TEATRO ALLA SCALA: Tosca – Giacomo Puccini, 4 aprile 2025

TEATRO ALLA SCALA: Tosca – Giacomo Puccini, 4 aprile 2025

TOSCA

Giacomo Puccini

Melodramma in tre atti

Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa


Direttore MICHELE GAMBA
Regia DAVIDE LIVERMORE
ripresa da ALESSANDRA PREMOLI

Personaggi e Interpreti:

  • Tosca Chiara Isotton
  • Cavaradossi Francesco Meli
  • Scarpia Amartuvshin Enkhbat
  • Angelotti Huanhong Li
  • Sagrestano Marco Filippo Romano
  • Spoletta Carlo Bosi
  • Sciarrone Costantino Finucci
  • Carceriere Xhieldo Hyseni*
  • Un pastore Giulia Murrai 

*Allievo dell’Accademia Teatro alla Scala
**Allievi del Coro di Voci Bianche del Teatro alla Scala

 

Scene GIÒ FORMA
Costumi GIANLUCA FALASCHI
Luci ANTONIO CASTRO
Video D-WOK

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala

Produzione Teatro alla Scala

 

Teatro alla Scala 4 aprile 2025


photo©Brescia e Amisano

 Ultima recita della fortunata ripresa del capolavoro pucciniano nel noto allestimento che inaugurò la stagione il 7 dicembre 2019, per la regia di Davide Livermore. Produzione in pieno stile “inaugurazione”, con dispendio di scene semovibili – fin troppo – via vai continuo di comparse, dalle suorine che servono la cena al Barone all’esercito di sbirri, fino all’enorme scultura dell’ala presumibilmente dell’angelo di Castel Sant’Angelo, pur essa rotante su se stessa: il genere di spettacolo destinato a stupire, specie gli stranieri accorsi in gran massa alla “fuori abbonamento”.

Le autentiche meraviglie vengono dal cast, colto in stato di grazia. Iniziando dal nobile Scarpia cantato con la voce dal timbro inconfondibile del grande baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, pastosa e morbida, vellutata e carezzevole pure in un ruolo apparentemente “verista”, laddove il grido e l’esagitazione stonano sempre con la forte personalità di un ruolo che va giocato con “aplomb” e distinzione anche nei momenti più “caldi”. Francesco Meli, in splendida forma vocale, con voce ferma ed acuti ben tenuti e sostenuti senza forzature, ha dalla sua la sapienza di un fraseggio sempre vario, eppure controllato, con una percezione della parola cantata esemplare. Ha fatto poi sfoggio di una stupenda tavolozza di colori, sfumando con dolcezza, apparendo sinceramente appasionato, commovente nell’ Addio alla vita e finalmente rasseganto nel capire che quello di Scarpia è stato l’ennesimo tranello: una prestazione memorabile.

photo©Brescia e Amisano

La relativa sorpresa, per chi non la seguisse dall’inizio di carriera e non ne conoscesse il continuo progresso artistico, l’ha riservata Chiara Isotton. Il soprano bellunese, ha raggiunto ormai l’apice della forma vocale, per tecnica, ricchezza di timbro, di armonici; seduce per la femminilità e dolcezza che infonde alla donna, a Floria. Per una volta “l’attrice” (intesa come Diva del muto a cui spesso si riduce la protagonista) cede alla passionalità della vera innamorata, trascinata dalla gelosia e poi disperazione, senza inutili pose “alla Sarah Bernhardt”, bensì con una sensualità naturale e più credibile. Sin dalla sua entrata, con un’insinuante e maliziosa “Non la sospiri la nostra casetta”, potente nel secondo atto nell’affrontare Scarpia dopo un’intenso “Vissi d’arte”, splendida nel terzo atto dove l’appuntamento con la fatidica “lama” le ha consentito di sfoderare un Do acuto lucente, folgorante, di straordinaria tenuta. Ciò che più è significativo, nell’importante organizzazione vocale della Isotton, è il  possedere una qualità di suono notevole ed autentica in zona medio grave, senza dover ricorrere a suoni di petto, con pienezza da mezzosoprano pur svettando facilmente in acuto: insomma, è l’esempio del “tipico” soprano lirico pieno, all’italiana. Ora è il momento di vederla volare, letteralmente, internazionalmente.

photo©Brescia e Amisano

Benissimo il resto del cast, con menzione speciale per l’ottimo Sagrestano di Marco Filippo Romano e per lo Spoletta di Carlo Bosi, il quale di un ruolo marginale rende sempre un’identità individuabile. Ottima prova quella dell’orchestra, sebbene il Maestro Michele Gamba insista in dinamiche molto accese, ai limiti dei decibel, e tenga, a tratti, tempi allargati, da mandare in crisi di ossigeno i cantanti. Come sempre perfetto, nel breve intervento, il coro preparato da Alberto Malazzi e pure molto bene le voci bianche istruite da Bruno Casoni. Successo assoluto e pubblico visibilmente soddisfatto.

Andrea Merli

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