ASTI: Don Giovanni – Wolfgang Amadeus Mozart, 21 gennaio 2023

ASTI: Don Giovanni – Wolfgang Amadeus Mozart, 21 gennaio 2023

DON GIOVANNI

Dramma giocoso in due atti

libretto di Lorenzo da Ponte

musica di Wolfgang Amadeus Mozart


Maestro concertatore e Direttore Stefano Giaroli

Regia Renato Bonajuto

Personaggi e Interpreti:

  • Don Giovanni Giuseppe Altomare
  • Donna Anna Iolanda Massimo
  • Don Ottavio Enrico Iviglia
  • Donna Elvira Renata Campanella
  • Leporello Filippo Polinelli
  • Commendatore Emil Abdullaiev
  • Zerlina Scilla Cristiano
  • Masetto Emil Abdullaiev 

Scene Danilo Coppola
Costumi Artemio Cabassi
Orchestra SINFONICA DELLE TERRE VERDIANE
CORO DELL’OPERA DI PARMA

Maestro del Coro Emiliano Esposito
Organizzazione Fantasia in RE

Coordinamento musicale Carlotta Arata

Capo squadra tecnica Gabriele Sassi
Maestro alle luci Marco Ogliosi

Segretaria di Produzione Elena Cattani

Scene e Costumi realizzati da ArteScenica Reggio Emilia

 

Teatro Vittorio Alfieri, 21 gennaio 2023


Dopo 11 anni torna l’opera ad Asti nello storico Teatro Alfieri di epoca umbertina, per la dedizione e pressione di Paride Candelaresi, assessore alla Cultura – Beni e istituti culturali della Città piemontese, melomane preparato ed attento alla diffusione nel territorio. Una scommessa vinta al di là delle più rosee aspettative. Di fatto e non senza timore, si è programmata una sola recita del capolavoro del Divino Salisburghese, ma a ragion veduta per l’affluenza di pubblico, che ha colmato in ogni ordine di posti la sala capiente, compiendo le normative di sicurezza, 620 persone, se ne poteva aggiungere un’altra, magari pomeridiana. Una precauzione da prendere per prossime iniziative, giacché con questo Don Giovanni, se il buongiorno si vede dal mattino, potranno succedere altre belle serate, tanta è la fame, anche in provincia, di cultura anche musicale.

Lo spettacolo ha ottenuto un franco successo con frequenti ed insistiti applausi dopo le arie ed i brani concertati più famosi. A dirigere l’Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane ed il Coro dell’Opera di Parma, istruito dal maestro Emiliano Esposito, Stefano Giaroli, il quale oltre a dimostrarsi esemplarmente ecclettico nel dominare un vasto repertorio, è pur sempre una garanzia in fatto di professionalità e tenuta del palcoscenico, pure con un numero risicatissimo di prove. Quelle di regia, sotto l’occhio attento di Renato Bonajuto, il quale ha imparato dal suo mentore Beppe De Tomasi l’arte tutta italiana dell’arrangiarsi, terminate minuti prima dell’andata in scena dello spettacolo. Ora è il caso di aprire un ampio dibattito, che una parentesi non basta, sulle capacità di chi sa imbastire un’opera – e che opera! – in quattro e quattr’otto, laddove altri si farebbero prendere dal panico.

Di certo non avremo elucubrazioni psico-socio-politiche in scena e la drammaturgia verrà rispettata per consentire al pubblico, non necessariamente preparato, una lettura immediata e semplice. E così è stato, merito dell’agile allestimento (trasportabile in un unico camion, ed è un merito) firmato da Danilo Coppola per le scene, composte da quattro torri traslucide, ampi tendaggi e pochi altri elementi scenici (particolarmente riuscita la scena del cimitero con la statua del Commendatore), coi bei costumi di Artemio Cabassi.

Il cast è stato ben assortito ed assolutamente all’altezza di eseguire la “versione Vienna”, ma senza il vaudeville finale. Ottimo protagonista il veterano baritono Giuseppe Altomare, dalla figura imponente e spigliato in scena; molto apprezzato il bravo Leporello, ideale alter ego, del baritono Filippo Polinelli. Il basso ucraino Emil Abdullaiev, previsto per la parte di Masetto, risolta con grande piglio, ha vestito pure i panni del Commendatore con notevole presenza vocale ed aderenza scenica, specie nel secondo atto.

Enrico Iviglia, tenore astigiano, giocava in casa ed ha ricevuto gli applausi più convinti. Ampiamente meritati per l’eleganza e proprietà stilistica con cui ha vestito i panni di Don Ottavio esaltandone il lato nobile. Sul piano femminile, Renata Campanella si è dimostrata una veemente ed agitatissima Donna Elvira, culminando con una espressiva esecuzione di “Mi tradì quell’alma ingrata”, il soprano Iolanda Massimo si è districata abilmente nella scabrosa parte di Donn’Anna, ivi compresa l’ultima aria irta di agilità, mentre Scilla Cristiano, Zerlina, ha aggiunto di suo una buona dose di pepe e sensualità.

Sebbene l’opera sia iniziata quasi alle 21 e 30 e finita oltre la mezzanotte e mezza, nessuno ha ceduto ritirandosi durante l’intervallo, anzi insistendo alla fine in numerose chiamate e la presenza di volti giovani è stata rassicurante. L’opera un genere desueto? Tutt’altro!

Andrea Merli

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