BARCELLONA: Turandot – Giacomo Puccini, 16 dicembre 2023
Turandot
opera in 3 atti e 5 quadri
su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
lasciata incompiuta dal compositore Giacomo Puccini
Direttore Diego García Rodríguez
Regia Núria Espert
ripresa da Barbara Lluch
Personaggi e Interpreti:
- La principessa Turandot Elena Pankratova
- L’imperatore Altoum Sigfrido Gerusalemme
- Timur Marco Mimica
- Il principe ignoto, Calaf Michele Fabiano
- Liù Maria Agresta
- Ping Manel Esteve
- Pang Moisés Marín
- Pong Antoni Lliteres
- Un mandarino Davide Lagares
Scenografia Ezio Frigerio (†)
Coreografia Marco Berriel
Progettazione di costumi Franca Squarciapino
Illuminazione Vinicio Cheli
Assistente alla regia Anna Ponces
Assistente alla coreografia Elisa Morris
Assistente ai costumi Laura Lo Surdo
Produzione
Gran Teatre del Liceu e Asociación Bilbaína de Amigos de la Ópera (ABAO)
Assistente del direttore musicale Diego García Rodríguez
Assistenti musicali Rodrigo de Vera, Françoise Ferrand, David-Huy Nguyen-Phong e Jaume Tribó
Cor Infantil de l’Orfeó Català (Glòria Coma, direttore)
Coro del Gran Teatre del Liceu (Pablo Assante, direttore)
Orchestra Sinfonica del Gran Teatre del Liceu
Gran Teatre del Liceu, 16 dicembre 2023
Ultima di una serie di ben quindici repliche quella a cui si riferisce la cronaca: Turandot, nell’allestimento firmato da Frigerio & Squarciapino per le scene ed i costumi, con la regia di Nuria Espert, lo spettacolo che inaugurò il “nuovo” e terzo Liceu nell’ottobre del 1999, ha registrato ogni sera il “tutto esaurito”. A riprova che si tratta di un capolavoro che appassiona il pubblico, specie se rappresentato nella sua originale e fastosa monumentalità.
La ripresa è stata condotta dalla nipote della celebre attrice e regista, Barbara Lluch, la quale ha per l’occasione optato per il finale originale e trionfale dei due protagonisti uniti da un lungo bacio davanti alla corte imperiale al gran completo, laddove nella discutibile interpretazione della nonna, la Principessa di gelo, per nulla sedotta dal bacio dell’Ignoto, primo lo pugnalava uccidendolo e quindi si suicidava con lo stesso strumento. E meno male.
Ovviamente, vista la quantità di recite, erano previsti più cast, tenendo conto anche dei mali di stagione che puntualmente e vicendevolmente hanno colpito alcuni degli interpreti. Prima che iniziasse la recita il direttore artistico, Victor García de Gomar, ha annunciato che Maria Agresta, seppur raffreddata, avrebbe comunque sostenuto il ruolo dell’infelice Liu. Inutile dire che la Agresta ha cantato benissimo, che le medicine probabilmente ingurgitate ed inalate le hanno garantito squisite messe in voce, una sua “specialità”, fiati ammirevoli (per tutti quello della sognante frase “perché un dì nella reggia mi hai sorriso”), dinamiche amministrate con precisione e pertinenza, acuti smaglianti ed un fraseggio davvero ammirevole. L’applausometro, vi fosse stato, avrebbe registrato per lei l’ovazione più lunga e frenetica alla ribalta finale.
Laddove si sono garantiti un bel successo il soprano Elena Panakratova, squillante in acuto e ben modulata nel canto, dove però la parola non era sempre scandita a dovere. La voce, che si ricordava liricamente più imponente, si schiarisce in zona medio grave, per carità con suoni sempre ben emessi, ma al punto di risultare più chiara di quella di Liu. Trionfo anche per il tenore Michael Fabiano, ormai di casa al Liceu: un professionista solido, una garanzia in ogni recita. La voce perde qualità in acuto – con un vano tentativo di raggiungere la variante acuta del Do in “ardente d’amor” – ma è sonora quanto basta per fargli ottenere l’unico applauso a scena aperta dopo il fatidico “Vincerò” che buona del pubblico canticchiava sommessamente. Assai brave, sia vocalmente che scenicamente, le tre maschere: Ping, il baritono Manel Esteve altra garanzia in qualsiasi cast, Pang, il tenore Moisés Marín che possiede una importante voce lirica ed il non meno agile e scattante Pong del tenore Antoni Literes. Funzionale il Mandarino del basso David Lagares, così come è pervenuta da dietro le quinte la voce del Principe di Persia, il tenore Carlos Cremades. Vanno menzionate le perfette ancelle di Turandot, il soprano Alexandra Zabala e il mezzo soprano Mariel Aguilar. Buon ultimo, si vorrebbe aggiungere, l’imperatore Altoum del veterano Siegfried Jerusalem, non fosse che questa ultima fatica se e ce la poteva risparmiare, lasciandoci il ricordo della sua brillante carriera da wagneriano.
Benissimo coro, istruito a dovere da Pablo Assante, bravi pure i bimbi (un intero reggimento) dell’Orfeó Català dirretti da Glória Coma. Nelle ultime quattro recite sul podio è salito il giovane Maestro Diego García Rodríguez, già assistente del M.o Luisotti, che si è dimostrato assolutamente all’altezza della situazione, anzi costituendo una gradevole sorpresa. Lo si attende in altre prove con buona speranza di vederlo imporsi sulle scene internazionali.
Andrea Merli