TORINO: Manon, Manon, Manon…, 18-19-20 ottobre 2024

TORINO: Manon, Manon, Manon…, 18-19-20 ottobre 2024

MANON LESCAUT – Giacomo Puccini

MANON LESCAUT – Daniel Auber

MANON – Jules Massenet

 

Teatro Regio, 18, 19 e 20 ottobre 2024


photo © Simone Borrasi

Un progetto ambizioso, coraggioso e sen’altro originale quello presentato al Teatro Regio di Torino, dove la stagione 2024/25 ha preso il via con recite fuori abbonamento di Manon Lescaut nelle sue tre possibili varianti: quella di Daniel Auber, del 1856, quella di Jules Massenet – senza cognome – del 1884 e quella di Puccini, di cui ricorre anche il centenario della morte, con il suo primo grande successo nel 1893 proprio qui, a Torino.

photo © Simone Borrasi

Uno sforzo produttivo, musicale e scenico, monumentale. Dobbiamo ringraziare il coraggio e la perspicacia del sovrintendente, Mathieu Jouvin e del direttore artistico Cristiano Sandri, che possono giustamente essere orgogliosi sia della proposta che del notevole livello artistico raggiunto con le tre opere affidate allo stesso regista, Arnoud Bernard e alla sua squadra: Marina Bianchi per l’opera di Puccini, Stephen Taylor per l’opéra-comique di Massenet e Yamal das Irmich per quella di Auber. Il progetto scenografico è firmato da Alessandro Camera, essendo le tre produzioni indipendenti e distinte.

photo © Simone Borrasi

La trama si basa, certo, sul noto romanzo di Prevost, ma molto diverse sono le situazioni drammatiche nei libretti di Scribe per Auber, di Meilhac e Gille per Massenet e di Illica, Oliva, Praga… e altri, per Puccini. Tuttavia, un filo conduttore ha unito le tre opere: l’omaggio al cinema, soprattutto francese, trovando analogie con Le Quai des Brumes, Les Enfants du Paradis di Carné (Jean Gabin, Michèle Morgan, Arlety tra i protagonisti) e Manon di Clouzot, film emblematico del dopoguerra, per l’opera di Puccini; il duro film del 1960 La Verité, con una conturbante Brigitte Bardot per Massenet; Wen a Man Loves (a Lady) protagonisti John Barrymore e Dolores Costello, film muto del 1927, per Auber. Senza essere necessariamente un cinefilo, le proiezioni dei film erano facilmente interpretabili e, soprattutto, si sono una tantum adattate all’incredibile lavoro di regia, grazie anche alla non meno che eccezionale partecipazione del coro, istruito musicalmente da Ulisse Trabacchin, che ha dovuto provarsi, cantando alternativamente sera dopo sera, in tutte e tre le opere.

photo © MattiaGaidoSimoneBorrasi

Nell’opera di Puccini, è sembrato un po’ eccessiva la presenza di citazioni che hanno caricato la dinamica scenica, soprattutto nel primo atto e pure distratto durante l’aria “Sola, perduta, abbandonata” della protagonista, sopraffatta dalle immagini proiettate. Più riuscito il lavoro con l’opera di Auber, ambientata negli studi di un film muto, le cui riprese fornivano il motore dell’azione; semplicemente perfetta, con l’uso del “rallenty” e di “immagini congelate” quella di Massenet nel riuscito parallelo con Brigitte Bardot.

photo © MattiaGaidoSimoneBorrasi

Musicalmente tre direttori per la lodevole orchestra, superiore a ogni elegio: Renato Palumbo ha condotto una lettura entusiasmante della partitura pucciniana. Ottimi i due protagonisti, la Manon lirica e vocalmente impetuosa di Erika Grimaldi, il Des Grieux di Roberto Aronica, che acquista drammaticità dal duetto appassionato con il soprano nel secondo atto e nella disperazione del suo “No, pazzo son” nel terzo. Un vero lusso disporre del basso Carlo Lepore quale Geronte e del baritono Alessandro Luongo, Lescaut: entrambi hanno dimostrato, ancora una volta, che non esistono ruoli minori quando ci sono grandi interpreti. Notevole il tenore Didier Pieri, Maestro di ballo e lampionaio.

photo © MattiaGaidoSimoneBorrasi

Il 19 ottobre la Manon di Auber è stata affidata alla brillante bacchetta di Guillaume Tourniaire; ha avuto nel soprano madrileno Rocío Pérez una perfetta coloratura, un’estensione notevole ed una linea di canto ben controllata; ha brillato nell’“aria della risata”, unica pagina arcinota dell’opera che non veniva eseguita in Italia dal 1984, quando a Verona fu cantata da “una certa” Mariella Devía… il sottoscritto era presente. In Auber tra i maschietti è il marchese d’Hénrigny ad avere la parte più lunga e pure comica, seppure alla fine muore perdonando tutti; il baritono Armando Noguera è stato molto applaudito. Il Des Grieux del tenore Sébastien Guèze e il Lescaut del basso Francesco Salvadori hanno condiviso il successo. Da notare che delle tre Manon, questa è l’unica ad ambientare l’ultimo atto, musicalmente il più interessante, nella Louisiana francese del Nord America.

photo © Daniele Ratti

Infine, la Manon di Massenet il 20 ottobre con la misurata, elegante direzione di Evelino Pidó, ha avuto due eccellenti protagonisti nel soprano Ekaterina Bakanova, corretta nelle agilità e, soprattutto, intensa e partecipe negli appassionati duetti con il tenore: il brasiliano Atalla Ayan, Des Grieux; una rivelazione per molti. Bel timbro, acuti facili, linea di canto controllata, interpretazione convincente per fraseggio e colori, buone capacità recitative. Tutto ciò gli ha garantito un meritato successo personale, che ha riscosso anche Roberto Scandiuzzi, presenza e voce sempre di grande autorità, nella parte del Conte Des Grieux e così pure il baritono tedesco Björn Bürger, Lescaut dalla voce ampia, sonora, scenicamente brillante.photo © Sarah Matray

Da non dimenticare i costumi, molto curati nei diversi stili, disegnati da Carla Ricotti, le suggestive luci di Fiammetta Baldiserri, una garanzia, i video perfettamente sincronizzati di Marcello Alongi e le coreografie di Tiziana Colombo. La RAI ha ripreso le tre opere e quindi, c’è da augurarselo, saranno forse presto commercializzate. Non di meno queste tre produzioni, separatamente o meglio insieme, meriterebbero di oltrepassare le Alpi e di circolare in Italia.

Speriamo.

Andrea Merli

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