SOFIA (Bulgaria): L’olandese volante – Richard Wagner, 8 luglio 2022
DER FLIGENDE HOLLÄNDER
(L’olandese volante)
Richard Wagner
Direttore Rosen Gergov
Regia Plamen Kartaloff
Personaggi e Interprerti:
- The dutchman Markus Marquardt
- Daland, a norvegian sea capitain Kurt Rydl
- Senta, his daughter Radostina Nikolaeva
- Erik, a huntsman Kostadin Andreev
- Daland’s steersman Reinaldo Droz
- Mary, senta’s nurse Alexandrina Stoyanova Andreeva
Scene Georgy Gerogiev
Costumi Leo Kulas
Luci Andrej Hajdinjak
Coreografie Tatyana Yaneva
Orchestra e Coro dell’Opera di Sofia
Maestro del Coro Violeta Dimitrova
Teatro Nazionale d’Opera e Balletto (Festival Lago Pancharevo 2022) – 8 luglio 2022
Parlando con il direttore del teatro, nonché regista di fama internazionale, Plamen Kartaloff, la mia “prima volta” a Sofia fu nell’estate del 1999 per una grandiosa edizione del Principe Igor. Lo spettacolo fu montato all’aperto nella piazza Battenberg, il primo principe della moderna Bulgaria, antistante il mausoleo costruito per il lider comunista Georgi Dimitrov, a pochi passi del palazzo reale in cui visse, ultima regina, Giovanna di Savoia moglie di Boris, l’ultimo Zar. Sono passati 23 anni, quante cose sono cambiate: quel mausoleo fu abbattuto lo stesso anno e la Bulgaria ora fa parte dell’Europa. Ho seguito da vicino, con frequenti visite, questa evoluzione che ne fa ora un Paese in crescita e dove la cutura, quella musicale ha un’importanza ed un sostegno da noi inimmaginabili, per quanto e come i nostri politici ancora non comprendano che il nostro più pregiato biglietto da visita all’estero è proprio l’opera.
Kartaloff, con il suo entusiasmo e frenetica attività, rimane il “puro folle” organizzatore ed autore di stagioni stimolanti e coraggiose. Oltre ad offrire la possibilità di lavoro e di emergere ai talenti locali (la Bulgaria è un’autentica miniera di voci), avvia proposte incentivanti, scopre luoghi nuovi dove portare e diffondere l’opera.
Lo seguii anni fa a Veliko Tarnovo, l’antica capitale medioevale a circa duecento chilometri dalla capitale, per un Don Carlo tra le rovine di un castello. Questa volta sulle rive del lago Pancharevo, un bacino artificiale a poca distanza da Sofia, ma Giove pluvio nol volle e dunque la recita dell’Olandese volante, che mancava dalle scene bulgare da 63 anni, si è tenuta all’interno del Teatro dove, con previdente accortezza, si è costruita una scena del tutto analoga, sebbene ridotta rispetto a quella prevista sulle rive del lago, ovviamente molto più imponente anche per l’uso di macchinari (un pedana che si solleva a venti metri sulle acque e dove i due protagonisti ascendono al Cielo nel finale) che ovviamente non troverebbero spazio al chiuso.
Il giorno appresso alla recita ho potuto visitare l’impianto, il grande palcoscenico, i camerini, lo spazio laterale chiuso per l’orchestra (all’aperto, mancando una cavea naturale, la musica è amplificata) con prospiciente una gradinata da 850 posti acquistata dalla ditta Ceta di Bergamo, specializzata in tribune telescopiche. Va aperta un’altra parentesi: terreno, su cui verrà pure costruito un grande complesso alberghiero dotato di una sala da concerto al chiuso, impalcatura e pontile fisso, sono proprietà di uno sponsor privato: Gheorgi Spassov, imprenditore con in attivo, tra l’altro, una fabbrica di elicotteri distribuiti in tutto il mondo. Il tutto messo a disposizione per un Festival estivo che prevede, oltre al titolo inaugurale wagneriano per sette recite con ben tre cast che si alternano, tre recite della rossiniana La donna del lago, il 28, 29 e 30 luglio, La Cenerentola il 31 luglio, due recite di Carmen l’11 e 13 di agosto, Madama Butterfly il 12 agosto e l’Eugenio Onieghin il 14 di agosto.
Oltre all’opera, tre balletti: 4 recite de Il sogno di una notte di mezza estate, su musica di Mendelsshon, 3 del Lago dei cigni e tre de Le mille ed una notte, musica di Fikret Amirov. Infine tra fine agosto ed i primi di settembre ben 10 recite del Musical Mamma Mia!, in versione bulgara. Una programmazione, insomma, da far tremare i polsi, tenendo poi conto che, in caso di maltempo, ci si riserva di organizzare per tempo le recite al chiuso del teatro in centro città.
