BERGAMO: L’ajo nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, 20 novembre 2022

BERGAMO: L’ajo nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, 20 novembre 2022

L’ajo nell’imbarazzo

Melodramma giocoso in due atti a sette voci
di Jacopo Ferretti
Musica di Gaetano Donizetti

Prima esecuzione: Roma, Teatro Valle, 4 febbraio 1824
Edizione critica a cura di Maria Chiara Bertieri
© Fondazione Teatro Donizetti


Direttore Vincenzo Milletarì
Regia Francesco Micheli

Personaggi e Interpreti:

  • Il marchese Giulio Antiquati Alessandro Corbelli
  • Gregorio Cordebono Alex Esposito
    e con gli Allievi della Bottega Donizetti

Scene Mauro Tinti
Costumi Giada Masi
Lighting design Peter van Praet
Video Studio Temp
Drammaturgo Alberto Mattioli

Orchestra Donizetti Opera
Coro Donizetti Opera
Maestro del Coro Bruno Casoni

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti

 Teatro Donizetti, 20 novembre 2022


Teatro Donizetti: L’aio nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, photo©Gianfranco Rota

L’Ajo nell’imbarazzo, che Jacopo Ferretti trasse dall’omonima commedia di Giovanni Giraud del 1807,  aveva precedentemente ispirato altri poeti e compositori. L’opera del Donizetti debuttò al Teatro Valle di Roma il 4 febbraio 1824; solo due anni dopo Chiara e Serafina eppure le separa un abisso: di maturità compositiva, tanto per cominciare e soprattutto per la drammaturgia, essendo quella dell’Ajo un ritratto dell’ambiente borghese del primo Ottocento che ancora oggi possiede un’incredibile attualità.

Teatro Donizetti: L’aio nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, photo©Gianfranco Rota

La produzione di Francesco Micheli, anche direttore del Festival Donizetti, con le scene  di Mauro Tinti, i costumi  di Giada Masi, le luci  di Peter van Praet, i video e l’animazione rispettivamente  di Studio Temp ed Emanuele Kabu, grazie al contributo drammaturgico di Alberto Mattioli, non solo vede aggiornato il “plot”, ma addirittura lo proietta nel futuro. Inizia durante la sinfonia con il “gossip” sulla vita di Giulio Antiquati, uomo politico e d’affari abbandonato dalla giovane moglie, che gli preferisce un marcantonio barbuto ed alternativo, e si ritrova con due figli da educare nel metodo più severo e tradizionale. Ecco perché ha bisogno del tutore Don Gregorio Corebono.

Teatro Donizetti: L’aio nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, photo©Gianfranco Rota

Siamo passati dal 2022 al 2042, i ragazzi già cresciuti e, grazie ad internet e al mondo del web, si ribellano all’austerità paterna. Il maggiore, Enrico, ha una relazione con Gilda, figlia impetuosa di un colonnello, dalla quale ha un figlio di pochi mesi, Bernardino; il Pipetto più giovane degli Antiquati,  cede alle arti amorose  della procace ed attempata domestica, Leonarda. Da qui una serie di imbrogli esilaranti e un finale che  – sia caso o fortuna come direbbe Tosca – supera la realtà, nello stile dei film di Almodovar: una volta accettata la situazione familiare dal rassegnato Don Giulio, nel 2049 Gilda entra in politica. Il rondò “Siamo serve, ma regnamo,  Siamo nati a comandare” lo intona una volta eletta Primo Ministro: ogni allusione alla Meloni è puramente casuale. Raramente un aggiornamento è riuscito meglio rivelando addirittura il dono della preveggenza: Donizetti guarda al futuro!

Teatro Donizetti: L’aio nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, photo©Gianfranco Rota

Musicalmente questo Ajo è completamente rinnovato rispetto all’edizione che si vide a Torino nel  1984 (ma il sottoscritto si ricorda pure una tagliatissima versione cinematografica vista in TV, in Spagna, negli anni Sessanta dello scorso secolo con Cecilia Fusco, Ugo Benelli e Renato Capecchi!) che diresse Bruno Campanella, disponendo di un cast mitico: tra gli altri Enzo Dara Gregorio, Luciana Serra nel ruolo di Gilda e, la cosa ha dell’incredibile, Alessandro Corbelli come Giulio Antiquati. Ruolo che ha ripetuto con enorme successo, offrendo una master class di arte scenica e buon canto. Tenendo conto che in questa nuova versione la sua parte è ampliata e molto più esposta rispetto a quella interpretata ben 38 anni fa, dobbiamo riconoscergli l’onore al merito. Il precettore Gregorio poteva vantare un altro artista eccezionale: Alex Esposito. Il basso-baritono bergamasco ha una voce ampia, sonora di colore e timbro piacevoli oltre ad essere un ottimo attore e rappresentare a tutti gli effetti il “factotum” della divertente commedia.

Teatro Donizetti: L’aio nell’imbarazzo – Gaetano Donizetti, photo©Gianfranco Rota

Gli altri cantanti escono dalla  Bottega Donizetti, un’accademia creata per il Festival e diretta dallo stesso Esposito. Tutti molto preparati, ottimi nel canto e sulla scena: a cominciare  dall’interessante tenore Francesco Lucii, Enrico dalla voce penetrante e di notevole estensione, passando allo “sciocco” Pippetto, il divertente tenore Lorenzo Martelli, in una caratterizzazione che ricorda l’attore comico di tanti film scollacciati Alvaro Vitali. Molto bene sia la sfacciata Leonarda del mezzosoprano Caterina Dellaere che il servo Simone del baritono Lorenzo Liberali. Bernardino era un neonato in carne e ossa, Vittorio Giuseppe Degiacomi, tirato in scena in un trasportino per cani, cominciò a piagnucolare per farci capire che non era un bambolotto “reborn”. Buon ultima il soprano Milena Ruta, Gilda. La voce non è bella, risultando un po’ petulante nel timbro, ma le vanno riconosciute grandi doti musicali e facilità nelle agilità; inoltre la vitalità di un’attrice consumata: brava!

L’Orchestra e il  Coro dell’Opera Donizetti hanno obbedito alla giovane bacchetta di Vincenzo Milletari, altra scommessa vinta: affidabile, con un buon ritmo nella narrazione e abile tenuta del palco. Altro debutto interessante, un altro elemento da non perdere di vista.

Andrea Merli

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