MADRID: Las golondrinas – José María Usandizaga, 15 novembre 2023
LAS GOLONDRINAS
José María Usandizaga
Direzione Juanjo Mena
Regia Giancarlo del Monaco
Personaggi e Intepreti:
- Disco Gerardo Bullón
- Lina Raquel Lojendio
- Cecilia Ketevan Kemoklidze
- Juanito Jorge Rodríguez-Norton
- Roberto Javier Castañeda
Scenografia William Orlandi
Costumi Jesús Ruiz
Luci Vinicio Cheli
Aiuto regia e movimento coreografico Barbara Staffolani
Orchestra della Comunità di Madrid
Proprietario del Teatro La Zarzuela
Direttore del Coro del Teatro La Zarzuela Antonio Fauró
Teatro de la Zarzuela, 15 novembre 2023
La ripresa di uno spettacolo che debuttò nel 2016, per la regia di Giancarlo Del Monaco, con le scene di William Orlandi, i costumi di José Ruiz ed il disegno di luci di Vinicio Cheli, ci permette di assistere all’opera di José Usandizaga (1887 – 1915) Las golondrinas (Le rondini).
L’infelice compositore, dalla figura sciancata a causa di una frattura del bacino nella prima infanzia e che morì 28enne di tubercolosi circa un anno dopo la “prima” avvenuta al Teatro Circo Price di Madrid il 5 febbraio del 1914, fu ispirato dalla novella Saltimbanquis scritta a quattro mani da Gregorio Martínez Sierra e dalla consorte María de la O Lejárraga, i quali firmarono pure il libretto i cui versi furono addirittura anticipati, in fase compositiva, dallo sgorgare fluente e generoso della musica dalla mente del geniale e precoce Autore. La prima versione fu in forma di zarzuela, con la consueta parte recitata ed ottenne sin dall’inizio un incredibile successo, grazie anche ai due artisti che impersonavano i personaggi di Puck e Lina, la coppia nella scena come nella vita formata da Emilio Sagi Barba, baritono di grande successo e la non meno famosa Luisa Vela, soprano. Il fratello Ramón Usandizaga, compositore anch’esso, completò il lavoro di trasformazione in opera musicando le parti di collegamento, sempre sostenuto dalla librettista María de la O Lejárraga. In questo nuovo formato l’opera debuttò al Gran Teatro del Liceo di Barcellona il 14 dicembre del 1929 ottenendo un trionfo grazie anche al baritono Carlo Galeffi che ne fu protagonista e che partecipò ad una prima incisione di una selezione in 10 dischi a 78 giri realizzata in quell’occasione e che, fortunatamente, è giunta a noi riversata in CD.
Questa in breve la genesi di un’opera – che tale è a tutti gli effetti – destinata a creare un precedente nel teatro musicale ispanico. Usandizaga era, se pur giovanissimo, al suo secondo lavoro teatrale; egli elude il folclore tipicamente spagnolo nel sinfonismo che occhieggia piuttosto ai russi, in particolare all’ammirato Rimsky-Korsakov autore di quel Capriccio spagnolo che gli era assai noto; nella melodia s’avverte l’eco del periodo vissuto a Parigi dall’Autore, allievo di Vincent d’Indy, alla ricerca di una strada nuova nella pur rigogliosa produzione di musica nazionale. Ne Las golondrinas si ascoltano richiami a motivi popolari baschi – la sua prima opera Mendi Mendiyan (Alta montagna) infatti fu composta su un testo nella lingua madre – particolarmente in alcuni ritmi cullanti, come quello che cadenza l’aria “Caminar… caminar sin descansar” che ci presenta il protagonista Puck, pensato per il timbro baritonale, ma spesso interpretato anche dai bassi. L’uso del Leitmotiv per definire la personalità dei caratteri, il canto che fluisce spesso senza soluzione di continuità dalla formula chiusa dell’aria e duetti a melologhi in una sorta Sprechgesang di modello wagneriano, garantiscono comunque una spiccata ed inconfondibile personalità, legata soprattutto alla ricchezza dei motivi ed all’armonia delle melodie.
