UDINE: La Cenerentola – Gioachino Rossini, 25 maggio 2024

UDINE: La Cenerentola – Gioachino Rossini, 25 maggio 2024

LA CENERENTOLA

dramma giocoso di Gioachino Rossini

libretto di Jacopo Ferretti


maestro concertatore e direttore Enrico Calesso

regia Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi

 

Personaggi e interpreti:

  • Angelina Annalisa Stroppa
  • Don Ramiro Dave Monaco
  • Don Magnifico Pablo Ruiz
  • Dandini Giorgio Caoduro
  • Alidoro Matteo D’Apolito
  • Tisbe Carlotta Vichi
  • Clorinda Federica Sardella

 

maestro del Coro Paolo Longo

allestimento Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova

scene e costumi ispirati all’allestimento di Emanuele Luzzati del 1978

costumi ripresi da Nicoletta Ceccolini

contributi video a cura di Giuseppe Ragazzini

Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

produzione: Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

 

Teatro Giovanni da Udine, 25 maggio 2024


La produzione di questa rossiniana Cenerentola proviene da Trieste, dove è andata precedentemente in scena, ma l’allestimento scenico proviene da Genova, trattandosi del fortunatissimo spettacolo firmato da Emanuele Luzzati nel 1978. Ora è stato rinnovato nella brillante e scatenata regia da Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, coppia che garantisce sempre ottimi risultati teatrali nel rispetto della migliore tradizione italiana.

Mercuriali le due sorellastre, in incessante movimento e fraterna rivalità, burattini i “cavalieri” di corte, qui i maschietti del coro stabile del Teatro Verdi di Trieste istruiti da Paolo Longo, coloratissimi e ben caratterizzati i costumi ricreati, più che ripresi, da Nicoletta Ceccolini, efficaci le proiezioni video di Giuseppe Ragazzini. Uno spettacolo sempre fresco, che ha trovato il consenso del pubblico, accorso numeroso all’unica recita nel capoluogo friulano e ha provocato grande entusiasmo nelle scolaresche (mille presenze!) che hanno assistito alla prova generale il venerdì precedente la “prima”.

Musicalmente l’orchestra del triestino Teatro Verdi si è disimpegnata onorevolmente sotto la guida del M° titolare Enrico Calesso, il quale ha retto le fila dell’insieme seppure con alcuni tempi eccessivamente dilatati e con qualche indecisione nel ritmo narrativo: il prezzo che si paga per una trasferta messa su praticamente senza prove. Ciò nonostante il successo gli è stato garantito laddove non si sono lesinati neppure gli applausi a scena aperta, addirittura a metà dell’aria nel caso di Alidoro, l’ottimo e ben caratterizzato basso Matteo D’Apolito, che si è visto interrompere la sua lunga tirata “La del cielo” prima che partisse l’allegro. Sono piaciute e molto le due simpatiche e pepatissime sorellastre: Federica Sardella, Clorinda, soprano pungente e ben lanciata in acuto nei concertati, e Carlotta Vichi, mezzosoprano, Tisbe ammiccante e sfrontata. Entrambe perfette musicalmente e molto ben affiatate vocalmente. Giorgio Caoduro, Dandini dalla simpatia contagiosa, conferma ottime qualità nella vocalizzazione, sillabato compreso, agilità notevole nel colorire e variare le frasi, ma soprattutto un’attoriale predisposizione a dare intenzioni ad ogni sillaba dei recitativi, dosando anche le pause ed i silenzi: bravissimo. Molto bene anche l’unico straniero del cast, il basso sivigliano Pablo Ruiz, di formazione italiana e che domina perfettamente dizione ed espressione della parola cantata. Un Don Magnifico che prima di risultare terribile e crudele, risulta comico per l’arroganza che si rivela di una cordiale bonomia. Molto bravo anche vocalmente e disinvolto nel terribile scioglilinguagnolo dell’aria “Sia qualunque delle figlie” nel secondo atto. Pur avendolo apprezzato recentemente in Scala nel difficilissimo, seppure episodico, ruolo del Pescatore, si è rivelato in tutta la sua potenziale bravura il tenore catanese Dave Monaco, un Principe Ramiro coi fiocchi. La tremenda tessitura del ruolo per lui non è un ostacolo; acuti e sovracuti sono lanciati con baldanza, sicurezza e precisione, ma ha convinto per l’eleganza nel porgere i suoni, la dolcezza del canto nel duetto con Angelina, il tutto coronato da una vivace ed elegante presenza scenica. Altro elemento in carriera da soli tre anni da non perdere di vista.

Infine, dulcis in fundo, la strepitosa Angelina di Annalisa Stroppa, memorabile Cenerentola. Il mezzosoprano di Brescia si è inserita praticamente senza prove nelle recite udinesi, generale e “prima”, riprendendo un ruolo che le è congeniale per temperamento e vocalità, ma che non riprendeva dalle recite ad Amburgo nel mese di dicembre del 2019. Ne mette in luce l’aspetto più tenero del personaggio, che ha momenti di coinvolgente malinconia, senza tralasciare il lato virtuosistico, svettando sia in acuto con una forza e colore sopranili, che con precisione vertiginosa nelle agilità. Il rondò finale le ha garantito un vero e proprio, e meritatissimo, trionfo.

Andrea Merli

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