TARRAGONA (Spagna): Manon Lescaut – Giacomo Puccini, 10 marzo 2024

TARRAGONA (Spagna): Manon Lescaut – Giacomo Puccini, 10 marzo 2024

Manon Lescaut

opera in quattro atti

di Giacomo Puccini


Direttore Elio Orciuolo

Regia, scene e costumi Carles Ortiz

Personaggi e Interpreti:

  • Manon Lescaut Carmen Solís
  • Des Gieux Enrique Ferrer
  • Lescaut Milan Perišić
  • Edmondo Jorge Juan Morata
  • Geronte Juan Carles Esteve
  • Maestro di ballo Carles Ortiz
  • Un músico Laura Obradors
  • Un oste Quim Cornet
  • Un lampionaio Andrés Rodríguez
  • Sergente Alejandro Chelet
  • Comandante Lluís Vergés

 

 

Coro Amici dell’Opera di Sabadell

Orchestra Sinfonica di Valles

Teatre Tarragona, 10 marzo 2024


photo©A-Bofill

 Giunta alla 41esima stagione la “Temporada” della Asociaciò d’Amics de l’Ópera de Sabadell e al 36esimo ciclo de Ópera Catalunya, garantisce la diffusione capillare sull’intera regione partendo dal Teatre La Farandula di Sabadell e toccando ben dodici città della Catalogna, ivi compresa la capitale Barcellona, con puntate anche a livello nazionale, per esempio al Palacio de Festivales di Santander, capitale della Cantabria. La direzione artistica è ancora e sempre affidata a Mirna Lacambra, soprano che il sottoscritto ebbe modo di ammirare varie volte sulle scene del Teatre Liceu ai tempi dell’ormai remota gioventù, la quale varcata la venerabile soglia dei novanta con incredibile energia, capacità organizzative ed indubbia preparazione musicale, garantisce un livello artistico che non teme confronti con i più prestigiosi teatri, pur disponendo di mezzi economici ben lontani da quelli disponibili nelle grandi istituzioni e, soprattutto, con un occhio attento ai giovani valori e talenti, non solo nazionali. Numerosi gli artisti che hanno mosso i primi passi al Teatro La Farandula di Sabadell e poi hanno preso il volo: per tutti vorrei ricordare il soprano Saioa Hernández ed il regista Stefano Poda. Un lavoro ed una determinazione incredibili nel sostenere l’opera che raggiunge, così, a prezzi accessibili ad ogni strato sociale un pubblico sempre più vasto e sempre più entusiasta.

photo©A-Bofill

Se n’è avuta conferma assistendo alla recita pomeridiana di Manon Lescaut, titolo che con Madama Butterfly già andata in scena e la prossima Turandot celebra l’anniversario pucciniano, che segue le prime tre recite tenute a Sabadell, popolosa città industriale “satellite” di Barcellona, punto di partenza del circuito. Il Teatre Tarragona, moderno e funzionale, capiente di circa 700 posti, era praticamente esaurito. Il pubblico ha decretato un franco successo condito pure da frequenti applausi a scena aperta.

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Il regista, che pure ha firmato i costumi, Carles Ortiz, lo scenografo Jordi Galobart ed il datore di luci David Gálvez, hanno garantito uno spettacolo giustamente didascalico, facile da seguire anche per un pubblico ignaro della trama dell’opera, in cui sono state scrupolosamente rispettate tutte le didascalie del libretto e rispettato il ritmo del succedersi delle scene musicali. Oggi come oggi ciò risulta quasi una provocazione, laddove ci si impone cambi d’epoca e drammaturgie cervellotiche. Del resto la scena deve adattarsi, praticamente senza possibili prove intermedie giacchè le puntate nelle varie località avvengono in giornata, a spazi molto diversi per quanto riguarda i palcoscenici, le dimensioni del golfo mistico, l’ampiezza della sala: si passa da teatri all’italiana di misure ridotte a auditori concepiti per multifunzionalità, non solo musicali.

