BILBAO: Madama Butterfly – Giacomo Puccini, 30 maggio 2022

BILBAO: Madama Butterfly – Giacomo Puccini, 30 maggio 2022

MADAMA BUTTERFLY

GIACOMO PUCCINI

 

 

Direttore d’orchestra Henrik Nánási
Regia Stefano Monti

Personaggi e Interpreti:

  • Cio-Cio San Maria Agresta
  • Pinkerton Sergio Escobar
  • Suzuki Carmen Artaza
  • Sharpless Damián del Castillo
  • Goro Jorge Rodríguez-Norton
    Kate Pinkerton Marta Ubieta
  • Yamadori e Comisario Jose Manuel Díaz
  • Zío Bonzo Fernando Latorre
  • Ufficiale del registro Javier Campo
  • Yakuside Gexan Etxabe
  • La madre de Cio-Cio San Eider Torrijos
  • La zía de Cio-Cio San Leyre Mesa
  • La cugina di Cio-Cio San Olga Revuelta

Luci Eva Bruno

Coreografia Monique Arnaud

Bilbao Orkestra Sinfonikoa
Coro de Ópera de Bilbao Director Boris Dujin

Coproducción Teatro Comunale di Modena / Teatro Municipale di Piacenza

Euskalduna Jauregia, 30 maggio 2022


A chiusura della stagione ABAO nel capiente Euskalduna Jauregia di Bilbao, ormai con occupazione al completo e senza obbligo di mascherina, ultima recita di una festeggiatissima edizione di Madama Butterfly nella produzione procedente dalla Fondazione Teatro Comunale di Modena: regia, scene e costumi di Stefano Monti, luci di Eva Bruno e movimenti coreografici, con partecipazione della stessa coreografa Monique Arnaud. Si tratta di uno spettacolo ben oliato nello scivolare di pannelli che costituiscono la scena unica della casa giapponese sormontata da un grande tetto a pagoda rosso, che nel finale si solleva per lasciare in massima evidenza il compiersi della tragedia della piccola geisha. Siamo nell’ambito della tradizione più vicina alla sensibilità nipponica, con l’intervento dei kabuki in nero per inserire alcuni, minimi ma efficaci, elementi scenici tra cui ben gestiti una serie di grandi ventagli, utilizzati con sapienza anche in un gioco di ombre. Una lettura esemplare, di grande effetto teatrale e molto suggestiva che ha incontrato il gusto e plauso del pubblico.

E’ piaciuta molto la direzione del Maestro Henrik Nànàsi, già direttore musicale della Komische Oper Berlin e apprezzato molto in campo sinfonico, che all’ABAO ha fatto così il fortunato debutto. Una direzione esemplare, a capo della lodevole Bilbao Orkestra Sinfonikoa, sia nella ricerca delle raffinatezze timbriche e cromatiche di cui è ricca la partitura, che nel sostenere il palcoscenico, mai sovrastato dall’onda sonora proveniente dal golfo mistico. Per motivi tecnici, legati alla enorme vastità dello spazio della sala polifunzionale, il pur valente Coro  Opera de Bilbao, diretto magistralmente dal maestro Boris Dujin, ha dovuto subire l’amplificazione interna nel celebre coro “a bocca chiusa” con cui si conclude il secondo atto, ma ciò non ha comportato uno squilibrio sonoro e, se non ci fosse stato riferito, nessuno se ne sarebbe accorto.

Di valore il cast, tolta la protagonista, costituito tutto da artisti spagnoli, a riprova che nella penisola iberica non mancano talenti musicali. Iniziando dal solido tenore Sergio Escobar, baldanzoso Pinkerton nel primo atto e convincente nel suo tardivo pentimento nel terzo. Voce schietta, ben emessa e dotata di un ragguardevole apporto di armonici, si è apprezzato anche per la cura nel fraseggio e la pertinenza dell’accento. Bene pure il baritono Damian del Castillo, uno Sharpless di misurata eleganza, nobile portamento e dotato di una voce adeguata. Ottimo il Goro di Jorge Rodriguez-Norton, giovane tenore di spicco nei ruoli di fianco, dotato di una voce limpida, chiara e penetrante e, non a caso, uno dei pochi spagnoli nei cast di Bayreuth. Al suo debutto alla Abao e quale Suzuki, ha colpito positivamente il mezzosoprano Carmen Artaza, mentre il soprano Marta Ubieta costituisce una garanzia scenica e musicale nell’episodico ruolo di Kate Pinkerton. A completare l’elenco, tolti alcuni elementi tratti dal coro tra cui l’ufficiale del registro Javier Campo, la madre, zia e cugina di Cio-Cio-San e l’ubriacone zio Yakusidé, rispettivamente Eider Torrijos, Leyre Mesa, Olga Revuelta e Gexan Etxabe, i baritoni Fernando Latorre, zio bonzo e José Manuel Diaz nella doppia parte di Comissario e poi Yamadori.

Buona ultima Maria Agresta, doppiamente debuttante all’Abao e nella parte di Butterfly. Che l’impronta della Maestra Raina Kabaivanska sia avvertibile nella costruzione perfetta del personaggio è avvertibile, sia nella postura che nella mimica oltre che nell’aleggiare come una farfalla, specie nel primo atto, laddove per una volta rende credibile la dichiarazione di età, quei fatidici “Quindici netti netti”; il ricordo vola alla Butterfly in Arena dell’immensa Bulgara, quando alle rimostranze di chi non poteva accettare che vestisse per l’ultima volta il kimono, rispose ironica e spiritosa come sempre: “Lo volete capire che quando canto ‘quindici netti netti’ la prima a cui viene da ridere sono io?”. La Agresta, con “fare di bambola” ma senza bamboleggiare, anzi con una freschezza adolescenziale sia vocalmente che scenicamente, in virtù della qualità cristallina del timbro e di una gestualità misurata, riesce nell’impossibile impresa di rendere la “sposa bambina”, raggiungendo l’apice nel duetto con Pinkerton, quando intona “vogliatemi bene, un bene piccolino, un bene da bambino” quasi anullandosi alla volontà brutale dell’americano. Poi, nel secondo atto, al colpo che segue la tremenda frase del Console “Che fareste Madama Butterfly s’egli non dovesse ritornar più mai?” essa acquista la statura tragica in uno struggente “Che tua madre dovrà” e quindi giganteggia nel finale con un accorato “Tu, tu piccolo Iddio”. E tutto ciò, ben inteso, rispettando le note scritte, ivi compreso il Re bemolle dell’entrata di Cio-Cio-San ed il Do acuto a chiusura del canto interno della ninna nanna al piccolo “Dolore” nel terzo, senza mai forzare un suono, con estrema morbidezza nell’emissione, utilizzando una tavolozza ricca di colori e seducendo con mezze voci  ed imperiosi acuti presi di petto e lanciati sul denso ordito orchestrale. Una prova che, alla prima lettura, sembra già perfetta e che il pubblico ha voluto gratificare, oltre che con un lungo applauso dopo il “Fil di fumo”, con una interminabile ovazione alla ribalta finale.

Andrea Merli

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