MACERATA: Carmen 19 luglio 2019

MACERATA: Carmen 19 luglio 2019

Opéra-comique in quattro atti
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
dalla novella omonima di Prosper Mérimée
Editore Proprietario: Schott, Mainz;
rappresentante per l’Italia: Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

DIRETTORE  FRANCESCO LANZILLOTTA
REGIA JACOPO SPIREI
Personaggi e Interpreti:
  • DON JOSÈ MATTHEW RYAN VICKERS
  • ESCAMILLO DAVID BIZIC
  • LE DANCAÏRE TOMMASO BAREA
  • LE REMENDADO SAVERIO PUGLIESE
  • MORALÈS STEFANO MARCHISIO
  • ZUNIGA GAETANO TRISCARI
  • CARMEN IRENE ROBERTS
  • MICAËLA VALENTINA MASTRANGELO
  • FRASQUITA FRANCESCA BENITEZ
  • MERCÉDÈS ADRIANA DI PAOLA
  • UN BOHÉMIEN ANDREA PISTOLESI
  • UNE MARCHANDE D’ORANGES OLGA SALATI
SCENE E COSTUMI MAURO TINTI
COREOGRAFIE JOHNNY AUTIN
LUCI GIUSEPPE DI IORIO
CALZATURE E ACCESSORI LES JEUX DU MARQUIS

Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini”
Martino Faggiani maestro del coro
Massimo Fiocchi Malaspina altro maestro del coro
Pueri Cantores “D. Zamberletti” 
Gian Luca Paolucci maestro del coro delle voci bianche
Banda “Salvadei” complesso di palcoscenico

Nuova produzione dell’Associazione Arena Sferisterio

La prima rappresentazione del 19 luglio andrà in onda in diretta su RAI Radio3 e in differita sul canale Euroradio.

Arena Sferisterio, 19 luglio 2019


Col titolo “Rosso desiderio” ha preso il via la55esima edizione del Festival d’opera a Macerata lo scorso 19 luglio. Tutta la città coinvolta nell’allestire vetrine sul tema del rosso e buona parte del pubblico con qualcosa di rosso nell’abbigliamento e per chi ne fosse stato sprovvisto la possibilità di appuntarsi un pin alla giacca o, addirittura, di cambiare le stringhe delle scarpe sostituendole con cordoni rossi.

Il bel gioco è iniziato con una nuova produzione di Carmen, scene e costumi di Mauro Tinti, coreografie di Johnny Autin, luci di Giuseppe Di Iorio e per la regia di Jacopo Spirei che, nel trattare la forma “opera comique”, seppure decimata (per fortuna) nella parte recitata, ha voluto evitare ogni possibile allusione al folklore spagnolo, finto tanto nella novella di Merimé quanto nel libretto di Meilhac ed Halévy e nella francesissima musica di Bizet, il quale però, giova ricordarlo, prese in prestito la celebre habanera di Yradier, che spagnolo lo era. Carmen come uno spettacolo di cabaret (si era già vista a Bologna, per altro) tra ballerine seminude col “puntino” sul capezzolo, come le “donnine” di Macario del bel tempo andato, di cui la protagonista è la “vedette” e si produce in uno spogliarello. Il coro seduto in funzione di clientela del Crazy Horse dove, tra le rimostranze delle guardie giurate, fa irruzione una banda di ragazzacci di strada.

L’azione, nonostante qualche idea originale, però fatica a decollare e, soprattutto, a mantenere una logica evoluzione drammatica. Per Spirei, come per De Ana in un altro contesto all’Arena di Verona, Carmen aspira ad un’altra vita, più che alla libertà sessuale che, date le caratteristiche, si dà per scontata e assolutamente legittima. A Verona Escamillo è un militare nazionalista che seduce la Passionaria facendole cambiare bando politico, qui è un famoso cineasta che alla fine la conduce a sfilare sul red carpet tra i flash dei fotografi. L’escluso Don José la finirà brutalmente a colpi di teleobbiettivo, strappato ad un paparazzo.

