TARRAGONA: La traviata – Giuseppe Verdi, 28 giugno 2024

TARRAGONA: La traviata – Giuseppe Verdi, 28 giugno 2024

LA TRAVIATA

GIUSEPPE VERDI


Direttore Óliver Diaz

Regia Emilio López

Personaggi e Interpreti:

  • Violetta Valery – Sofia Esparza
  • Alfredo Germont – Celso Albelo
  • Giorgio Germont – Ángel Ódena
  • Flora Bervoix- Mireia Pinto
  • Annina – Mireia Tarragó
  • Comte Gastone – Roger Padullés
  • Márchese d´Obigny – Lluis Vergés
  • Barone Douphol – Quim Cornet
  • Dottore Grenvil – Joan Carles Esteve
  • Giuseppe, Doméstico – Emili Gispert
  • Comisario – Ángel Arévalo

Luci Sergio García, Sebastian Barcat

Coreografia Esther León

Orquesta Camerata XXI

Coro de l’Òpera de Tarragona, istruito dai Maestri Miquel Massana e Anna Maria Ollet

 

Teatre Auditori Camp de Mart, 28 giugno 2024


Ángel Ódena è baritono catalano di ormai lunga e proficua carriera internazionale. Nato a Tarragona, da qualche tempo a questa parte si impegna a riportare l’opera nella sua città. Potrebbe sembrare l’impresa folle di un “hidalgo” degno della penna di Cervantes, ma la battaglia contro i mulini a vento di meschine beghe locali – tutto il mondo è paese – di malcelate invidie che, sembra impossibile, s’infiltrano maligne pure nell’ambiente musicale, nello specifico dell’opera, è stata vinta gloriosamente. Nel 2021 fu Rigoletto, l’anno scorso Tosca, entrambe le produzioni riscossero un grande successo, quest’anno è la volta de La Traviata, due recite nello stupendo spazio capace a occhio e croce di circa duemila posti: il Teatre Auditori Camp de Mart.

Una struttura a teatro greco, sovrastata da un’imponente velatura fissa in grado di proteggere tutto lo spazio dall’eventuale pioggia, posta sotto le mura romane che circondano imponenti l’antica Tarraco, terra degli Scipioni. L’acustica è straordinaria, vuoi per la posizione naturale vuoi per l’accurato studio tecnico e l’uso di materiali adeguati nella sua costruzione; pari al chiuso e forse anche migliore di tanti nuovi teatri che paiono degli squallidi cinemoni.

L’Auditori è polivalente: vi si svolgono manifestazioni le più disparate, dai concerti rock e pop, a quelli sinfonici, al Musical ed al balletto. Ci sarebbe da augurarsi, vista l’attrazione turistica sia della Città, con i suoi imponenti resti romani e la cattedrale gotica col più grande rosone tra quelle in Spagna, che delle vicine spiagge della Costa Daurada, la creazione di un vero e proprio festival d’opera estivo. Questo è l’augurio che facciamo al solerte Ódena, qui in veste organizzativa e di direttore artistico, oltre che interprete applauditissimo.

L’opera è stata proposta in forma scenica in un accurato e minimalista allestimento, praticamente senza scene e con un attrezzo essenziale; sono state ricreate in maniera credibile e sofisticata tutte le varie scene, dal salone di Violetta e quello di Flora, dalla casa di campagna alla camera da letto in cui la protagonista conclude il suo desolato percorso. La regia la firma Emilio López. I costumi, bellissimi, non è dato sapere da dove provengono, ma lo stile è quello dei ruggenti anni Venti dello scorso secolo e tutto funziona a meraviglia grazie anche alla sapiente illuminazione di Sergio García e Sebastian Barcat. Delizioso il balletto che apre la seconda scena del secondo atto (l’opera è stata eseguita con un solo intervallo tra la prima e la seconda scena del secondo atto)  per la bella coreografia di Esther León che ha ricordato il film “Singing in The Rain”.

