Teatro alla Scala: IDOMENEO, RE DI CRETA – 22 maggio 2019
IDOMENEO
Dramma per musica in tre atti
di W.A. MOZART
Libretto di G. Varesco dall’Idomenée di A. Danchet
(Neue Mozart Ausgabe a cura di Daniel Heartz. Copyright ed edizione Alkor-Bärenreiter, Kassel;
rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)
Prima rappresentazione: Monaco, Residenztheater, 29 gennaio 1781
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore DIEGO FASOLIS
Regia MATTHIAS HARTMANN
Personaggi e interpreti principali
- Idomeneo Bernard Richter
- Idamante Michèle Losier
- Ilia Julia Kleiter
- Elettra Federica Lombardi
- Arbace Giorgio Misseri
- Gran Sacerdote di Nettuno Krešimir Špicer
- La voce Emanuele Cordaro
Scene VOLKER HINTERMEIER
Costumi MALTE LÜBBEN
Luci MATHIAS MÄRKER
Coreografia REGINALDO OLIVEIRA
Drammaturgia MICHAEL KÜSTER
CORO, CORPO DI BALLO E ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA
Maestro del Coro BRUNO CASONI
IDOMENEO, RE DI CRETA – Wolfgang Amadeus Mozart
Teatro alla Scala, 22 maggio 2019
Idomeneo, indiscusso capolavoro mozartiano, ritorna in Scala con una certa e relativa frequenza: rileggendo il programma di sala, il pensiero ritorna alle quattro edizioni precedenti – da quella diretta da Gavazzeni nel 1984 all’ultima con Myung-Whun Chung sul podio – ed inevitabilmente pervade un senso di nostalgia.
Iniziando dalla parte visiva di gran lunga più efficace e di miglior risultato complessivo rispetto a questo ultimo mastodontico sforzo produttivo – scene di Volker Hintermeier, costumi di Malte Lubben, luci di Mathias Marker – firmato da Matthias Hartmann che, pur senza raggiungere il disastroso risultato del precedente Der Freischutz scaligero, pare eludere un vero e proprio progetto registico, seppure sia coadiuvato dalla figura che oggi come oggi sembra irrinunciabile del “drammaturgo” Michael Kuster. Altri hanno descritto il tutto paragonandolo al piatto girevole di un enorme forno a micro onde, per via della carcassa di una nave e della enorme testa taurina praticabile (il Minotauro? E’ dunque lui il mostro assetato di sangue inviato dall’infuriato Nettuno?!?) che roteano incessantemente. In definitiva un altro “mostro” scenico che nulla aggiunge al capolavoro e a tratti ne ostacola l’esecuzione musicale, dove la maggior parte del tempo gli interpreti sono posti in proscenio, quasi si trattasse di una esecuzione in forma concertante.
La direzione di Diego Fasolis, a capo di un’orchestra e di un coro (come sempre magistralmente istruito da Bruno Casoni) superlativi, veleggia seppur abilmente contro vento. Questo spartito del Divino Salisburghese, a dispetto del libretto mitologico e classicista, guarda decisamente in avanti e nella sua genialità e bellezza assolute anticipa sia la monumentalità di Beethoven che il romanticismo di Karl Maria von Weber. Insistere sulla “baroccheria” del suono ha un suo indiscutibile fascino, ma a mio modesto avviso travisa il valore della musica. Di una modestia generale, sebbene tutti o quasi meritevoli di un’ampia sufficienza, il cast in cui la Elettra di Federica Lombardi, unica italiana con il valido tenore Giorgio Misseri Arbace – parte che nel 2005 fu affidata a Francesco Meli – l’ha fatta da padrona per indiscutibili qualità canore che, per altro, vedrei più adatte ad altro impegno vocale e stilistico. La sua grande scena del terzo atto – in Scala, nel secondo tempo dell’opera – culminante con l’aria “D’Oreste, d’Aiace” è stata accolta da un lungo e prolungato applauso, il più convinto tributato in corso d’opera dal pubblico del Turno A a cui corrisponde la recita in esame. Risolta con discreta agilità nella versione più elaborata, l’aria del protagonista, il tenore Bernard Richter, costretto a spingersi in testa al toro e in fondo scena. La prova di Ilia, il soprano Julia Kleiter, pure è passata con l’approvazione del pubblico, ma senza lasciare forte traccia; modesta la partecipazione del mezzosoprano Michèle Losier quale Idamante, laddove la lista di candidate italiane decisamente più idonee si farebbe assai lunga. Kresimir Spicer, Gran Sacerdote di Nettuno, Emanuele Cordaro, Voce di Nettuno materializzatasi con bella proiezione dal palco reale, e le voci delle due cretesi Silvia Spruzzola e Olivia Antoshkina e dei due troiani, Massimiliano Di Fino e Marco Granata, completavano il cartello.
Andrea Merli