PARMA: DON PASQUALE – Gaetano Donizetti, 9 luglio 2021
DON PASQUALE
Musica
GAETANO DONIZETTI
Partitura in versione per orchestra ridotta a cura di Enrico Minaglia
Casa Ricordi, Milano
Maestro concertatore e direttore FERDINANDO SULLA
Regia PIER FRANCESCO MAESTRINI
Personaggi e Interpreti:
- Norina LAURA GIORDANO
- Ernesto ANTONIO MANDRILLO
- Don Pasquale FEDERICO LONGHI
- Dottor Malatesta PABLO GÁLVEZ
- Notaio GIULIO RICCÒ
Luci ANDREA BORELLI
Scene JUAN GUILLERMO NOVA
Costumi LUCA DALL’ALPI
Movimenti coreografici MICHELE COSENTINO
ORCHESTRA DELL’EMILIA-ROMAGNA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del Coro MARTINO FAGGIANI
In coproduzione con
ENTE LUGLIO MUSICALE TRAPANESE
Parco della Musica, 9 luglio 2021
Lo spazio aperto retrostatante l’Auditorium Toscanini a Parma, nel bel mezzo del Parco della Musica, offre uno spazio ideale per manifestazioni all’aperto e non solo di questi tempi funestati (ancora per poco, c’è d’auspicarsi) dal Covid. Innanzi tutto per un’acustica sufficientemente buona, sebbene l’orchestra risulti troppo in primo piano, poiché l’enorme tettoia, nel rifacimento dei vecchi magazzini Eridania, garantisce un “ritorno” musicale e quindi si può prescindere dall’amplificazione che, sebbene ormai quasi sempre ben dosata, mortifica certamente l’ascolto.
Don Pasquale è titolo festoso: qui nella fresca e ben realizzata regia di Pier Francesco Maestrini (impianto scenico girevole molto efficace di Guillermo Nova, splendidi costumi di Luca Dall’Alpi, luci dosate a dovere da Andrea Borelli e opportuni movimenti coreografici di Michele Cosentino) che sposta l’azione nella New York dei boss della mafia (Don Pasquale ed il suo fido “katanga”, che poi soccomberà al fascino della pepata Norina) con un misto di citazioni cinematografiche d’epoca, dai Fratelli Marx (Malatesta e Groucho e il Notaio Chico ed il muto Harpo il tipico guastafeste) all’atomica Gilda, Rita Hayworth, nei cui panni si presenta l’esplosiva Norina, pronta ad imbracciare prima un frustino in un “numero” sadomaso verso l’allibito Da Corneto, infine addiritura un mitra nel vertiginoso finale primo. Cooproduzione con il Luglio Musicale Trapanese dove rinnoverà in breve il meritato successo.
Il tutto è scorso con estrema brillantezza e giocondità anche per la spedita e curata lettura del Maestro Ferdinando Sulla, ormai una conferma nel panorama direttoriale, che mi vanto di seguire da quando era… in fasce! Una lettura integrale, comprensiva di tutti i recitativi spesso amputati, coaudiuvata dall’ottima risposta della sempre valida Orchestra dell’Emilia Romagna “Arturo Toscanini” e dal puntuale e molto partecipe coro del Teatro regio di Parma, come sempre istruito benissimo da Martino Faggiani e, udite udite, per la prima volta da ché è scoppiata la pandemia, in scena senza mascherina! Un barlume di libertà.
Cast ben assortito iniziando dal protagonista, l’ottimo baritono di Aosta Federico Longhi semplicemente perfetto e musicalmente e scenicamente. Il suo Don Pasquale, inizialmente burbero ed anche un tantino sadico, cede a Sofronia “fresca uscita di convento” scodinzolando come un barboncino. Nella scena dello schiaffo, qui ridotto ad una zuccata in testa con una chitarra, trova quei tratti di umanità che fanno riflettere sulla fine di un genere buffo di cui quest’opera risulta, a tutti gli effetti, il testamento. Al suo fianco la brillante Norina del soprano palermitano Laura Giordano, con tutte le carte in regola, sceniche e vocali, per rendere il personaggio della “vedovella, scaltra e malandrina” nella sua totalità. Addirittura durante la serenata del secondo atto danza, simulando d’essere Ginger Rogers, con un ballerino nei panni di Fred Astaire: godibilissima. Una bella conferma Antonio Mandrillo, tenore pugliese con cui ho avuto l’onore di dividere la scena, lui Rinuccio io Guccio il tintore, nel Gianni Schicchi alivertesco allo Spazio 89 di Milano. Nei panni di un Ernesto credulone e bonaccione, una sorta di Harold Lloyd con la passione del golf, gli riesce di sostenere senza problemi un canto ben emesso e coronato, nella cabaletta, da un sonoro e ben tenuto Do acuto. Dottor Malatesta, Groucho, ha visto in azione il valente baritono andaluso Pablo Galvez, dalla dizione nitida e dalla voce molto presente e pure Giulio Riccò ha ben figurato quale Carlotto, con la ripetizione delle finali di tutte le parole stese a contratto.
Gradita ventata di simpatia e sano divertimento, mai tanto necessari come di questi tempi, da parte di un pubblico accorso numeroso.
Andrea Merli