Come anticipavo, la pioggia battente ha costretto l’Olandese ad approdare al chiuso. Prima dello spettacolo sono intervenuti in palcoscenico per brevi discorsi l’assessore alla cultura Biliana Ghenova, il sindaco di Pancharevo Nikolai Ghiurov (da notare che poi, al cocktail dopo la recita, ha preteso che lo chiamassi per nome “Io sono solo Nikolai per gli amici“) il direttore e regista Kartaloff e l’ingegnere Spassov, lo sponsor. Altro fatto da noi inconsueto, gli onorevoli ospiti si sono seduti in prima fila della balconata, proprio davanti al sottoscritto, ed hanno seguito in religioso silenzio tutta l’opera, attardandosi ad applaudire alla fine.
Non servono ulteriori commenti, entro nello specifico dell’esecuzione. Tra i tanti meriti – a dispetto di quanto pensa la “divina” Raina – “quel pazzo di Kartaloff“, come lo definisce lei scherzosamente, ha introdotto Wagner in Bulgaria. L’operazione non è stata né scontata né, tanto meno, facile. Iniziando dalla formazione orchestrale, negli anni rinnovata e migliorata, proprio “fisicamente” dagli strumenti, specie i fiati, che l’organico wagneriano richiede. E così dopo i riuscitissimi Ring, Lohengrin, Tristano, è ora il turno di questo Vascello fantasma.
Per la parte visiva, di straordinario impatto e visionaria, Kartaloff autore dei bozzetti si è ispirato all’opera della scultrice inglese Barbara Hepworth, una delle più quotate rappresentanti dell’arte moderna. Ne scaturisce un impianto astratto, realizzato da Georgi Georgiev, ma con tutti gli elementi previsti ed anzi esaltati da una regia curata nel dettaglio, mobile e dinamica nei movimenti del coro, i marinai di terra “umani” quelli del “vascello” degli alieni, mentre le donne, anziché all’arcolaio, riparano le reti dei pescatori. I costumi, vagamente ottocenteschi per i protagonisti, sono firmati dal croato Leo Kulas e sono perfettamente inseriti nel concetto registico e scenografico. Perfetta l’illuminazione di Andrej Hajdinjak e apprezzabile i movimenti coreografici del coro, specie nel terzo atto, creati da Tatyana Yaneva.
Ottima la preparazione sia del coro, istruito come sempre con rigore da Violeta Dimitrova e spendida la lettura orchestrale impartita dal Maestro Rosen Gergov, che opta per tempi stringati ed enfatizza con veemenza le parti sinfoniche, a partire dall’ottima esecuzione della sinfonia, lasciando ampio spazio agli squarci lirici, insuflando il giusto ritmo di ballata selvaggia che spesso incalza lo spartito e, addirittura, trovando isolati momenti di silenzio per sottolineare gli sguardi dei due protagonisti.
La sera della “prima” abbiamo potuto scoltare il basso baritono tedesco Markus Marquardt, che giustamente passa per specialista nel ruolo dell’eterno dannato. Voce potente, emessa con una colonna omogenea di suono, belle intenzioni e interpretazione inquietante del cupo personaggio. Radostina Nikolaeva è un soprano bulgaro che seguo con attenzione da tempo e che, purtroppo per noi, fuori dal suolo patrio si sente di rado. Ebbi modo, in un passato recente, di sentirla Elisabetta nel Don Carlo e Tosca.
Qui si conferma una vocalista di grande rilievo, dotata di una linea di canto esemplare per musicalità e suadenza, capace di cantare piano, emettere messe in voce e dolcissimi suoni flautati, quanto di esplodere in acuti di forza ed in frasi infuocate. Il veterano Kurt Rydl è qui impegnato su due fronti, come preparatore dei colleghi, specie i giovani bulgari, e nel ruolo di Daland; superata la soglia dei 70 ha ancora voce da vendere per armonici e potenza. Il colore dell’autentico basso e una forza interpretativa da vecchio leone, compensano l’oscillazione iniziale del suono, che poi in corso d’opera, una volta “carburato”, è rientrata.
Gli riesce particolarmente bene il ruolo quasi buffo del padre affettuoso, ma trafficone che non vede l’ora di piazzare un buon partito alla giovane figlia. Contrastato dalla impulsività di Erik, il tenore qui di casa Kostadin Andreev, che pure seguo dai tempi del sui debutti; ricordo un brillante Hoffman, ma anche lo Chenier ed il Cavaradossi. Possiede una “signora voce” che usa con generosità e trasporto, anche troppo per le oggettive esigenze del ruolo, risultando una sorta di “Grigolo” bulgaro, anche per l’aspetto d’eterno ragazzino baldanzoso, scenicamente mercuriale. Ottime note anche per la composta e sussiegosa Mary del mezzosoprano Alexandrina Stoyanova Andreeva e per il giovane Timoniere, assai ben cantato dal tenore venezolano di carriera bulgara, a Sofia e Varna, Reinaldo Droz.
Peccato, ma ogni bel gioco dura poco, non poter assitere alle repliche, agli altri cast, poiché più che il sospetto ho la certezza che tra i cantanti bulgari in cartello si nascondano più che delle promesse delle belle certezze. Ma prima o poi, sul lago, ci voglio tornare… da spettatore!
Andrea Merli