CAGLIARI: Adriana Lecouvreur – Francesco Cilea, 25 ottobre 2024
Adriana Lecouvreur
opera lirica di Francesco Cilea
su libretto di Arturo Colautti
Il soggetto è tratto dal dramma Adrienne Lecouvreur di Eugène Scribe ed Ernest Legouvé
maestro concertatore e direttore Fabrizio Maria Carminati
regia Mario Pontiggia
personaggi e interpreti:
- Adriana Lecouvreur Fiorenza Cedolins / Rachele Stanisci
- Il principe di Bouillon Abramo Rosalen / Volodymyr Morozov
- La principessa di Bouillon Anastasia Boldyreva / Chiara Mogini
- L’abate di Chazeuil Saverio Pugliese / Mauro Secci
- Maurizio, Conte di Sassonia Marco Berti / Aleksandrs Antonenko
- Michonnet Enrico Marrucci / Italo Proferisce
- M.lle Dangeville Alessandra Della Croce / Antonella Colaianni
- M.lle Jouvenot Anastasiya Sniatovskaia
- Poisson Marco Puggioni
- Quinault Nicola Ebau
- Un maggiordomo Fiorenzo Tornincasa
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
maestro del coro Giovanni Andreoli
scene Antonella Conte
costumi Marco Nateri
luci Andrea Ledda
coreografia Luigia Frattaroli
nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Teatro Lirico, 25 ottobre 2024
Dopo il clamoroso successo del suo debutto nell’isola nel 1906 e poi nel 1913, Adriana Lecouvreur è tornata a Cagliari solo nel 1981 e ora, molto opportunamente a distanza di 43 anni, apre la stagione 2024/25 del Teatro Lirico. L’interesse e, diciamola tutta, la curiosità di queste recite che di fatto offrono al pubblico un’opera “nuova” dopo tanto tempo, sta anche nell’atteso ritorno sulle scene italiane e in un ruolo che è stato uno dei suoi cavalli di battaglia, del soprano Fiorenza Cedolins, che a dire il vero non si è mai ritirata, ma che da qualche anno si dedica soprattutto all’insegnamento, ad esempio al Conservatorio del Liceu.
La “diva” italiana, visto che quest’opera si ispira al personaggio storico della celebre attrice dell’epoca di Moliere e fu uno dei personaggi che resero famosa Sarah Bernhardt, non ha deluso, superando di gran lunga ogni aspettativa. Oltre alla linea musicale rigorosa, colpisce sempre la presenza magnetica; ammirevoli le dinamiche con cui gestisce il flusso vocale, sempre potente negli acuti, sostenuto da un’emissione perfetta, passando dal “pianissimo” al “forte” con padronanza di fiati, purezza negli attacchi, dei filati, del legato e pregevoli messe in voce: in una parola tutto il bagaglio tecnico e artistico che una grande “belcantista” deve poter esibire. Al risultato strettamente vocale va aggiunta la totale aderenza al personaggio imposto dalla regia, perfetta quella di Mario Pontiggia che firma il nuovo allestimento, prezioso nella scenografia di Antonella Conte, con i lussuosi costumi di Marco Nateri e le opportune luci di Andrea Ledda a cui si aggiungono le eleganti coreografie di Luigia Frattaroli; un allestimento che si vedrà presto a Bilbao.
Pontiggia sposta l’azione all’epoca del debutto – il 1902 – quando recitava Sarah Bernhardt: in questa versione, giustamente, Adriana è la reincarnazione della celebre attrice, che, come la Lecouvreur ai suoi tempi, rivoluzionò il modo di recitare, risultando più naturale e meno manierata della Duclos, nominata nell’opera e rivale artistica della Lecouvreur. Un’intuizione quella di declamare i versi con cui Adriana si presenta, cantilenandoli “all’antica”, giustificando così il verso: “No, così non va bene” e poi pronunciando le stesse frasi con l’intonazione corretta. Dopo una fervida interpretazione di “Io son l’umile ancella”, in cui si notava ancora una certa prevedibile cautela, la Cedolins si è spinta oltre, culminando in un quarto atto entusiasmante per emozione e drammaticità, ottenendo una meritata ovazione dopo l’aria “Poveri fiori”.
Tutto il cast è stato meritevole, a partire dal Maurizio di Marco Berti, un tenore che canta secondo la vecchia scuola, il ché oggi è quasi un prodigio, con voce generosa, lanciata con audacia, brillantezza negli acuti e con un fraseggio ed un accento penetranti, motivati, riuscendo a sfumare la voce nell’arioso “L’anima ho stanca”, risultando impetuoso nel racconto del russo Mèncikoff, appassionato nei duetti, soprattutto nell’ultimo atto.
Anastasia Boldyreva è stata un’ottima Principessa di Bouillon, elegante e ben presente con voce adeguata e buona linea di canto; è piaciuto molto il più che corretto Michonnet del baritono Enrico Marrucci. Perfetti, nei ruoli minori, il Principe di Bouillon di lusso del basso Abramo Rosalen; il divertente e molto ben cantato Abate di Chazeuil dell’ottimo tenore Saverio Pugliese e i quattro Societers della Comédie-Française, Poisson, il tenore Marco Puggioni, Quinault, il basso Nicola Ebau, la Jouvenot del soprano Anastasiya Snyatovskaya e la Dangeville del mezzo Alessandra Della Croce, puntuali nei loro interventi e particolarmente presenti vocalmente.
L’orchestra e il coro, quest’ultimo diretto da Giovanni Andreolli, del Teatro Lirico sono formazioni di grande qualità. Sono stati diretti con grande autorità dal Maestro Fabrizio Maria Carminati, di lunga e provata esperienza, profondo conoscitore del repertorio italiano: sempre una garanzia averlo sul podio.
Andrea Merli