MILANO (Rosate): Rigoletto – Giuseppe verdi, 11 giugno2023

MILANO (Rosate): Rigoletto – Giuseppe verdi, 11 giugno2023

RIGOLETTO

Giuseppe Verdi


Direttore Marco Alibrando

Regia e scene Gianmaria Aliverta

rielaborazione musicale  Giacomo Mutigli

clarinetto Simone Zaffarono

violoncello Katia Bannik

fisarmonica Katerina Haidukova

 

Personaggi e Interpreti:

  • Il Duca di Mantova Giuseppe Infantino
  • Rigoletto, suo buffone di Gustavo Castillo
  • Gilda, figlia di Rigoletto Sabrina Sanza
  • Maddalena, sorella di Sparafucile Camilla Antonini
  • Giovanna, custode di Gilda Camilla Antonini
  • Il Conte di Monterone, Sparafucile Federico De Antoni
  • cortigiani Giordano Buset, Francesco Esposito

costumi Sara Marcucci

 

 

Cascina Paù, 11 giugno 2023


La associazione VoceAllOpera, capitanata da Gianmaria Aliverta porta di nuovo nello spazio campestre costituito dalla Cascina Paù, immersa nella natura verdeggiante e rigogliosa del comune di Rosate e proprietà della Dottoressa Maria Candida Morosini, nominata quest’anno Cavaliere della Repubblica dopo aver ricevuto nel 2021 l’ambito Ambrogino d’Oro per indiscussi meriti nel sostenere, da autentica Filantropa, l’arte e la musica e l’associazione, di cui è Presidente Onorario, il ché si traduce in “Angelo Custode” o “Fata madrina”.

Questa volta, toccando il tetto delle dieci rappresentazioni nel corso degli anni, è la volta di una riduzione del verdiano Rigoletto, opera dello stesso ed inesauribile Aliverta che ne cura pure la regia ed imbastisce un’efficiente scena “minimal” nel palco appositamente costruito per rendere fruibile la recitazione davanti ad un pubblico di oltre 200 persone. Fondamentale il sostegno, oltre che della Padrona di casa, che poi offre un ghiotto ed abbondante pranzo nel frutteto giardino della cascina, del sindaco di Rosate, Carlo Tarantola, che offre il supporto “tecnico” di indispensabili tendoni per proteggere il pubblico dal sole del pomeriggio già infuocato di giugno e tutte le sedie per il pubblico.

Aliverta, con un’esperienza che gli viene pure dal recente incarico di docente di arte scenica alla Scuola Civica milanese, introduce l’opera con un breve e chiarificatore sunto -mai dare per scontato che il pubblico conosca le trame delle opere, siano pure famose- e soprattutto spiega la sua scelta drammaturgica, non nuova giacché si è vista in una precedente edizione dell’opera allo Spazio 89 di Milano, di rappresentare la deformità -morale più che fisica- del protagonista con una sensibilità moderna: dunque non più il “buffone deforme e gobbo” tramandato da Piave, bensì un uomo che si traveste e procura piaceri “proibiti” ed orgiastici al suo padrone; che sia questi un Duca e venga definito come tale nel libretto poco conta, potendo essere tranquillamente, giusto per fare un esempio, un capo malavitoso.

Va detto subito che l’idea, in questo contesto, è parsa vincente e che il pubblico alla Cascina Paù lo ha recepito senza “sussurri e grida” come probabilmente sarebbe capitato in un teatro assiepato da melomani intransigenti. Anzi ha assai gradito prolungandosi in lunghi e sostenuti applausi, dispensati anche in corso della esecuzione.

Ovviamente si è trattato di una riduzione musicale, ma lo strumentale, costituito da tre strumentisti che hanno eseguito la rielaborazione musicale apprestata abilmente da Giacomo Mutigli, è parso non solo più che sufficiente, particolarmente alla rustica ambientazione: assai bravi e giovanissimi il clarinettista Simone Zaffarono, la violoncellista Katia Bannik e alla fisarmonica Katerina Haidukova. Il Maestro Marco Alibrando, poi, è sempre una garanzia e non solo per le recite di VoceAllOpera di cui ormai è veterano ed indispensabile colonna. Ideale nel gestire un palcoscenico in cui si sono mossi cinque solisti, essendo due di loro impegnati in doppia parte: Monterone e Sparafucile, nella voce tenebrosa e promettente del trentenne ed imponente per altezza basso Federico De Antoni e Giovanna monacale, ma con le intenzioni della manzoniana di Monza però, e quindi procacissima e discinta Maddalena del mezzosoprano Camilla Antonini, assolutamente credibile scenicamente e vocalmente.

La Gilda del soprano Sabrina Sanza è un’altra bella certezza e conferma: voce dal bel timbro, notevole estensione (ivi compreso il Mi bemolle della “Vendetta”) e soprattutto usata con dovizia di colori, messe in voce e ottime intenzioni interpretative. Il Duca del “neo vincitore” della recente edizione del Concorso “Giancarlo Aliverta”, Giuseppe Infantino, colpisce per la baldanza e veemenza scenica e vocale, per una qualità vocale bella, luminosa e squillante ed è lecito aspettare da lui un brillante futuro. Su tutti va lodato, però, con menzione speciale il baritono venezolano Gustavo Castillo, che frequenta l’Accademia della Scala, al debutto assoluto di Rigoletto, messo in gola, tra l’altro, in tempo record. Ci vuole molto coraggio, è vero, ma qui siamo di fronte ad un elemento dalla tecnica già agguerrita che gli permette, sebbene in versione ridotta, di venirne fuori a testa alta da un impegno, vocale e fisico (poiché è lui il “travestito”) da far tremare i polsi. Voce ampia, ben sostenuta, completa su tuta la gamma: da non perdere di vista.

La scena si arricchiva dei costumi di Sara Marcucci, che ha fatto letteralmente miracoli vestendo pure le quattro comparse, due di loro nominate nel foglio di presentazione: Giordano Buset e Francesco Esposito, che han dato prova di essere bravi Cortigiani e, le due ragazze mascherate, licenziose carampane, una di loro figlia di Monterone.

Del successo si è detto, del ricco buffet lasciamo spazio alla immaginazione di chi ci legge aggiungendo solo che, come sempre, era squisito ed abbondante, anche nelle libagioni.

Andrea Merli

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