REGGIO CALABRIA: Così fan tutte – Wolfgang Amadeus Mozart, 5 ottobre 2019

REGGIO CALABRIA: Così fan tutte – Wolfgang Amadeus Mozart, 5 ottobre 2019

Reggio Calabria

COSI’FAN TUTTE – Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

Teatro Francesco Cilea, 5 ottobre


L’ambizioso progetto di portare in scena al Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria per la prima volta la “Trilogia Mozart – Da Ponte” si è concluso con la felice esecuzione del Così fan tutte, dopo Le nozze di Figaro, rappresentate nel 2017 e il Don Giovanni la scorsa stagione.

Il Rhegium Opera Music Festival, in cui convergono l’associazione culturale Traiectoriae diretta da Domenico Gatto, Mediterraneo Sacro e Profano, Alziamo il Sipario! 2019, con l’appoggio del Comune di Reggio Calabria e la collaborazione dell’Orchestra Sinfonica e del Coro Francesco Cilea, diretto da Bruno Tirotta, può di che andare orgoglioso.

Questa produzione è stata montata con prevedibile scarsità di mezzi, ma con tante idee e nel rispetto assoluto sia del testo che della musica, eseguita coraggiosamente nella sua integrità sotto la direzione del Maestro Alessandro Tirotta, grazie alla regia di Franco Marzocchi coadiuvato da Mila Vanzini, che con pochi elementi scenici, adeguati costumi ed un opportuno gioco di luci, ha reso un ottimo lavoro teatrale. La peculiarità, anzi l’unicità di questo Così, risiede nel fatto più unico che raro che ad interpretare le due sorelle e “dame ferraresi” Fiordiligi e Dorabella sono state due sorelle nella vita: Chiara ed Aurora Tirotta. Un cognome, quello di Tirotta, che a Reggio Calabria è sinonimo di tradizione e qualità musicale. Infatti il padre Gaetano, ex baritono di carriera internazionale, s’è guadagnato la giusta fama di ottimo maestro di canto, le due figliole essendone la lampante dimostrazione, ma altri cantanti in carriera sono passati nella sua scuola. Il figlio Alessandro sul podio, lo zio Bruno Tirotta Maestro del Coro, completano una “familiarità” che, per certi versi, li accomuna al Divino Salisburghese.

E dunque iniziamo dalle due “prime donne”: Chiara, dalla ambrata, suadente e svettante voce di mezzosoprano, Aurora soprano lirico. La prima il ruolo di Dorabella lo aveva già in gola, la seconda era al debutto in quello di Fiordiligi. Sono state entrambe bravissime. Una Dorabella maliziosa e accattivante sia timbricamente che nelle movenze sceniche che ci ha sedotto con “E‘ amore un ladroncello“, una Fiordiligi imponente per autorità, vocalità decisa e incisività sia nel canto, emerso sia nell’aria di furore “Come scoglio” che, soprattutto, nell’articolato rondò del secondo atto. Entrambe sono state varie, ricche di intenzioni oltre che, ovviamente, complici e ben affiatate, nei lunghi recitativi.

Rispondevano loro i due baldi amanti, che decidono di scommettere sulla fedeltà delle loro “penelopi” con il risultato di essere… disingannati! Il giovane tenore Nile Senatore, Ferrando, possiede un colore di voce ed una presenza adolescenziale che ben si confanno alla parte sognante di chi intona “Un’aura amorosa”, momento che gli è valso un generoso applauso, ma si è districato con onore per tutta l’opera superando pure lo scoglio della difficile aria “Tradito, schernito”, che più spesso si omette. Paolo Ingrasciotta è un baritono emergente dalla voce brillante, facile all’acuto, perfettamente a suo agio nel ruolo di Guglielmo, il più intraprendente dei due “nobili albanesi” travestiti per sedurre le due sprovvedute fanciulle. E’ piaciuto sia nell’aria del primo atto “Non siate ritrosi”, laddove incita le sorelle ad ammirare piede, naso e mustacchi, che nell’aria di denuncia “Donne mie la fate a tanti”.

Nella parte di Despina, la servetta tutto fare, si è distinta la bravissima Paola Leoci, soprano che già si è avuto modo di apprezzare nel rossiniano Viaggio a Reims del circuito lombardo la scorsa stagione. Soprano leggero, ma con un bel corpo di voce, si è inserita a meraviglia come terzo elemento femminile, primeggiando nelle due arie “In uomini, in soldati” del primo atto e in “Una donna a quindic’anni” nel secondo, riuscendo molto divertente nelle due caratterizzazioni del medico prima e del notaio “Beccavivi” poi.

Infine il veterano Antonio De Gobbi, ideale nel ruolo del disincantato e misogino filosofo Don Alfonso, ha messo a disposizione tutta la sua professionalità, il suo sapere scenico ed esperienza, per rendere al meglio il “factotum” della vicenda. Della tenuta dell’orchestra, dei brevi interventi del coro, opportunamente disposto nei palchi di proscenio, si dica solo che per non avere un’esperienza specifica si son fatti miracoli e dunque bravo ai due Maestri Tirotta, zio con il coro, nipote dal podio. Menzione speciale ad Andrea Calabrese, Maestro al cembalo posto in scena in costume settecentesco e che il regista Marzocchi ha avuto la brillante idea di far interagire con i cantanti, creando un ulteriore effetto metateatrale.

Andrea Merli

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