Per farla breve, lo spettacolo non ha convinto parte del pubblico che, all’indirizzo del regista e del suo team, ha lanciato dei sonori “buh”, sebbene misti a convinti applausi.

Il versante musicale ha avuto più fortuna: Francesco Lanzillotta, nel scegliere la versione “opera comique” ha dato una bella prova di coraggio; a capo dell’ubbidiente orchestra Filarmonica Marchigiana, ha condotto in porto l’ardua impresa a cui, certamente, avrebbe giovato lo spazio chiuso di un teatro piuttosto che lo spazio aperto dove, inevitabilmente, certe sottigliezze musicali vanno disperse. Gli va riconosciuto il merito di aver riaperto dei tagli nello spartito: la pantomima di Morales e tutto il duetto del terzo atto tra Escamillo e Don José quelli più evidenti, ma si rimane del parere che all’Arena (di Verona come allo Sferisterio) la vecchia e cara versione con i recitativi musicati da Guiraud sia da preferire, specie in Italia. In particolare se non si dispone di un cast che domini alla perfezione la lingua francese.

L’ignota ai più Irene Roberts, mezzosoprano che abitualmente canta Carmen nei teatri del nord Europa, personalmente è piaciuta molto, non tanto e non solo per le doti vocali, che comunque sono di tutto rispetto pur non possedendo né un volume oceanico né un timbro particolarmente seducente, ma per la forte ed intensa interpretazione, entrando anima e corpo nel personaggio richiesto dal regista e dimostrando di crederci fino in fondo. Il tenore Matthew Ryan Vickers, lontano parente del più celebre John, possiede una voce interessante, seppure pure per lui valga quanto detto per la Roberts. Non si rifugia in comodi falsetti ed il suo Don José, per quanto un po’ ruvido, è ruspante ed ha un suo bel perché. La fatidica aria del fiore gli è riuscita bene e ancora meglio nel duetto finale dove entrambi, la Robets e Vickers, han dato il meglio. La Micaela del soprano Valentina Mastrangelo compie con dovizia il suo bel compito; si rimpiange che la sua scena al terzo atto sia stata resa monca dall’introduzione. La regia, va detto, non risolve del tutto il suo personaggio cui manca una caratterizzazione efficace, ma lei riesce a trovare lo stesso la credibilità scenica. Il bass bariton David Bizic è perfetto nel rendere un Escamillo super macho e anche un po’ truzzo; la voce è di quelle che si impongono e ne esce vittorioso. Bene i ruoli di fianco, in particolare il guizzante Morales di Stefano Marchisio, che ha l’opportunità di emergere coi couplets nel primo atto, gli ottimi Remendado del tenore Saverio Pugliese, Le Dancaire del baritono Tommaso Barea e lo Zuniga del giovanissimo Gaetano Triscari, costretto più degli altri a parlare un francese approssimativo. Brave le due zingare, compagne di avventura di Carmen: la pungente Frasquita del soprano Francesca Benitez che svetta sui Do acuti e la Mercedes di Adriana Di Paola, un mezzosoprano dal timbro fascinoso che appena ha aperto bocca ci ha fatto capire che in un prossimo futuro potrebbe essere e sarà una splendida Carmen.

Bene, ma non benissimo, il coro Lirico Marchigiano affidato alle cure del pur bravo Maestro Martino Faggiani assistito da Massimo Fiocchi Malaspina; bravissimi scenicamente, ma vocalmente disordinati i Pueri Cantores “D.Zamberletti”, una schiera numerosa di ragazzini sotto la guida di Gian Luca Paolucci. A quanto pare si è giunti col fiato alla gola ai nastri di partenza; è auspicabile che in corso di recite il tiro sia stato messo maggiormente a fuoco.

Andrea Merli

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