L’Orquesta Camerata XXI, una bella realtà locale attiva dall’estate del 2002 e che gode l’appoggio dei municipi di Tarragona, di quello della vicina città di Reus e di altre istituzioni catalane, ha fornito assieme al Coro de l’Òpera de Tarragona, istruito dai Maestri Miquel Massana e Anna Maria Ollet, l’indispensabile contributo musicale con ottimi risultati. Il 52enne direttore di Oviedo Óliver Diaz, formatosi alla Juilliard School ed attivo su diversi fronti, pure come compositore e specialista di zarzuela, ha eseguito una lettura accurata, spigliata nel ritmo e curata nelle dinamiche, mai prevaricanti, mantenendo alta la tensione teatrale.

Il cast ha annoverato giovani talenti locali e cantanti già noti in carriera da anni. Più che corretti e puntuali nei loro ingressi il Commissionario del tenore Àngel Arévalo e il tenore Emili Gispert, sia Giuseppe che Domestico di Flora, prestati dalle file del coro. Molto bene il Gastone del tenore Roger Padullés, il Barone Duphol del baritono Quim Cornet, il Marchese d’Obigny del basso Lluis Vergés ed il Dottor Grenvil del basso Joan Carles Esteve. Un’accorata Annina si è dimostrata il soprano Mireia Tarragó, mentre il Mireia Pintó, mezzosoprano che mi vanto di aver quasi tenuto a battesimo assieme al baritono Òdena nel duetto del rossininano Barbiere circa 30 anni fa in un concerto all’Hostal de la Gavina sulla Costa Brava, ha dato vita ad una divertente e vocalmente adeguata Flora.

Il 56enne Ángel Ódena. Giorgio Germont, è stato accolto, dopo la celebre aria del secondo atto “Di Provenza”, da un’autentica ovazione che si è poi ripetuta, ingigantita, alla ribalta finale. Voce schietta di autentico baritono, ricca d’armonici e facile all’acuto, egli canta con tecnica antica, il ché si legga come uno sperticato complimento. Ma è l’interprete, capace di dare mille ed una intenzioni alla parola cantata, sfumando in piano e pianissimo, incalzando con foga e piegandosi alla supplica, ciò che ha conquistato tutti, ivi compresa la mia vicina di poltrona Luciana Serra, che gli ha dedicato applausi convinti.

Alfredo ha avuto in Celso Albelo, 47enne tenore di Tenerife, un impetuoso e veemente interprete; voce calda, avvolgente e seducente nel timbro, acuti squillanti, ivi compreso il Do con cui ha chiuso la cabaletta “O mio rimorso o infamia”. Avendo raggiunto la piena maturità artistica nel corso di una proficua carriera, è stato molto apprezzato nei duetti con Violetta, dove ha dato sfogo ad intensa passione; determinato, aggressivo nella scena della diffida in casa di Flora, è parso ulteriormente convincente scenicamente, visto che ora può esibire una nuova linea, essendo dimagrito 25 kg ed avendo riconquistato rinnovata agilità fisica.

Sofia Esparza, soprano trentenne di Pamplona, ha coronato il sogno di ogni soprano lirico leggero: debuttare Violetta. Non di meno e nonostante il lusinghiero successo che le è stato tributato dal pubblico entusiasta, sarà meglio che per qualche tempo accantoni il complesso ruolo della celebre cortigiana: potrà così metabolizzarlo, avendo cura di affrontarlo con ulteriore padronanza tecnica e musicale.

È stata una prova, in cui ha giocato sicuramente un forte ruolo anche l’emozione, che è riuscita a portare a termine grazie alla voce fresca, interessante per colore ed estensione, ma è troppo presto per lei che era piaciuta tanto a La Coruña l’anno scorso quale Juliette nell’opera di Gounod e che ci risulta un’ottima Adina nell’Elisir. Parafrasando Papà Germont: “Bella voi siete e giovane; col tempo…” e lo studio sarà possibile.

Andrea Merli

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