Festival Castell Peralada, 30° edizione – CONCERTO BRYAN HYMEL

Festival Castell Peralada, 30° edizione – CONCERTO BRYAN HYMEL

Festival Castell Peralada, 30° edizione.

CONCERTO BRYAN HYMEL

Irini Kyriakidou, soprano

Julius Drake, piano

Chiesa del Carmine, 5 agosto 2016

 

BHYMEL_0024Preceduto da una fama internazionale, conquistata soprattutto al nord Europa, prossimo al suo debutto italiano quale Pinkerton nella inaugurale Madama Butterfly scaligera il prossimo 7 dicembre, si presenta al Festival Castell Peralada e per la prima volta in Spagna il tenore americano di New Orleans Bryan Hymel.

Il quale, vuoi per non viaggiare da solo, vuoi per riposarsi tra un brano e l’altro del per la verità non troppo impegnativo concerto, si è fatto accompagnare dalla moglie, il soprano greco Irini Kyriakidou, mentre al pianoforte si è seduto il pur bravo Julius Drake.

Premessa la curiosità di ascoltare Hymel dal vivo – essendo il precedente ed unico ascolto al cinema per la trasmissione in diretta de I vespri siciliani diretti da Antonio Pappano al Covent Gardne di Londra – le rosee aspettative si sono solo parzialmente confermate. Indubbiamente è dotato di bel timbro, schiettamente tenorile, con una facilità naturale all’acuto, dove però la voce tende ad andare un po’ indietro e quindi a perdere armonici. Possiede pure un’emissione che gli consente di amministrare fiati lunghi, esibiti nella tenuta esagerata, quasi circense, degli acuti a fine di alcuni brani: l’addio alla madre di Cavalleria rusticana ed il bis “Nessun dorma” nello specifico. Si sommi l’apertura di determinati suoni sulle vocali, il ché inquina la linea di canto. Per giunta, sebbene la dizione appaia curata – almeno quella italiana, su quella del francese non ci si sbilancia – il fraseggio è parso piuttosto inerto, quasi si trattasse di un inesperto finalista di un saggio, piuttosto che un cantante in carriera.

BHYMEL_0050Ciò nonostante dopo un avvio piuttosto tiepido, per altro interessante ed inusuale con i Four Hymns for Tenor di Ralph Vaugham Williams composti nel 1920, nella seconda parte del concerto le arie tratte dalle opere hanno riscaldato il pubblico che, alla fine, ha tributato ovazioni anche al soprano Kyriakidou, interprete nella prima parte di tre brani tratti da Les Nuits d’eté di Berlioz, passati senza lasciar traccia e quindi, nella seconda parte del concerto, dell’Inno alla luna dalla Rusalka di Dvorak e, col marito, del duetto “Parle-moi de ma mere” dalla Carmen. Una vocina, la sua, senza pregi particolari, piuttosto dozzinale, con estensione limitata. Hymel ha interpretato, ancora, l’aria del fiore di Don José dalla Carmen e, come primo bis, il brano di maggior interesse della serata: l’aria di Giovanni Battista dall’Herodiade di Massenet, dove però l’acuto, inaspettatamente, si è “sporcato” con un “rospino”: incidenti che capitano. Lei non ha potuto esimersi dall’esguire un bis: l’aria di Lauretta  dal Gianni Schicchi “Oh mio babbino caro”, detta senza alcuna emozione. Un concerto che ha avuto il sapore scipo di un riempitivo e che ha lasciato molte perplessità.

Ora Hymael lo si aspetta al varco, mai detta meglio, alla Scala. Sinceramente, viene da chiedersi se davvero non si trovi di meglio in casa propria.

Andrea Merli

 

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