DRESDA: Märchen im Grand Hotel – Paul Abraham, 5 maggio 2022
MARCHEN IM GRAND HOTEL
Personaggi e Interpreti:
- Erzähler Andreas Sauerzapf
- Isabella Florentine Schumacher
- Prinz Andreas Stephan Gero Wendorff
- Marylou / Mabel Laila Salome Fischer
- Sam Makintosh Bryan Rothfuss
- Gräfin / Hausmeister / M. Chamoix Marcus Günzel
- Herrenquartett: Friedemann Condé, Michael Kuhn, Andreas Pester, Georg Güldner
Ballett der Staatsoperette Dresden, Orchester der Staatsoperette Dresden
Scene Esther Dandani
Coreografie Mandy Garbrecht
Movimenti scenici Alexei C. Bernard
Drammaturgia Judith Wiemers
Staatsoperette, 5 maggio 2022
“Una fiaba al Grand Hotel” operetta di Paul Abraham, autore ungherese, ma berlinese di adozione, su libretto di Alfred Grunwald e Fritz Lohner-Beda, vide la “prima” a Vienna il 29 marzo del 1934, dove il compositore ebreo si era trasferito per sfuggire la persecuzione degli ebrei in Germania. L’operetta ebbe vita breve, nonostante il franco successo, poiché dopo l’Anschluss dell’Austria fu dichiarata “Arte degenerata” dai nazisti.
Si tratta dunque di una novità per Dresda, dove la pure attivissima Staatsoperette affronta gran parte del repertorio operettistico, nonché il Musical anche di nuova composizione ed alcune opere in versione tedesca, e vi arriva nella edizione curata per la Komische Oper di Berlino. Uno spettacolo ripensato drammaturgicamente da Judith Wiemers in un atto unico della durata di circa un’ora e mezza, “condensando” la parte recitata grazie alla provvidenziale presenza di un narratore, che poi si trasforma in uno dei principali protagonisti della commedia, dando grande risalto alla componente musicale. Abraham, innovatore dell’operetta berlinese con i suoi titoli più famosi Vittoria ed il suo ussaro e Ballo al Savoy, riesce idealmente a coniugare il clima danubiano ereditato dalla tradizione viennese con il nuovo Sound d’oltre oceano, intriso di Jazz e scatenato nei ritmi che vanno dal tango al valzer, passando dal fox trott allo shimmy. Uno spartito dalla vitalità irrefrenabile, e pure ricco di oasi liriche di ampio respiro, a cui il direttore Peter Christian Feigel, a capo della scatenata e pur precisissima orchestra della Staatsoperette piazzata in fondo scena, ha saputo dare il giusto risalto, con una facilità pari solo alla felicità del risultato, facendo occhiolino dalla scena (servito di caffè e poi leggendo un bollettino radiofonico) come solo chi ha nel DNA questo peculiare genere teatrale può fare e rendere.
L’azione si svolge in un prologo ed un epilogo ad Hollywood, dove un produttore sull’orlo della rovina si dispera per la mancanza di soggetti validi. La avvenente e dinamica figliola propone di recarsi a Cannes e di scritturare per il nuovo film “Fiaba al Grand Hotel” teste coronate in esilio. E proprio sulla Costa Azzurra trascorrono i due atti che vedono protagonisti un’Infante di Spagna, Isabella ed un ex Principe austriaco, Andreas Stephan. L’intrigo amoroso sorge tra il direttore dell’albergo, Albert che si innamora dell’Infanta e per conquistarla si finge cameriere al suo servizio. Una serie di equivoci verrà risolta per giungere al sospirato Happy End.
Essenziale la scena “arredata” con gusto e pochi, ma centratissimi elelementi da Esther Dandani, fantasiose e ben costruite le coreografie ed i movimenti scenici da Mandy Garbrecht e da Alexei C. Bernard; il merito di questo spettacolo, che non conosce cedimenti di ritmo, sta alla regista Cornelia Poppe. La quale si avvale di un cast semplicemente ideale tanto scenicamente quanto musicalmente: la professionalità e la passione per il proprio lavoro sono palpabili in questi artisti, dal primo all’ultimo. Per primo citiamo il Narratore, nonché Albert, del tenore Andreas Sauerzapf, ottimo attore e bravo cantante; a seguire il soprano Florentine Schumacher, Isabella dalla bella vocalità. Le simpatie se le conquistano i due brillanti Gero Wendorff, Principe Andreas Stephan e Laila Salome Fischer, Mariylou la quale poi si trsforma nella cameriera Mabel, attori spassosissimi ed abili danzatori anche in mirabolanti numeri di claqué. Perfettamente in parte Bryan Rothfuss nei panni del burbero cineasta Sam Makintosh ossessionato dall’Happy End e particolarmente gustoso Marcus Gunzel, attore che si presta anche a cantare in falsetto la parte della vecchia contessa. Il coro è sostituito da un esemplare quartetto maschile che ricrea lo stile anni 30 che rese famosi i Comedian Harmonists, celebri in Germania: Friedemann Condé, George Güldner, Michael Kuhn e Andreas Pester.
Andrea Merli