NIZZA: Edgar – Giacomo Puccini, 10 novembre 2024
Edgar
opera lirica in quattro atti di Giacomo Puccini
su libretto di Ferdinando Fontana
In successive rielaborazioni, l’opera fu poi ridotta a tre atti
Direzione musicale Giuliano Carella
Regia Nicola Raab
Personaggi e Interpreti:
- Edgar Stefano La Colla
- Gualtiero Giovanni Furlanetto
- Frank Dalibor Jenis
- Fidelia Ekaterina Bakanova
- Tigrana Valentina Boi
Scene e costumi Georges Souglides
Luci Giuseppe Di Iorio
Orchestra Filarmonica di Nizza
Coro dell’Opera di Nizza
Coro dei Bambini dell’Opera di Nizza
Teatro Opéra de Nice, 10 novembre 2024
Ho sempre pensato che se Puccini fosse, per disgrazia, morto dopo aver composto Edgar, la “prima” alla Scala il 21 aprile del 1889 dopo quattro anni tra dubbi e tentennamenti, sarebbe finito nel dimenticatoio, come del resto altri suoi colleghi pure già affermati in quel tempo. Dopo il successo de Le Villi, questo sconclusionato libretto, del medesimo e “scapigliato” Fontana che, pure, gli aveva fatto gustare il sapore dei primi trionfi, costrinse letteralmente Puccini in un “ponchiellismo” che ormai poteva considerarsi esaurito e superato anche nei gusti del pubblico. La trama con colpi di scena: l’incendio della casa paterna (nella Gioconda del brigantino dalmata) il feretro vuoto, il frate falso, la fatalona dal nome ferino e sensuale, Tigrana, potevano andar bene per i romanzi della Invernizio, non più al genio nascente. La musica risente di un’ampollosità magniloquente, specie nell’elaborazione di grandi concertati che sono poi gli unici usciti dall’estro di Puccini, e viceversa sfocia in un sinfonismo premonitore del prossimo Novecento (Stravinsky ma occhieggia anche a Mahler) spesso prende il sopravvento sul canto che però a pur sempre di grande suggestione, specie nell’ultimo atto dove il duetto tra il protagonista e Fidelia verrà poi rimaneggiato dal Sor Giacomo nel terzo atto di Tosca: “Amaro sol per te m’era il morire”; addirittura si sentono premonizioni della futura Butterfly per cui mancano ancora 15 anni.
E dunque? Quest’è un’opera che più la si ascolta – in precedenza a Torino nel 2008 e n’è passata d’acqua sotto i ponti del Po – più la si apprezza, anche nella fantasiosità del libretto che non dista poi molto da quello firmato da Tobia Gorrio per Ponchielli. La musica “prende” e colpisce a segno. Soprattutto, visto l’entusiasmo del pubblico al Teatro dell’Opera di Nizza, che alla fine, quasi impazzito alla recita domenicale, batteva gli applausi a tempo. Merito, innanzitutto della splendida direzione dell’ottima orchestra che ha condotto Giuliano Carrella, ottimo concertatore e con un occhio vigile al palcoscenico. Si è sentito che lui a questa musica non solo ci crede, ma la ama pure. Tale il trasporto, l’enfasi e la poesia che ne ha saputo ricavare. Benissimo pure il coro, comprese le voci bianche, diretti da Giulio Magnanini.
Ottimo pure il cast, capeggiato dal tenore Stefano La Colla, in forma vocale smagliante, che ha dato vita ad un appasionato e baldanzoso protagonista, attraversando una tessitura impiccata in uno sforzo pari a quello di quattro Calaf di fila per l’esigenza musicale e per la estensione, sia in acuto che letteralmente per la durata della parte, poiché dell’opera si è eseguita la prima versione in quattro atti; Puccini vi ritornò su, senza troppo convincimento riducendola in tre e poi ripensandoci più volte, addirittura ancora nel 1924 poco prima della morte. Bene affiancato dal baritono Dalibor Jenis, nella parte di Frank personaggio che avrebbe meritato maggiore sviluppo drammaturgico, ma tant’è. E così il ponderato ed autorevole basso Giovanni Furlanetto, Gualtiero, padre di Frank e Fidelia, questa la valente Ekaterina Bakanova, recentemente apprezzata nella Manon di Massenet a Torino, soprano di bella voce lirica, ottima linea di canto e notevole in acuto. La parte di Tigrana, concepita per mezzo soprano e poi riportata alla voce sopranile, rimane un ruolo “Falcon” che ha affrontato con pieni risultati Valentina Boi, soprano dalla voce lirica piena e svettante, di bel colore ed ottima interprete nella parte della maliarda, personaggio che si vorrebbe cattivo a trecentosessanta gradi, ma che grazie alla Boi si esprime anche con dolente umanità.
Lo spettacolo, che si vedrà presto anche al Teatro Regio di Torino, porta la firma di Nicola Rabb per la regia; le scene (praticamente una scena fissa) ed i costumi (epoca 1940 circa e bruttarelli) sono di George Souglides mentre le luci le disegna Giuseppe Di Iorio. Nell’insieme allestimento neutro, laddove una connotazione gotica di maggior fantasia potrebbe essere stata la chiave di volta di una storia, effettivamente, poco credibile. Ma non ha disturbato e ciò, oggi come oggi, passa per uno sperticato complimento.
Andrea Merli