LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: La Gioconda – Amilcare Ponchielli, 20 aprile 2023

LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: La Gioconda – Amilcare Ponchielli, 20 aprile 2023

La Gioconda

Amilcare Ponchielli

su libretto di Arrigo Boito
(firmatosi con lo pseudonimo e anagramma di Tobia Gorrio)

Direzione d’orchestra Roberto Rizzi Brignoli
Regia Carlo Antonio De Lucia

Personaggi e Interpreti:

  • La Gioconda Saioa Hernández
  • Laura Adorno Annalisa Stroppa
  • La Cieca Yulia Mennibaeva
  • Enzo Grimaldo Francesco Pio Galasso
  • Barnaba Roman Burdenko
  • Alvise Badoero Simón Orfila
  • Zuàne Isaac Galán
  • Isèpo Manuel García
  • Un cantore Isaac Galán
  • Un pilota Isaac Galán

Direzione del coro Olga Santana Correa
Pianoforte Tommaso Mascher
Scenografia Daniele Piscopo

Orquesta Filarmónica de Gran Canaria

Coro del Festival de Opera

Teatro Pérez Galdós, 20 aprile 2023


Dopo quaranta anni di assenza La Gioconda torna al Teatro Pérez Galdós ottenendo un successo trionfale grazie ad un cast ben assortito. Precedentemente vi era giunta con protagonisti il soprano Hana Janku e Carlo Bergonzi, nel 1974 e nel 1983 con Ghena Dimitrova e Piero Visconti, tra gli altri.

Quando finalmente hai riunito un cast idoneo per quest’opera, che richiede ben sei fuoriclasse, ti rendi conto che avresti potuto allestire più facilmente un Don Carlo”. Questa battuta, non priva di fondamento, sfuggì di bocca tempo fa ad un direttore artistico. Ulises Jaen, direttore artistico della ACO (Amigos Canarios de la Ópera) ha fatto le cose in grande, sebbene diversi ostacoli abbiano intralciato il cammino di questa felice produzione locale. La protagonista prevista, il soprano uruguaiano José Maria Siri, ha dovuto rinunciare in corso di prove. Fortuna vuole che una “specialista” della parte, il soprano madrileno Saioa Hernández fosse libera di impegni e, nello specifico, felice di cantare a fianco del compagno, in breve marito, il tenore di Foggia Francesco Pio Galasso, qui nei panni di Enzo Grimaldo. Secondo inciampo, forse prevedibile dati i tempi, ma che ha colto alla sprovvista i responsabili della gestione artistica, a tre giorni dalla “prima” il rifiuto di prestarsi alle danze da parte dei ballerini ucraini del Teatro Nazionale di Odessa, pare per un tassativo ordine giunto dal loro governo, per la presenza di due artisti russi nel cast: il baritono Roman Burdenko, interprete di Barnaba, il contralto Yulia Mennibaeva, la Cieca: la cultura, l’arte, dovrebbero unire e non dividere, essere segno di pace e distensione, ma purtroppo i venti di guerra soffiano odio ed intolleranza. E così, all’ultimo momento, si è deciso di eseguire a sipario calato, come intermezzo sinfonico, la celeberrima “Danza delle ore”, riservando per la “Furlana” del primo atto un’azione mimica affidata al volenteroso coro, ubbidiente come sempre alla guida di Olga Santana.

Il pubblico, cui non è stato fornito il reale motivo della sospensione del balletto, ha comunque gradito moltissimo lo spettacolo iper tradizionale allestito da Carlo Antonio De Lucia, per la regia, con l’impianto scenico realizzato da Daniele Piscopo e le proiezioni e luci opera di Ibán Negrín. I costumi, un po’ raffazzonati a dirla tutta quelli del coro, provenivano dalla Sartoria Pipi Costumi Teatrali. Le lingue perfide potrebbero infierire definendolo un “concerto in costume”, ma di fatto questa illustrazione puntuale del libretto, rispettando luoghi, tempi e drammaturgia, è quella preferita dalla maggioranza degli spettatori. È pur vero che la recitazione rimane spesso affidata alla sensibilità del singolo, ma in questi casi estremi, con scarse prove e cambi nel cast, garantire una gestione fluida e musicale in palcoscenico è prioritario e certo non c’è spazio per approfondimenti di carattere socio-psico-analitico, ammesso e non concesso che quest’operona scapigliata ed il libretto di Tobia Gorrio lo ammettano. Dunque, tutto è filato liscio e qual poco che c’era a disposizione, di attrezzo come di figurazione, è stato gestito con professionalità ed eleganza.

