SAVONA: Madama Butterfly,  10 luglio 2019

SAVONA: Madama Butterfly, 10 luglio 2019

MADAMA BUTTERFLY
Opera in tre atti
Musica di Giacomo Puccini
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Edizione Edwin F. Kalmus & Co.- Publishers of music Boca Raton, Florida
Prima Rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904

 

REGIA RENATA SCOTTO Regista collaboratore Renato Bonajuto

DIRETTORE JACOPO BRUSA

Personaggi Interpreti
  • Madama Butterfly (Cio-Cio-San) Clarissa Costanzo
  • Kate Pinkerton Camilla Antonini
  • Suzuki Giovanna Lanza
  • F.B. Pinkerton Sergei Radchenko
  • Sharpless Stefano Antonucci
  • Goro Raffaele Feo
  • Lo Zio Bonzo John Paul HuckleIl
  • Principe Yamadori Takaki KuriharaIl
  • Commissario Imperiale Antimo Dell’Omo
  • Dolore Allievi DNA Musica, Savona

ORCHESTRA DELLA FONDAZIONE TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA

CORO DEL TEATRO DELL’OPERA GIOCOSA

Maestro del coro GianLuca Ascheri

Allestimento del Teatro Coccia di Novara

Costumi, Teatro Verdi, Trieste

Parrucche Audello, Torino

Fortezza del Priamar, 10 luglio 2019


Renata Scotto, celebrata come una delle più grandi Cio-Cio-San del dopoguerra, non è nuova alle esperienze registiche e anzi dell’eroina pucciniana ne ha fatto un cavallo di battaglia, oltre ché come interprete sulle scene, nel suo fecondo iter operistico.

La mia precedente esperienza di una regia della Scotto risale a qualche tempo fa – gli anni? Chi li conta più! – in quel di Salonicco, Grecia. Una Lucia di Lammermoor diretta dall’amico Francesco Maria Colombo, che per il sottoscritto rappresentò il primo incontro con un soprano a me poi carissimo, che mi fulminò con la sua bravura: Elena Mosuc. I ricordi tornano in mente: lo spettacolo, orgogliosamente fedele al libretto, tradizionale, ma certo non banale fu molto festeggiato dal pubblico che decretò un trionfo al soprano in scena ed al soprano regista. E la Scotto, generosa in giudizi, mi disse confidenzialmente: “Questa ragazza ha del talento, canta con la giusta tecnica e farà strada!”

Ora, all’aperto nel cortile della Fortezza del Priamar nella sua Savona, città che, giustamente, la adora, ha tenuto a battesimo un altro bel talento, questa volta italianissimo: Clarissa Costanzo, soprano già in carriera che ha fatto felici debutti a Piacenza e che nella seconda edizione del concorso di canto dedicato a Beppe De Tomasi in quel di Reggio Calabria si aggiudicò il “Premio della critica” e guarda caso in commissione c’ero io.

Doppio il piacere, dunque, della rinnovata conferma. Si tratta di un bel temperamento, musicalmente ineccepibile, dalla voce calda ed avvolgente anche in uno spazio aperto e un po’ dispersivo come è quello della Fortezza a Savona. Timbro gradevole, sostenuto da un fraseggio ardente e da un accento partecipe, dopo la celeberrima aria “Un bel dì vedremo” un primo prolungato applauso, ripetutosi poi con rinnovato entusiasmo alla ribalta finale. Intensa nel “racconto” “Che tua madre dovrà” al piccolo Dolore, commovente in “Tu, piccolo Iddio”, la Costanzo è stata una vera rivelazione per chi ancora non l’aveva intesa.

 Al suo fianco il baldanzoso Pinkerton del tenore Sergei Radchenko, pieno di giovanile entusiasmo e anche trascinante nel duetto d’amore che chiude il primo atto; giustamente accorato nell’addio al “Fiorito asil”. Qualche suono un po’ indietro quando sale in acuto da aggiustare, ma nel complesso un ottimo elemento da seguire con attenzione.

Stefano Antonucci, veterano baritono, è stato un Console Sharpless esemplare per la partecipazione attoriale non meno che per la prestazione vocale, di grande professionismo e ricca di intenzioni e sottigliezze: un artista a tutto tondo. Non meno lodevole la prestazione del mezzosoprano Giovanna Lanza, Suzuki, dalla voce ben proiettata ed abile sia nello scioglilinguagnolo “Sorride vostro onore”, quanto ben amalgamata con il soprano nel duetto dei fiori al secondo atto. Le frasi che la conducono al terzetto con Sharpless e Pinkerton nel terzo atto hanno poi messo in risalto la sua valenza drammatica. Tutt’altro che marginale il ruolo del sensale Goro, qui affidato all’ottimo tenore Raffaele Feo, preciso e puntuale nei suoi interventi eseguiti con dovizia di armonici. Completavano il cast la episodica, ma ben detta, Kate Pinkerton di Camilla Antonini, il tonante Zio Bonzo del basso John Paul Huckle e Takaki Kurihara, uno Yamadori che più giapponese di così non si può.

La bacchetta stava in pugno al brillante direttore Jacopo Brusa, il quale ha dimostrato un piglio determinato e, soprattutto, molto mestiere nel reggere una serata con l’orchestra della Fondazione Teatro Carlo felice di Genova in trasferta, dove tra una recita e l’altra – qui ci si riferisce all’ultima – alcuni professori si alternavano senza previo avviso. Tempi ben scanditi, ritmo narrativo sostenuto e grande attenzione a non perdere nessuno per strada! Così pure il coro del Teatro dell’Opera Giocosa, istruito da Gian Luca Ascheri, si è dimostrato perfettamente a suo agio anche nel sostenere i movimenti di regia.

Da Renata Scotto, coadiuvata da Renato Bonajuto e con l’allestimento proveniente dal Teatro Coccia di Novara, si è ricevuta una bella lezione di teatro, senza frizzi e lazzi di una “modernità” tanto scontata e di routine, ormai, quanto assolutamente fuori luogo in queste occasioni all’aperto; una regia perfettamente aderente alla drammaturgia, come del resto non potrebbe essere altrimenti da parte di un’Artista ascritta nelle pagine più gloriose della Storia del nostro melodramma.

Andrea Merli

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