TEATRO ALLA SCALA: Recital di canto – Roberto Alagna, 23 giugno 2024

TEATRO ALLA SCALA: Recital di canto – Roberto Alagna, 23 giugno 2024

RECITAL DI CANTO

Tenore ROBERTO ALAGNA
Pianoforte JEFF COHEN

Giacomo Puccini

da Le Villi
Torna ai felici dì

da Edgar
Orgia, chimera dall’occhio vitreo

da Le Villi
“La tregenda”, intermezzo sinfonico
pianoforte solo

da Manon Lescaut

Tra voi belle, brune e bionde

Donna non vidi mai

Intermezzo
pianoforte solo

No!… Pazzo son!… Guardate

da La bohème
Che gelida manina

da Tosca
E lucevan le stelle

da Madama Butterfly

Duetto dei fiori e Coro a bocca chiusa
pianoforte solo

Addio, fiorito asil

da La fanciulla del West
Ch’ella mi creda libero e lontano

da La rondine
Nella dolce carezza della danza
pianoforte solo

da Turandot
Nessun dorma

Teatro alla Scala, 23 giugno 2024


Tra un’esibizione e l’altra di Adriana Lecouvreur al Teatre Liceu, Roberto Alagna ha anticipato le sue prossime recite come Calaf in Turandot, a partire dal 29 giugno al Teatro alla Scala, con un recital dedicato esclusivamente a Puccini, nell’anno in cui si celebra il centenario della morte del Compositore, ottenendo un successo che non si esagera nel definire apoteosico,  autentica consacrazione all’Artista.

Il tenore italo-francese, che ha debuttato a Milano nell’ormai storica Traviata diretta da Ricardo Muti nel 1990, dopo un lungo periodo di assenza, a seguito dell’incidente in Aida del 2006, interrotto solo nel 2022 con il clamoroso ritorno nel ruolo di Loris nella Fedora di Giordano, come ha già dimostrato recentemente con il suo strepitoso Maurizio di Sassonia nell’opera di Cilèa nel teatro di Barcellona, attraversa un momento di spettacolare forma fisica e vocale. La voce ha ancora lo “squillo” e la proiezione degli anni giovanili, avendo guadagnato in colore e profondità in zona grave, mantenendo però notevole estensione, dispensando acuti fulminanti, tra cui un brillante Do nella “speranza” della “Gelida manina” dalla Bohème, con sorprendente facilità e tenuta dei fiati; a tutto ciò si aggiungono l’esperienza, la sapienza e una ferratissima tecnica che gli permettono di sfumare in piano e in pianissimo con struggente dolcezza, sempre con un legato di grande scuola. A questo si aggiunga l’innegabile carisma, la civetteria sorniona di conversare con il pubblico, scherzando sulla sua “pazzia” nell’affrontare arie destinate a un tenore “spinto”, come il “No, pazzo son” da Manon Lescaut, o piuttosto a voci giovani, per esempio la difficilissima aria dal Gianni Schicchi “Firenze è come un albero fiorito”, concesso come quarto e ultimo bis, in una serata in cui non si è certo risparmiato interpretando magistralmente l’intero repertorio tenorile pucciniano, a partire dalla prima opera, Le Villi, passando per il quasi dimenticato Edgar e concludendo, ovviamente, con uno splendido “Nessun dorma” da Turandot.
Un successo fragoroso che ha accolto pure l’esibizione del pianista americano Jeff Cohen, migliore come accompagnatore che come pianista solista nelle trascrizioni di alcune pagine delle opere di Puccini, che più che altro son servite a far riposare il tenore tra un’aria e l’altra. La folla, in delirio, ha inseguito Alagna all’uscita artisti del teatro, in via Filodrammatici, come non si vedeva dai tempi della Callas; il Divo si è prestato per quasi un’ora, sotto i portici del Piermarini, a firmare autografi e a lasciarsi fotografare in innumerevoli selfies. Il prezzo, oggi, della popolarità, in questo caso indiscussa e indubbiamente meritata.

Andrea Merli

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