SKOPJE (Macedonia del Nord): Nabucco – Giuseppe Verdi, 9 maggio 2023
Giuseppe Verdi
NABUCCO
51 MAY OPERA EVENINGS
Opening ceremony
Premiere 9 maggio 2023
Direttore Daniele Agiman
Regia Renato Bonajuto
Personaggi e Interpreti:
- Nabucco Marjan Jovanoski
- Abigaille Zlata Toshevska
- Fenena Irena Kavkalevska
- Ismaele Zoran Sotirov
- Zaccaria Igor Durlovski
- The great priest Dime Petrov
- Anna Katerina Stojanovska
- Abdallo Jane Dunimagloski
Scene Flavio Arbetti
Costumi Artemio Cabassi
Coreografia Maja Mitrovska Bogojevska
Luci Milcho Aleksandrov
Teatro Nazionale d’Opera e Balletto, 9 maggio 2023
Torno dopo oltre dieci anni a Skopje, capitale della repubblica macedone del nord, e la trovo profondamente cambiata: ai tempi era tutto un cantiere di nuovi edifici, molti dei quali in ampolloso stile neoclassico, ora in gran parte completati e con un centro storico che, nonostante la ricostruzione a più fasi seguita il devastante terremoto del 1963, ha acquistato una sua personalità specie dal lato del fiume dove si snoda un labirinto di stradine che costituiscono l’antico Bazar, e pure per la grande quantità di statue, la maggior parte sui ponti e lungo i margini del fiume Vardar che la attraversa. La città conta circa 550 mila abitanti, oltre un quarto dell’intera popolazione che supera di poco i 2 milioni di abitanti.
È pur vero che i macedoni nel mondo – come del resto altri popoli obbligati alla diaspora – sono tantissimi, costituendo comunità autonome specie in Australia, Canada e Stati Uniti d’America. Personalmente mi colpisce sempre il fatto che in Paesi relativamente piccoli o, comunque, con una popolazione non numerosa come la nostra e per certi versi lontani dalla nostra cultura, si mostri un’attenzione e si sviluppi grande passione per l’opera. Quando poi, come in questo caso, si riesce ad allestire uno spettacolo con interpreti “nazionali”, faccio sempre il parallelo con l’Italia: come se, per esempio in questo caso, si decidesse di allestire Nabucco solo con artisti residenti a Milano.
Il 51esimo Festival di Maggio, che procederà poi con serate dedicate alla danza, Il lago dei cigni, ed altri appuntamenti con la musica lirica: Carmen, Traviata, Messa di requiem di Verdi, ed Aida, si è inaugurato con il più “risorgimentale” titolo verdiano. Il sovrintendente (qui General Manager) Vaso Ristov ed il direttore artistico Dejan Proshev, hanno affidato l’allestimento ad artisti italiani che, una volta approvato il progetto, hanno lavorato in loco per oltre 45 giorni e dunque la produzione, costruzione delle scene e preparazione dei costumi, è merito delle maestranze locali. Si tratta, e non potrebbe essere altrimenti, di uno spettacolo che rispetta storia, epoca e drammaturgia – evento raro oggi giorno – nel segno della più consolidata tradizione italiana. Le scene, costituite da suggestivi pannelli mobili ed elementi corporei imponenti, recano la firma di Flavio Arbetti, i costumi sono creazioni di altissima scuola di Artemio Cabassi il quale ha sempre uno stile ed una classe, nella qualità e negli accostamenti cromatici, inconfondibile, alle luci ci pensa Milcho Aleksandrov, ottenendo atmosfere di grande effetto, specie nell’attesissimo coro degli ebrei al terzo atto. I movimenti coreografici, armonicamente inseriti, li ha realizzati Maja Mitrovska Bogojevska.
Renato Bonajuto, assistito dalla indispensabile Teresa Gargano, ripropone un’azione fluida, con gestione esemplare delle masse e della numerosa comparseria, attento anche all’interagire tra gli interpreti. Un lavoro di equipe che il pubblico che ha stipato la sala alla “prima”, tra cui operatori di altri teatri internazionali e – meno male – pure la rappresentanza dell’ambasciata italiana in Macedonia, ha molto apprezzato.
La direzione d’orchestra dell’ottima orchestra e del valente coro, questo istruito da Jasmina Gjorgjeska, è stata affidata al Maestro Daniele Agiman, il quale ha condotto con polso sicuro l’operazione in porto, con piglio quarantottesco che si è notato già durante la sinfonia, ma anche con opportuno sostegno dei solisti in palcoscenico. Tutti macedoni, è il caso di ricordarlo: il prestante baritono Marjan Jovanoski, di ormai lunga carriera internazionale specie in area tedesca, si è calato con vigore e forza nel ruolo del protagonista. Voce potente di bel colore e ben emessa, ha trovato pure i colori e l’intensità di un accorato “Dio di Giuda”, risultando sicuro tanto in acuto quanto in zona medio grave e fraseggiando con belle intenzioni. Zlata Toshevska si è imposta come Abigaille veemente, ma anche incline alle mezze voci e al conto sul fiato, brillante in acuto, lanciato di forza, e pure emozionante nell’uso di mezze voci e messe in voce, dominando l’intera tessitura. Si tratta di un soprano di natura squisitamente lirica, ma che evidentemente non soffre nel repertorio spinto con buona tenuta anche in zona centrale e bassa. Ricorda, anche fisicamente, la giovane Caballé e ciò serva da augurio oltre che come apprezzamento.
Rivelazione della serata il giovane basso Igor Durlovski, Zaccaria: impressionante per proiezione e colore, con una zona grave naturalmente tenebrosa e scurissima, in considerazione poi dell’apparente giovane età, ma anche sicuro in acuto e maturo musicalmente: elemento a cui è fin troppo facile pronosticare una brillante futura carriera internazionale. Il resto del cast ha annoverato un gruppo di affidabili professionisti. Iniziando dal tenore Zoran Soritov, Ismaele, che ha garantito la sostanziale tenuta e che negli anni in loco ha affrontato ed affronta un enorme repertorio. Lo stesso dicasi del mezzosoprano Irena Kavkavkalevska, Fenena, voce non più freschissima, ma solida artista. Completavano le parti minori il soprano Katerina Stojanovska, musicale e puntuale Anna, il tenore Jane Dunimagloski, Abdallo ed il basso Dime Petrov, Gran Sacerdote che si è fatto prendere dall’emozione in alcune frasi, ma che potrebbe sviluppare un buon materiale.
Andrea Merli