PIACENZA: VERDI OPERA GALA – FRANCESCO MELI, 25 ottobre 2019
VERDI OPERA GALA – FRANCESCO MELI
Simon Boccanegra, atto II, Aida, atto III, Otello, atto IV.
Teatro Municipale, 25 ottobre 2019
Nell’Ottocento si chiamavAno “beneficiate”: concerti d’opera dedicate ad un Divo che ne ricavava il conseguente “beneficio“, da lì il nome, economico, l’incasso della serata.
Tralasciando il lato squisitamente crematistico, il “Verdi Opera Gala” al Teatro Municipale di Piacenza si è rivelato a tutti gli effetti la consacrazione di un tenore amatissimo e che proprio a Piacenza a raccolto grandi successi: Franceco Meli. Classe 1980, ha fatto il suo debutto assoluto a Spoleto nel 2002 con il Malcolm nel Macbeth verdiano ed io c’ero! E’ ormai da considerare tenore di punta e di primissimo piano a livello internazionale, specie da quando nel 2009 ha dato un giro di volta abbandonando i ruoli di inizio carriera, da tenore “contraltino”, per affrontare progressivamente un repertorio più lirico: il prossimo impegno alla Scala, dove ha debuttato a soli 23 anni!, con la Tosca inaugurale corona un percorso nel quale ormai si impone.
Questo tipo di concerto, un tempo assai popolare e di sicura ed immediata presa sul pubblico – una formula vincente che sarebbe auspicabile riprendessero altri teatri e di cui, come sempre, dobbiamo ringraziare la non meno che eccezionale direttrice del teatro Cristina Ferrari – ha permesso di valutare in maniera concreta l’evoluzione di Meli. Il primo tempo con il secondo atto del Simon Boccanegra, che include recitativo ed aria di Gabriele Adorno e quindi duetto e terzetto con soprano e baritono, dà l’esatta misura delle capacità dell’abilissimo fraseggiatore, capace di cogliere tutte le intenzioni del testo e della musica sviscerando l’intimo di ogni singola frase e parola. Poi nel secondo tempo, il terzo atto di Aida ne conferma l’ascesa verso un repertorio più spinto, decisamente eroico, con una tenuta notevole dei fiati: basti per tutti il pletorico “Sacerdote io resto te!” che conclude l’atto. Infine l’ultimo atto di Otello, per molti versi il più sorprendente. Ora è chiaro, in primis a Meli, che questo è un traguardo da raggiungere in un futuro non molto prossimo, poiché le difficoltà vocali di Otello iniziano nel primo atto con il fatidico “Esultate!”, da tenere su un’ondata orchestrale non indifferente. Non di meno e personalmente, questo suo Otello, finalmente innamorato e dolente, sebbene veemente e violento, ma vocalmente assai lontano dal grido e dall’esagitazione in cui altri spesso riducono il canto, è stato il momento che più mi ha emozionato, senza nulla togliere alla sua bravura in tutto il resto.
Meli non era solo. Affiancato dalla Amelia prima e dalla Desdemona poi della moglie, Serena Gamberoni, la quale è ormai pronta, pure lei, per la raggiunta maturità artistico e vocale, a spiccare il volo verso ruoli di lirico pieno senza perciò abbandonare necessariamente i ruoli di soubrette, dove è pur sempre deliziosa. Tutta la scena del “salice” e l’Ave Maria, cantata con sfoggio di messe in voce e filati, oltre che e più del Do acuto del duetto del Simon Boccanegra, ne sono state la conferma, sottolineata dalla reazione entusiastica del pubblico.
Pubblico che non ha lesinato applausi alla bravissima Vittoria Yeo, soprano koreano ormai residente in Italia e proprio a Piacenza, Aida di bella e fremente vocalità, e all’altrettanto valido baritono bulgaro Kiril Manolov, imponente sia come Boccanegra che come Amonasro e poi Jago. Apprezzate molto le partecipazioni del basso piacentino Mattia Denti, Jacopo Fiesco prima, Ramfis in Aida e infine Ludovico in Otello, del mezzosoprano Cristina Melis, Amneris ed Emilia, del baritono Michele Patti, Paolo in Boccanegra e Montano in Otello, del baritono Julius Loranzi Pietro nella prima parte e del tenore Lorenzo Izzo, Cassio. Orchestra dell’Emilia Romagna e il Coro del Teatro Municipale, sotto l guida di Corrado Casati, sono stati diretti da Michele Gamba, mentre lo spettacolo, realizzato con estrema economia ma grande sensibilità ed efficacia nel caratterizzare ed individuare per ogni opera la propria identità, era firmato da Federico Bertolani per la regia, idezione scenica e luci e da Artemio Cabassi, infallibile come sempre nella creazione dei costumi. Teatro in festa e grande successo per tutti.
Andrea Merli