COMO: il viaggio a Reims, anteprima giovani 25 settembre 2018

COMO: il viaggio a Reims, anteprima giovani 25 settembre 2018

IL VIAGGIO A REIMS o sia L’albergo del Giglio d’Oro

Dramma giocoso in un atto di Luigi Balochi.

Musica di Gioachino Rossini.

Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre Royal Italien, 19 giugno 1825

 

Direttore Michele Spotti

Regia e luci Michał Znaniecki

 Personaggi e Interpreti:

  • Corinna Maria Laura Iacobellis
  • La Marchesa Melibea Irene Molinari
  • La Contessa di Folleville Francesca Benitez, Paola Leoci
  • Madama Cortese Marigona Qerkezi
  • Il Cavaliere Belfiore Matteo Roma
  • Il Conte di Libenskof Ruzil Gatin
  • Lord Sidney Andrea Patucelli
  • Don Profondo Vincenzo Nizzardo
  • Il Barone di Trombonok Giuseppe Esposito
  • Don Alvaro Guido Dazzini
  • Don Prudenzio Massimiliano Mandozzi
  • Don Luigino Nico Franchini
  • Delia Francesca Benitez, Paola Leoci
  • Maddalena Francesca Di Sauro
  • Modestina* Elena Caccamo
  • Zefirino / Gelsomino* Ermes Nizzardo
  • Antonio* Luca Vianello

*Artisti del Coro di OperaLombardia

Scene Luigi Scoglio

Costumi Anna Zwiefka

Movimenti coreografici  Damian Malvacio

Maestri del coro Massimo Fiocchi Malaspina, Enzo Spinoccia

Coro OperaLombardia

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Coproduzione Teatri di OperaLombardia


Teatro Sociale, 25 settembre 2018 – Anteprima giovani

Prende il via l’attesa stagione Opera Lombardia dal Teatro Sociale di Como con una brillante e divertentissima edizione de “Il viaggio a Reims” che cade a puntino nell’anno delle celebrazioni rossiniane.

Facile, si dirà, visto che questo capolavoro, rispolverato grazie Claudio Abbado e con un cast mitico già ai tempi, e correvano gli anni Ottanta dello scorso secolo, rispecchia meglio di qualunque altra opera del Cigno di Pesaro “la follia organizzata” di stendhaliana memoria. Vuoi per la trama, che è un semplice pretesto, vuoi per la musica, in gran parte – per non dire nella totalità – confluito nel “Le Comte Ory“, altro gioiello di Rossini, ma qui a modesto avviso di chi firma resa ancora più coinvolgente e trascinante. Basti per tutti il celeberrimo “quattordicimino” del secondo atto che solo la sulfurea mente rossiniana poteva concepire.

Pagina che ha sollevato l’entusiasmo dei ragazzi presenti lo scorso 26 settembre all’anteprima giovani in cui ci si è intrufolati con la speranza, almeno, di passare per un professore prossimo alla pensione. E non poteva essere da meno, poiché al gioioso applauso e grida di “bravo” ci si è uniti tutti, grazie in primis alla esaltante guida del giovanissimo Michele Spotti, ormai una certezza nel campo direttoriale nonostante i suoi freschi 24 anni di età, che oltre a confermare le sue innegabili qualità che lo hanno portato già a dirigere a Losanna dopo gli exploit milanesi nella compagnia di VociAllOpera, dove ha debuttato quasi imberbe e ancora studente di conservatorio, ci ha fatto volare di fantasia col suo gesto chiaro, entusiasta e con un controllo, oltre che del palcoscenico dove si è esibita una compagnia in gran parte di giovanissimi desiderosi di emergere e anche un po’ recalcitranti, come capita ai cavalli di razza, delle dinamiche e delle agogiche, quasi che in vita sua (nei pochi anni cioè!) avesse solo diretto Rossini e questo “Viaggio”. Bravo, bravissimo: da non perdere d’occhio e anzi da seguire con la massima attenzione.

Il cast, dopo quasi un mese di prove –  e si è visto e sentito e apprezzato – è parso di assoluta omogeneità, e ciò, assieme alla lode per la prova dell’orchestra de I Pomeriggi Musicali ed al plauso per il vivace coro Opera Lombardia, ben istruito da Massimo Fiocchi Malaspina, va ritenuto un grande complimento.