Altrettanto si può dire della lettura imposta dal Maestro Roberto Rizzi Brignoli, al suo debutto a Las Palmas de Gran Canaria, tenendo conto dei brevi tempi e degli inciampi di cui sopra: una impostazione solida, a tratti fin troppo rigida laddove ci si sarebbe aspettata una maggiore espansione nel canto, ma la fatidica quadratura del cerchio è stata compiuta merito soprattutto dalla magnifica Orquesta Filarmónica de Gran Canaria in grande spolvero. Dopo la “Danza delle Ore” nel terzo atto un lungo applauso ha gratificato i musicisti.

Nel cast tutti son parsi perfettamente calati in parte. Dal tenore Manuel García, Isèpo ed una Voce, al baritono Isaac Galán che ha dato voce a Zuane, al Barnabotto ed al Pilota con ottimi risultati. Tolta la protagonista, che di Gioconda ha fatto una sorta di “biglietto da visita” e che presto la porterà a Sidney debuttando in Australia, tutti erano al debutto delle relative parti. Simon Orfila, basso di Minorca, ormai lanciato in grandi ruoli verdiani, si appropria con autorità di Alvise Badoero, parte ingrata che di fatto si esaurisce in una grande aria, un breve duetto e la partecipazione a due concertati. Non di meno è bastato per dare al prestante artista modo di emergere in “Ombre di mia prosapia” e di ottenere una meritata ovazione a fine aria e poi alla ribalta finale. Non conoscevo la giovane Yulia Mennibaeva, emersa dalla enorme provincia russa e che ora sta iniziando a piccoli, ma fermi passi una carriera nei teatri di mezza Europa: voce estesa, di ampio registro centrale con corposa discesa nel grave, sostenuto da un’emissione ferma e potente. Il suo esordio con “Figlia, che reggi il tremulo piè” già ha impressionato, per poi coronare con un sentito e controllatissimo “Voce di donna o d’angelo” il bellissimo concertato. Annalisa Stroppa, ormai presenza nota e rassicurante, ha creato una impulsiva, giovanile e fresca, Laura, appassionata nel duetto con Enzo e imperiosa in quello successivo con Gioconda. Una parte che le calza a meraviglia e che le ha garantito un franco successo. Roman Burdenko si impone tra i giovani baritoni della sua generazione. Voce ben impostata, dal timbro schietto baritonale e facile all’acuto, ha dimostrato ottimo fraseggio ed una dizione perfetta, primeggiando per armonici, ma essendo scultoreo in “O monumento!”, la pagina di Ponchielli che anticipa lo Jago di Verdi, e brillante nella ballata del secondo atto “Pescator affonda l’esca”. Ottimo e da seguire con attenzione.

Da seguire con altrettanta speranza il tenore Galasso, che personalmente avevo solo udito quale Macduff nel recente Macbeth al Liceu di Barcellona. La voce s’impone per la qualità del timbro, per la facilità nell’estensione e per una generosità di armonici che potranno aprirgli le porte di molti primari teatri. Qualità vocali cui si somma la cura nel fraseggio, una ricerca nei colori e sfumature dimostrata ampiamente nella pregevole esecuzione dell’aria del secondo atto “Cielo e mar” seguita da un’interminabile ovazione. Deve solo acquistare maggior sicurezza scenica, poiché si è intuito un certo impaccio e cercare di liberare l’estremo acuto che tende ad andare “indietro”, come si dice in gergo vocale. Una volta apportati questi aggiustamenti, per voce, figura e prestanza avremmo il “nuovo Corelli”!

Della Hernández si è già detto tutto e di più. Perfetta per la parte. Per la vocalità potente, completa, sicura nell’emissione sfogata, senza portamenti e suoni presi dal basso, con dominio delle dinamiche dal pianissimo (sensazionale “L’Enzo adorato” preso con un Si etereo, ma sostenuto da un fiato interminabile che ha ricordato la sua prima sostenitrice, Montserrat Caballé) al forte e fortissimo, sempre con suoni controllati e ben emessi. Dal punto di vista scenico pure dominatrice della parte, con una recitazione coinvolgente, mai gratuitamente plateale, imperiosa e dolcissima al tempo stesso. L’esecuzione di “Suicidio!” ha coronato una recita superlativa, ma ogni frase ogni accento meriterebbero una citazione. Bravissima e fortunati coloro che hanno potuto essere presenti a godere di questa ottima Gioconda, molti venuti apposta dal continente, dall’Italia in particolare.

Andrea Merli

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