La trama è molto interessante ed attuale poiché affronta, certo incoscientemente per i tempi, il tema della prevaricazione maschile, della violenza di genere (Puck forza e picchia la pur amata Cecilia davanti ai compagni sbigottiti) e con grande anticipazione l’incomunicabilità, che qui assume i sintomi della paranoia, che ritroveremo nei film di Antonioni e pure quell’ambiente misero, squallido che poi Fellini rese poetico ne “La Strada”.
Giancarlo Del Monaco è riuscito mirabilmente a fare emergere tutto ciò da una trama che potrebbe essere il sequel dei Pagliacci, per il gioco del “teatro nel teatro” che si svolge nel secondo atto con la Pantomima in cui Colombina e Pierrot deridono e sbeffeggiano Pulcinella e perché Cecilia, come Nedda, è stata “raccolta dalla via” e, pure lei come le rondini, aspira a prendere il volo, alla fama e alla ricchezza, a sottrarsi insomma dalla vita raminga di una compagnia girovaga di saltimbanchi. Puck la perde, la ritrova e ci ricasca, sebbene Lina segretamente innamorata di lui cerchi di trattenerlo. Di nuovo deluso, si sente tradito e la uccide (fuori scena, va detto) perché lei “rideva e poi rideva”, ormai completamente folle.
Spettacolo in bianco e nero, salvo l’esplodere dei colori durante la Pantomima resa con felice realismo da un gruppo di sette bravissimi giocolieri, di rara eleganza e massima attinenza, che ha consentito lo svolgersi fluido dell’azione senza interruzioni. Benissimo l’Orquesta de la Comunidad de Madrid, titolare del Teatro de la Zarzuela, ed il coro istruito da Antonio Fauró. A dirigere il Maestro Juanjo Mena, con polso sicuro e con slanci di grande enfasi e volo nei brani sinfonici, in particolare il bellissimo preludio al terzo atto che riprende il motivo dell’aria di Puck; perfetta la tenuta del rapporto con la scena dove si è apprezzato un cast molto preparato ed omogeneo anche nei brevi ruoli di fianco: il vecchio Roberto, padre di Lina, il basso Javier Castañeda, Juanito fratello di Lina, il tenore Jorge Rodriguez Norton il quale nella Pantomima veste i panni di Charlot, e pure il Cavaliere, protettore di Cecilia, Mario Villoria uscito dalle fila del coro.
La parte di Cecilia, donna fatale ed irrequieta che lotta per la sua emancipazione, ha trovato in Ketevan Kemolklidze un’interpretazione credibile, seppure la voce suoni a tratti in gola e l’articolazione della parola cantata non sempre ottenga il risultato della comprensibilità. Coinvolta nel trionfo finale che ha accolto tutta la compagnia dove ha primeggiato il baritono Gerardo Bullón, sia per il temperamento e la partecipazione attoriale resa con estrema veridicità nel sottolineare la progressiva pazzia del pagliaccio Puck, sia per la generosità del timbro e la fluente voce che scorre senza problemi e affronta il finale, con le terribili risate del folle, con un realismo da brivido. Bravissima la Lina del soprano Raquel Lojendo, chiamata ad un impegno vocale ed interpretativo notevole poiché deve passare psicologicamente dal ruolo della giovinetta innocente e sprovveduta a quello della donna sofferente, gelosa e finalmente generosa nell’accettare dal suo amato anche le colpe. Quindi deliziosa nel canto sia nei duetti iniziali con Cecilia quanto nell’a solo che apre il secondo atto e poi nel drammatico finale.
La recensione si riferisce alla terza recita, a teatro esaurito che questuanti alla ricerca di un biglietto all’ingresso del teatro: la zarzuela, l’opera spagnola, non conoscono crisi!
Andrea Merli