Iniziamo dalle Signore, in altri tempi si sarebbe detto “signorine” data la media under trenta. Annunciata indisposta, Maria Laura Iacobellis ha cantato comunque un’ottima Corinna, la poetessa, come spesso accade quando si fanno gli annunci. Un bel colore lirico, ottima musicalità e anche una apprezzabile verve scenica nella scena che la vede sfuggire gli assalti del libertino Cavalier Belfiore … in sauna! Forte di affondi alla “Valentini Terrani”, indimenticata Melibea, Irene Molinari ha dato vita ad un personaggio volubile e anche frivolo, che alla fine accetta quasi controvoglia la corte dell’innamorato Libenskof dopo aver tentato vari “menages a trois”. La Contessa Folleville, disperata per la perdita della valigia, ma poi esaltata dai cappellini salvati in extremis, era la spiritosissima e svettante Paola Leoci, una sorta di Natalie Dessay “de noantri” anche per l’incredibile rassomiglianza. Chi però, tra le dame, è risultata davvero straordinaria è stata Marigona Qerkezi, Madama Cortese, la padrona dell’Albergo del Giglio D’Oro dove si svolge la vicenda, oltre che per la bellezza del timbro e per l’abilità nel canto, coronate da una figura morbidamente ammiccante, per la sorprendente abilità ad accompagnare mirabilmente col flauto l’aria di Lord Sidney: ed infatti alla fine si è presentata alla ribalta con il flauto in mano, ricevendo doppia dose di applausi. Nei ruoli minori, citata la Delia di Francesca Benitez, che nelle repliche si alterna alla Leoci nel ruolo di Folleville, va ricordata la Maddalena di Francesca Di Sauro, in un ruolo sottodimensionato per le sue potenzialità vocali ed artistiche, ma pur sempre graditissima presenza e la Modestina dell’esuberante Elena Caccamo, che ne ha combinate di ogni con una verve scenica che ha pochi paragoni.

Passando ai maschietti, nel complesso ottimi, ricordiamo il Barone di Trombonok, agghindato e pronto per l’Oktober Fest, dai modi ursini e dalla vocalità tonante di Giuseppe Esposito, il tenebroso Lord Sidney un po’ vampiresco del bravo Andrea Patucelli, il godibile, specie nella sua lunga tirata, Don Profondo del baritono Vincenzo Nizzardo, l’arrogante Don Alvaro del baritono Guido Dazzini, i due tenori in gara: Ruzil Gatin, svettante Conte Libenskof e Matteo Roma, baldanzoso Cavalier Belfiore, senza dimenticare il Don Prodenzio di Massimiliano Mandozzi, il Don Luigino di Nico Franchini, Zeffirino e Gelsomino affidati a Ermes Nizzardo e Luca Vianello, nei panni di Antonio, direttore d’Hotel.

Lo spettacolo, infine: Michal Znaniecki firma regia e le luci, fondamentali nel definire lo spazio scenico, una bella e funzionale scena unica, ma con alternanza di ambienti, creata da Luigi Scoglio, gli azzeccatissimi costumi sono di Anna Zwiefka i movimenti coreografici li ha diretti Demian Malvaccio. Znaniecki segue la via ormai battuta da tutti dell’attualizzazione che, effettivamente, quest’opera quasi impone già dai tempi felici di Ronconi. L’azione è anticipata nel foyer del Teatro, mentre il pubblico entra e si trova con il coro, vestito come il personale dell’Albergo. Quindi, sala buia, dall’arrivo di spaesati viaggiatori che fanno capolino dal sipario per poi trovarsi nella reception dell’Hotel. Da lì prendono il via gli intrecci e gli equivoci, compresi gli scambi di coppia, come succede in quasi tutti gli hotel, indipendentemente dal numero di stelle. La prima parte finisce addirittura con un’orgia nella sauna in cui si trovano tutti coinvolti. La cosa curiosa, ma che ha una sua giustificazione è che ci si ritrova, alla fine, con i personaggi in costume ed armati di bauli, come al tempo reale dell’incoronazione di Carlo X Re di Francia, a cui poi in definitiva l’opera rende omaggio.

Uno spettacolo che scorre veloce, che non conosce allentamenti nel ritmo e che trascina tutti nella magia del teatro e della musica di Rossini: se il buon giorno si vede dal mattino, Opera Lombardia 2018/19 non poteva iniziare meglio.

Andrea Merli

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