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Dunque si richiedono doti di elasticità, non solo fisica riguardante le quinte, ma pure rispetto alla recitazione. Va detto che il risultato, nonostante le difficoltà nel montare le scene che hanno comportato a Tarragona delle pause prolungate tra gli atti (l’opera si è presentata con un solo intervallo) è stato ottimo come ha manifestato il pubblico applaudendo i responsabili della parte visiva alla ribalta finale.

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Successo anticipato da accoglienza entusiastica a tutti gli interpreti, molti dei quali prestati dalle file dell’ottimo Coro Amics de l’Ópera de Sabadell diretto da Daniel Gil de Tejada: il valido Lampionaio, il tenore Oriol Luque, il Maestro di ballo dalla cadenza francese Carles Ortiz, l’ottimo Oste del basso Quim Cornet, il Musico del soprano Laura Obradors, i puntuali Alejandro Chelet e Lluis Vergés, rispettivamente Sergente e Comandante nel terzo atto.

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Di bel colore baritonale, chiaro e brillante, l’aitante Lescaut dell’artista serbo Milan Perisic, voce grave e ben proiettata quella dello scenicamente esilarante Geronte di Ravoir del basso di Barcellona Juan Carlos Esteve, di eccezionale bravura sia musicale che scenica il mercuriale Edmondo del tenore di Valencia Jorge Juan Morata, dalla voce di gradevole timbro, assai ben proiettata.

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Seguo dai suoi esordi il tenore madrileno Enrique Ferrer, qui vigoroso Renato Des Grieux, il quale ha brillato in tatnti importanti ruoli al Teatro La Zarzuela della sua città. Ha sviluppato negli anni una vocalità di lirico spinto potente, timbratissimo negli acuti e veemente nell’emsione da autentico tenore “espada” che ricorda tanto il suo maestro e mentore, l’indimenticato tenore Pedro Lavirgen. Disinvolto nel primo atto, che per le caratteristiche vocali gli risulta il più impegnativo, prende il volo a partire dal duetto col soprano nel secondo atto, riuscendo toccante nel drammatico a solo “Ah Manon, mi tradisce il tuo folle pensiero”, toccando l’apice nel “No, pazzo son!” del terzo atto, scatenando giustamente il pubblico. Una presenza, la sua, solida, sicura e interpretativamente travolgente.

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Alla recita di Tarragona Manon è stata il soprano estremeño di Badajoz Carmen Solis, un’artista che, inspiegabilmente, è titolare quasi sempre dei secondi cast quando, in verità, ha doti di eccezionale interprete e splendida vocalista. La voce si espande in giusta misura e non risulta mai sopraffatta nemmeno nei pieni d’orchestra. L’acuto è sicuro ed emesso perfettamente sia in pianissimo che di forza. Il suo legato, il fraseggio e l’accento sono di alta scuola e molto convincenti da un punto di vista drammaturgico. L’è riuscito di essere credibile tanto nel timido ingresso al primo atto, quanto coquette e nostalgica nel secondo, siglando un ammirevole “In quelle trine morbide” e poi un appassionato, seducente duetto col tenore. Infine il suo “Sola, perduta abbandonata” è stato veramente da brivido: bravissima.

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Per concludere la prova dell’ottima Orquesta Simfònica del Valles, una bella realtà catalana, che ubbidiva alla bacchetta del Maestro italiano Elio Orciuolo, una presenza abituale nel circuito catalano.

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La abilità del Maestro, dalla ormai lunga e solida carriera internazionale, sta non solo nell’evidenziare le infinite bellurie di questa meravigliosa partitura in cui per la prima volta Puccini usa non solo il Leitmotiv wagneriano, ma addirittura ne sfrutta il celebre accordo del Tristano, bensì accompagna e sostiene idealmente le ragioni del palcoscenico respirando in perfetto accordo con i solisti. Ciò che rende ancora più ammirevole il suo lavoro sta nella capacità di ridurre ed ampliare l’orchestra sulla base dello spazio dei vari teatri: qui a Tarragona assai limitato, tant’è che l’arpa era posta in un angolo della platea. In questi casi ti salva solo la grande professionalità e la lunga esperienza, doti non comuni che Orciuolo possiede e domina alla perfezione.

Andrea Merli

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