MADRID: Aida – Giuseppe Verdi, 8 novembre 2022
AIDA
Opera in quattro atti
Musica Giuseppe Verdi (1813-1901)
Libretto di Antonio Ghislanzoni , basato su una sceneggiatura (1869) di Auguste Mariette e Camille du Locle
Debuttato al Teatro dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871
Prima al Teatro Real il 12 dicembre 1874
Direttore Daniel Oren
Regista, scenografo e costumista Hugo de Ana
Personaggi e Interpreti:
- Il Re Deyan Vatchkov
- Amneris Ketevan Kemoklidze
- Aida Anna Netrebko
- Radames Yusif Eyvazov
- Ramfis Jongmin Park
- Amonasro Artur Rucinski
- Sacerdotessa Marta Bauza
- Un messaggero Fabiano Lara
Luci Vinicio Cheli
Coreografo Leda Lojodice
Progettista di proiezioni Sergio Metalli
Direttore del coro Andres Maspero
Coro Principale e Orchestra del Teatro Real
Teatro Real, 8 novembre 2022
Per celebrare il 25esimo anniversario della riapertura del Teatro Real, trasformato dal regime di Franco in sala da concerto con soppressione del golfo mistico e poi vittima di lungaggini burocratiche, si è riproposto un allestimento di Aida ormai “storico”, firmato per scene, costumi e regia da Hugo De Ana nel 1998 ed ora ripreso in tutta la sua magnificenza e splendore. Grazie anche al perfetto dosaggio delle luci di Vinicio Cheli, alle sempre interessanti coreografie di Leda Lojodice – qui in versione “etnica” e dunque lontane da ogni riferimento classico e manieristico, ed alle proiezioni video di Sergio Metalli, un “colossal” che per ben 19 recite vede impegnati una successione ammirevole di artisti, sia sul podio che in scena dove oltre ai solisti ed al coro stabile si esibiscono ben 21 ballerini ed una cinquantina tra attori, mimi e figuranti. Una bella impresa registica che, oltre a render fede al libretto ed allo spartito senza scadere nell’effetto “pompier” che pure le situazioni propongono, anzi cercando una chiave esoterica per le scene del Tempio di Vulcano e per il finale, di grande suggestione, ha trovato il consenso incondizionato del pubblico.
Almeno alla replica dell’8 novembre in cui da programma avrebbero dovuto cantare Maria Agresta, Aida e Sonia Ganassi, Amneris. Sostituite strada facendo da altre cantanti, le quali pure erano impegnate in altre repliche. E così si è avuta la fortuna di assistere ad un’altra prova sensazionale di Anna Netrebko, già nota per la sua superba ed intensa interpretazione della schiava etiope. In forma smagliante la sua presenza è pur sempre carismatica e, si deve pure ammetterlo, quando è in scena ci sono solo occhi (ed orecchie) per lei: capace di fraseggiare con passionalità, vigore e veemenza, ma anche di essere dolce nell’accento, tenera ed accorata nei momenti di amore e poi disperazione. Incisiva nel “Ritorna vincitor!”, salutato subito da una salva di applausi e “brava”, poi semplicemente sublime nei “Cieli azzurri”, con una amministrazione delle dinamiche e dei fiati da manuale e conclusi con il fatidico Do acuto, tenuto in pianissimo e con una messa in voce da sogno. Il pubblico è letteralmente impazzito.
Non era sola, il “suo” Yusif Euvazov Radames risaputamente non può vantare un timbro affascinante per colore e smalto, ma sì di squillo e, soprattutto, di un gusto davvero ottimo nel canto. La chiusa in pianissimo di “Celeste Aida” è stato solo il preambolo di una prestazione notevolissima che gli è valsa meritatissimi applausi e grida di “bravo”. Tra i baritoni di nuova generazione il polacco Artur Rucinski, recentemente apprezzatissimo Conte di Luna nel Trovatore a Zurigo, ha confermato le sue innegabili capacità interpretative delineando un Amonasro potente, ma non volgare né grossier e violento, caso mai subdolo ed insinuante, con una tenuta vocale ammirevole nel duetto con Aida del terzo atto. Ketevan Kemoklizde, mezzosoprano georgiano, è stata una ottima Amneris, giocata sul piano “falcon” del ruolo, con acuti di particolare forza e una ragguardevole tenuta pure nei suoni medi e bassi. La figura elegante ed una partecipazione attoriale di peso hanno completato un ritratto molto riuscito della gelosa figlia dei faraoni. Ramfis ben calibrato nel canto e nella scena è risultato l’ottimo basso koreano Jongmin Park, ormai una presenza affermata internazionalmente e così ha pure fatto la sua bella figura il basso bulgaro Deyan Vatchkov, Re ieratico e per la figura “dorata” e per la posizione sempre in alto in scena assimilabile all’Imperatore della Turandot. Particolarmente bravo il tenore messicano Fabián Lara, un Messaggero con voce da primo cartello e bene pure l’intonata Sacerdotessa di Marta Bauza.
Lodato il coro, preparato a dovere da Andrés Maspero, rimane la strepitosa esecuzione orchestrale: alla recita dell’8 sul podio debuttava Daniel Oren e dire che per lui l’Aida non ha segreti risulta pleonastico, non fosse altro per le tante volte che l’ha ottimamente diretta all’Arena di Verona. Ha confermato di essere per questo titolo una bacchetta di assoluto riferimento e così lo ha sottolineato il folto pubblico accomunandolo al successo trionfale decretato a tutti gli esecutori alla ribalta finale.
Andrea Merli