parti recitate con recitativi accompagnati, traducendo la parte di Bonifacio in italiano. L’opera non venne però eseguita durante la breve vita del Catanese, risalendo al 1985 la prima esecuzione in tempi moderni, avvenuta al Teatro Metropolitan di Catania cui seguì, al Teatro Bellini, una seconda edizione italiana di cui rimane testimonianza discografica in un cofanetto, ormai fuori catalogo, della Nuova Era: al podio Andrea Licata, Bradley Williams nella parte di Salvini, Fabio Previati Adelson ed ancora Alicia Nafé, Eleonora Jankovich, Lucia Rizzi, Aurio Tomicich, Roberto Coviello e Giancarlo Tosi nel cast.

A Jesi si è offerta la prima versione, in tre atti, del 1825, proposta in una nuova revisione critica che si è avvantaggiata dal rinvenimento nel 2001 di fonti precedentemente sconosciute, emerse dal fondo Mascarello della Biblioteca del Conservatorio di Milano, che hanno consentito di integrare e ridisegnare radicalmente ciò che si credeva di sapere sull’opera, correggendo lacune di autografi e manoscritti già noti.

jesi_clementedaliotti-mertosongu jesi 2016L’opera di un esordiente, dunque, ma con una precisa ed individuabile personalità che ne fa presagire i capolavori futuri: iniziando dalla Sinfonia, in cui aleggiano motivi poi ripresi nel successivo Pirata, seguendo con l’aria di introduzione di Nelly che passerà con pochi aggiustamenti nei Capuleti e Montecchi per Giulietta: “Ah quante volte, ah quante!”. Ma gli echi e richiami si sprecano; c’è anche la Sonnambula in nuce. Dunque il lavoro condotto dal direttore José Miguel Pérez Sierra è stato quello di scovarne ed esaltarne le anticipazioni, contenendo il suono dell’orchestra Sinfonica “G.Rossini” in una perfetta armonia e cavando dal cast e dal coro Lirico Marchigiano “V.Bellini” diretto da Carlo Morganti, il meglio possibile, anche sostituendosi in un momento di smarrimento mnemonico di uno degli interpreti: grave sbaglio eliminare la buca del suggeritore!

Assai bello il semplice spettacolo, creato in estrema economia da Roberto Recchia per la regia, con le scene di Benito Leonori costituite da enormi pannelli con suggestive tele dipinte, ispirate al modello pittorico di William Etty, i bellissimi costumi dipinti in parte anch’essi e creati da Catherine Buyse Dian e le ben dosate luci di Alessandro Carletti. Si tratta di una cooproduzione col Teatro Bellini di Catania dove l’opera, giustamente, verrà replicata.

jesi_lanza-rocchi-pogossov-molinari-daliotti 2016Recchia nel muovere la trama che unisce l’assurdo all’innocente, dove il tenore protagonista ospite e prigioniero in un’Irlanda immaginaria segue i passi del giovane Werther, senza per sua fortuna completarne il tragico percorso, spinge l’azione in un esotismo di maniera visto nell’ottica napoletana del tempo, quando Napoli era il centro culturale non solo d’Italia, attraverso la possibile esperienza del saggio di conservatorio, dove tra l’altro ben due personaggi femminili, la bella Nelly e la governante Madame Rivers, furono interpretati da uomini in travesti.

Curiosamente, per la timbrica dei tempi, ma anche per il gusto odierno, manca la voce del soprano, essendo affidati a tre mezzosoprani i ruoli femminili. Viceversa presenta un notevole impegno per il tenore, Salvini, essendo baritono Lord Adelson: insieme intonano, ad un certo punto, un duetto che sta a metà strada tra quello di Adalgisa e Norma o di Riccardo e Giorgio de I puritani. La parte comica è affidata ad un buffo, il napoletanpo Bonifacio, mentre i due malvagi sono rispettivamente un basso, Struley ed un baritono, Geronio.

jesi_rodion-pogossov-mertosonguAfflitto da una tracheite ed in mancanza di un cover, il tenore turco Merto Sungu, apprezzato recentemente a Martina Franca, ha fatto quanto ha potuto per salvare la recita che, comunque, è riuscito a portare a casa. Certo, spiace non averlo potuto ascoltare nel pieno delle sue capacità che sono notevoli, sia per coloritura che per estensione e musicalità. Adelson ha avuto una bella prova nel baritono Rodion Pogossov, dal bel colore di voce. Così pure le tre donne, iniziando dalla sicura e ben emessa Nelly del mezzosoprano Cecilia Molinari, che ha disegnato assai bene il ruolo, passando alla pimpante Fanny, un po’ svanita ma resa con sagacia dal mezzosoprano Sara Rocchi e finalmente a Giovanna Lanza, autorevole e anche comica nell’essere la severa tutrice Madame Rivers. Struley e Geronio hanno avuto interpreti efficaci rispettivamente nel basso Baurzhan Anderzhanov, perfetto per il ruolo del cattivissimo e in Enrico Marchesini, valente baritono che ha dato vita al mellifluo Geronio.

Teatro con presenze eccellenti, anche di colleghi della stampa richiamati dall’evento, e da melomani giunti un poi’ da tutt’Italia. Successo più che cordiale per un’opera che, comunque, merita di girare.   

Andrea Merli

 

 

 

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