PARMA: Adriana Lecouvreur – Francesco Cilea, 26 marzo 2023
ADRIANA LECOUVREUR
Musica
FRANCESCO CILEA
Opera in quattro atti su libretto di Arturo Colautti
Maestro concertatore e direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Italo Nunziata
Personaggi e Interpreti:
- Maurizio Riccardo Massi
- Il principe di Bouillon Adriano Gramigni
- L’abate di Chazeuil Saverio Pugliese
- Michonnet Claudio Sgura
- Poisson Stefano Consolini
- Quinault Steponas Zonyas
- Adriana Lecouvreur Maria Teresa Leva
- La principessa di Bouillon Sonia Ganassi
- Mademoiselle Jouvenot Vittoriana De Amicis
- Mademoiselle Dangeville Carlotta Vichi
- Un maggiordomo Damiano Lombardo
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Artemio Cabassi
Coreografo e regista assistente Danilo Rubeca
Luci Fiammetta Baldiserri
Assistente alle luci Oscar Frosio
ORCHESTRA DELL’EMILIA ROMAGNA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro Martino Faggiani
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
In coproduzione con Teatro Comunale di Modena
e Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Regio, 26 marzo 2023
Si tratta della ripresa dello spettacolo andato in scena la scorsa stagione al Teatro Comunale di Modena “Pavarotti-Freni” e a suo tempo recensito. Spettacolo minimale (scene di Emanuele Sinisi) costumi attuali (di Artemio Cabassi, sempre garanzia di estrema eleganza) regia di Italo Nunziata il quale supplisce con un’accurata gestione della scena un’ambientazione spartana: di fatto l’opera si svolge in un ipotetico palcoscenico in funzione meta teatrale. Il tutto, se non altro, funzionale all’azione ed al dipanarsi della vicenda. Luci, sempre azzeccatissime, di Fiammetta Baldiserri, coreografia di sei danzatori risolta con dignità da Danilo Rubeca .
La protagonista, il soprano Maria Teresa Leva, conferma le qualità non comuni: voce di lirico puro dosata con maestria in pianissimi e messe in voce, e pure grinta sufficiente per rendere il fatidico “Monologo di Fedra”, recitato con impeto e l’incontro scontro con la Principessa di Bouillon nel secondo atto. Forse abusa un po’ nel compiacersi in eterei pianissimi, spesso al limite dell’udibile, ma certo il suo è un bel cantare e come interprete riesce ad essere coinvolgente. A Parma nella parte della terribile Principessa, assatanata e vendicativa, abbiamo trovato il forte carattere di Sonia Ganassi, la quale si lancia in suoni di petto, imprescindibili e spara acuti con estrema efficacia, giovandosi scenicamente della lunga esperienza ed indubbia professionalità.
Il lato maschile è stato difeso dal tenore Riccardo Massi, baldo Conte di Sassonia. Il suo Maurizio ha l’irruenza dell’irresponsabile alfiere nel raccontare l’avventura del russo Mencikoff; trova anche gli accenti patetici in “L’anima ho stanca” e l’afflato amoroso della “Dolcissima effigie”. Memore di una sua poco felice prestazione in Norma al Liceu, qui l’ho trovato senz’altro più centrato stilisticamente e vocalmente. Ottimo il Michonnet del baritono Claudio Sgura, lui sempre impegnato in parti di “cattivo”, Barone Scarpia in Tosca o piuttosto Sceriffo Rance de La Fanciulla del West, riesce a dare senso all’umano e sincero personaggio, il più credibile di tutta la vicenda, con ricchezza di armonici, sicurezza musicale ed una voce che per timbro ha forte e chiara personalità. Molto bene anche l’Abate di Saverio Pugliese, un tenore che si è specializzato con profitto in ruoli di carattere e bene pure il Principe di Bouillon del giovane basso Adriano Gramigni, recitato con perfetto aplomb scenico.
Ben affiatato il quartetto dei Soci della Comédie: l’ironico Poisson di Stefano Consolini, il burbero Quinalt di Steponas Zonys e le bisbetiche Madamoiselle Jouvenot, Vittoriana De Amicis e Madamoiselle Dangeville, Carlotta Vichi. Dal podio il Maestro Francesco Ivan Ciampa si conferma direttore di polso ed imprime il giusto ritmo narrativo alla vicenda, concedendo ampi spazi lirici nei momenti richiesti, prestandosi alla giocosità e brillantezza dei molti pezzi d’assieme di architettura musicale piuttosto ardita. Lodevole la prestazione dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini” e sempre ben istruito il coro del Teatro Regio da Martino Faggiani, altra garanzia di precisione.
Purtroppo il teatro offriva l’aspetto del mezzo… pieno, colpa forse dell’orario serale di domenica e del mal tempo imperante. O forse dovuto al fatto che a Parma Cilea non gode la fama ed i favori di Verdi. Fosse così, comunque peccato!
Andrea Merli