MACERATA: MACBETH – Giuseppe Verdi, 20 luglio 2019

MACERATA: MACBETH – Giuseppe Verdi, 20 luglio 2019

Melodramma in quattro parti
Libretto di Francesco Maria Piave
Editore: Casa Ricordi, Milano

 

DIRETTORE FRANCESCO IVAN CIAMPA
REGISTA EMMA DANTE
REGISTA COLLABORATORE GIUSEPPE CUTINO
Personaggi e interpreti:
  • MACBETH ROBERTO FRONTALI
  • BANCO ALEX ESPOSITO
  • LADY MACBETH SAIOA HERNANDEZ
  • DAMA DI LADY MACBETH FIAMMETTA TOFONI
  • MACDUFF GIOVANNI SALA
  • MALCOLM RODRIGO ORTIZ
  • MEDICO GIACOMO MEDICI
  • DOMESTICO/SICARIO/ARALDO CESARE KWON
  • PRIMA APPARIZIONE BRUNO VENANZI
  • SECONDA E TERZA APPARIZIONE GIULIA GABRIELLI
SCENE CARMINE MARINGOLA
COSTUMI VANESSA SANNINO
COREOGRAFIA MANUELA LO SICCO
LUCI CRISTIAN ZUCARO

Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”
Martino Faggiani maestro del coro
Massimo Fiocchi Malaspina altro maestro del coro
Banda “Salvadei”complesso di palcoscenico

Coproduzione dell’Associazione Arena Sferisterio con il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro Regio di Torino

La prima rappresentazione del 20 luglio andrà in onda indiretta Euroradio su RAI Radio 3

Arena Sferisterio, 20 luglio 2019


A ruota, dopo la Carmen è seguito il verdiano Macbeth proposto nella seconda e definitiva versione del 1865, senza i ballabili, ma con l’aggiunta dell’arioso “Mal per me che m’affidai” della prima versione del 1847, cantato dal protagonista ferito a morte.

Sul podio Francesco Ivan Ciampa, tra i Maestri della nuova generazione uno dei più interessanti. Si è trattato di una lettura avvincente, ricca di colori e sfumature, che ha dato risalto tanto al coro – specie quello delle Streghe, considerato il terzo protagonista dell’opera – con una emotivamente straziante esecuzione di “Patria oppressa”, quanto ha sostenuto mirabilmente il palcoscenico. Seguito con entusiasmo dall’orchestra Filarmonica Marchigiana, molto più adatta a questo Verdi dalla tinta fosca e misteriosa, e così pure il coro che ha fornito una prova maiuscola, dimostrando che l’opera italiana è senz’altro più nelle sue corde che non quella francese del giorno precedente. Lode di nuovo, e sperticata, al bravissimo Martino Faggiani.

Lo spettacolo è quello creato al Teatro Massimo di Palermo da Emma Dante – scene di Carmine Maringola, costumi di Vanessa Sannino, coreografia di Manuela Lo Sicco, luci di Cristina Zucaro – la quale pare fosse titubante a tutta prima a riadattarlo allo spazio sconfinato del palcoscenico dello Sferisterio, salvo poi riconoscere che proprio qui si è manifestato in tutta la sua forte potenzialità. Si tratta di uno tra gli spettacoli più riusciti tra quelli visti negli ultimi tempi: la Dante si potrà – e si deve – discutere; ha delle sue idee fisse: la sicilianità, qui i fichi d’india nella foresta di Brimano, la religiosità espressa con le croci e col funerale capeggiato da un prete cattolico, i letti semoventi nella scena del sonnambulismo che fanno un po’ Gardaland, ma che sappia fare grande teatro, che riesca ad attanagliare l’attenzione del pubblico senza far cedere di un millesimo la tensione drammatica, è un dato di fatto. Certo, a differenza di quanto ha potuto fare Spirei con la figurazione in Carmen, che rimane pur sempre altra cosa rispetto al coro fisso e inamidato, la Dante dispone di un’equipe straordinaria di mimi e attori e, quel che è incredibile, riesce a coinvolgere le masse in un unicum compatto e ben amalgamato. Un teatro che affonda le radici nella classicità greca e che nel contempo è di una attualità straordinaria. Una esposizione drammaturgica esemplare, dove non si tralascia nessuna indicazione del testo e della musica. Insomma, un trionfo meritatissimo. Peccato non fosse presente per raccoglierlo.

Successo al calor bianco anche per tutti gli artisti coinvolti: dalle apparizioni al Medico, il basso Giacomo Medici, alla Dama di Fiammetta Tofoni el Malcolm del tenore Rodrigo Ortiz, che nel pur breve inciso ha esibito una voce interessante. Come quella del collega di corda Giovanni Sala, accolto da un bell’applauso a scena aperta dopo l’aria “A la paterna mano” eseguita assai bene e con il giusto accento. Alex Esposito nel suo percorso verdiano è parso un Banco di lusso, tanto nel duetto del primo atto quanto poi nella stupenda aria “Come dal ciel precipita”. Saioa Hernandez al suo debutto nella parte della Lady ha colpito per il colore ferrigno e tagliente della sua potente voce, ideale per questo diabolico ruolo. Una vocalità completa, che tocca il Re acuto nella scena del sonnambulismo, e che si piega anche alle mezze voci, sussurrate quasi sibilando, dimostrando pure una notevole scioltezza nelle agilità di forza, che certo saranno ulteriormente messe a fuoco in successive repliche. Un debutto da far tremare i polsi, da cui è uscita a testa alta, trionfalmente, tra grida di “brava” e scroscianti applausi. Macbeth era il baritono Roberto Frontali: un esempio, ove ne siano, di grande professionalità, di perfetta amministrazione vocale che, superata la soglia dei sessanta, si pronostica longeva per l’apparente facilità e naturalezza con cui ha assolto il logorante impegno. Macbeth risaputamente è uno dei ruoli più impegnativi tra quelli verdiani per baritono. Di fatto è quasi sempre in scena e, giunti alla fine, deve affrontare una pagina sublime, ma assai difficile: “Pietà, rispetto, amore”. Una vera lezione di canto, quella che ci ha offerto Frontali per tutta la recita: emissione morbida, fraseggio accurato e nobiltà di canto.

Andrea Merli

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