LAS PALMAS: Falstaff – Giuseppe Verdi, 11 febbraio 2020

LAS PALMAS: Falstaff – Giuseppe Verdi, 11 febbraio 2020

FALSTAFF

GIUSEPPE VERDI

53ª Temporada de Ópera de Las Palmas de Gran Canaria

TEATRO PÉREZ GALDÓS

Direttore Roberto GIANOLA

Regia Renato BONAJUTO

 

Personaggi e Interpreti:

  • Sir John Falstaff Roberto DE CANDIA
  • Alice Ford Isabel REY
  • Mr. Ford Roman BURDENKO
  • Mrs. Quickly Ana IBARRA
  • Nannetta Sofía ESPARZA
  • Meg Cristina DEL BARRIO
  • Fenton David ASTORGA
  • Bardolfo Reinaldo MACÍAS
  • Pistola Miguel Ángel ZAPATER
  • Doctor Cajus Juan Antonio SANABRIA

 

scene Efter Tunç

costumi Aysegul Alev

luci José FERNÁNDEZ “Txema”

ORQUESTA FILARMÓNICA de GRAN CANARIA

CORO  de la ÓPERA  de  LAS PALMAS DE GRAN CANARIA

Olga SANTANA – Dirección.
Olga NEVALAINEN – Pianista.

Producción de la Ópera de Estambul.

Foto: Nacho González Oramas /ACO 2020

 

Teatro Pérez Galdòs, 11 febbraio 2020


La 53esima stagione d’opera organizzata dalla ACO, Amigos Canarios de la Opera, coincide quest’anno con il 175 anniversario della Società Filarmonica di Las Palmas di Gran Canaria, a cui è stato dedicato il Falstaff inaugurale, andato felicemente in scena l’11 febbraio scorso.

Hanno di che essere orgogliosi i cittadini di Las Palmas, città cosmopolita ricca di cultura e riferimenti storici, per queste loro iniziative nate tutte dalla volontà di privati che già nel 1845 sentirono l’urgenza di unire l’attività musicale al neonato Gabinete Literario, sorto solo un anno prima. E del resto il Teatro è dedicato ad uno dei massimi rappresentanti della celeberrima Genereciòn del 98, che diede lustro alla letteratura spagnola: Benito Pérez Galdòs il cui ritratto, immortalato da un altro genio della pittura spagnola, il valenciano Joaquin Sorolla, campeggia nel programma di sala.

Sembra incredibile che in questo lembo estremo d’Europa, nel bel mezzo dell’Atlantico, ci sia tanta sete d’opera e di opera italiana in particolare. Motivo in più, se i nostri governanti ci riflettessero, per potenziarne qui da noi, in Patria, il più genuino, autentico biglietto da visita italiano per la cultura nel mondo.

Curiosamente la produzione di questo Falstaff, seppure affidato alla amorevole e coscienziosa regia di Renato Bonajuto, che così ha fatto il suo debutto nell’Isola, procede dall’Opera di Stato di Istanbul e, di fatto, si ebbe già modo di assistervi e di recensirla al suo primo apparire asiatico. La scenografia pressoché fissa e molto suggestiva, oltre che articolata su una pedana e diversi praticabili, si deve infatti a Efter Tunç, mentre i variopinti ed altrettanto azzeccati costumi li firma Aysegul Alev. L’impianto di luci qui lo ha curato José Fernandez “Txema”.

Proprio i costumi suggeriscono che l’azione è posticipata ai tempi della composizione dell’opera, alla fine dell’Ottocento. Solo Falstaff, fedele al teatro shakespeariano, veste gli abiti in stile Enrico IV. Con un articolato lavoro sui solisti e sul coro, come sempre puntualmente preparato da Olga Santana, Bonajuto procede ad una lettura tradizionale, ma non convenzionale; didascalica nella giusta misura in cui permette al pubblico, che con quest’opera ha poca dimestichezza, di seguirne agevolmente il corso, l’ironica comicità ricca di spunti ed intenzioni, senza mai scadere nella gag scontata o peggio volgare. Un lavoro molto apprezzato dal pubblico che affollava il teatro; merito anche di un cast particolarmente affiatato in cui molti affrontavano il ruolo per la prima volta.

Iniziando proprio dalle “allegre comari”: Isabel Rey, soprano di navigata carriera internazionale, vestiva per la prima volta i panni di Alice, dopo essere stata in passato, anche qui a Las Palmas, una deliziosa Nannetta. Un personaggio che le calza a pennello, sia per la maturità vocale che per l’indubbia personalità e la sempre notevole presenza scenica. Ammiccante e maliziosa, ma anche autorevole per linea vocale. Benissimo anche la Comare Quicly di Ana Ibarra, mezzo soprano dalla voce ben impostata, ampia in zona grave, di rilievo la sua “Reverenza!” e sempre intonata. Una bella rivelazione quella delle due artiste più giovani, il soprano Sofia Esparza, Nannetta, dalla fresca vocalità, apprezzabile anche per l’emissione amministrata a dovere e per l’uso di colori e mezze voci, in particolare nell’atteso “Sul fin d’un soffio etesio” e il mezzosoprano Cristina Del Barrio, Meg di bella figura e dotata di voce dal bel colore e ben proiettata, sempre “in avanti”.

Non ha sfigurato il fronte maschile, con l’ottimo Ford del baritono russo Roman Burdenko ed i molto ben caratterizzati Pistola del veterano basso Miguel Angel Zapater, sempre una granzia di voce e talento scenico, l’irresistibile Bardolfo assai comico del pure bravissimo tenore Reinaldo Macias e il non meno apprezzato Dottor Cajus del tenore canarino Juan Antonio Sanabria, un vero lusso per questa parte troppo spesso risolta con inutili forzature. La sorpresa in questo caso ce l’ha riservata il giovane tenore David Astorga, Fenton, dallo stupendo colore vocale, “all’italiana” verrebbe da dire non fosse che di voci tenorili belle la Spagna è assai prodiga, da cui è lecito sperare un bel futuro se si applicherà allo studio ed al perfezionamento.

Un capitolo a parte merita il protagonista, Roberto De Candia il cui “Pancione” è noto, e bene al pubblico italiano e che ora ha sorpreso con la sua interpretazione e la sua precisa e sicura linea di canto il pubblico delle Canarie. La lezione di Sesto Bruscantini, suo Mestro e mentore, si fa sentire nell’uso dei colori, nell’amministrazione di un fraseggio mirato, efficace pure nelle sfumature e nelle inflessioni – quelle in falsetto, ad esempio, imitando la presunta voce di Alice Ford – sempre centratissime. Memorabile ne “L’onore, ladri”, quanto nelle mille ed una sfaccettature che vanno da “l’estate di San Martino” alla ballatella del “paggio di Norfolk”. Umanissimo nel monologo “filosofico” che apre il terzo atto ed irresistibile in tutto il finale, primeggiando nella fuga finale. Una grande interpretazione che gli è valsa un meritato trionfo personale alla fine.

Successo mediato dalla valente direzione del Maestro Roberto Gianola, anch’egli al suo felicissimo debutto a Las Palmas. Una direzione scorrevole, senza inciampi in uno spartito che ha molte insidie, specie nei scioglilinguagnoli dei numerosi assieme. Lo ha seguito con precisione e ottimo suono la locale Orquesta Filarmonica de Gran Canaria che, a ragione, è considerata tra le migliori in tutta la Spagna.

Andrea Merli

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