TEATRO ALLA SCALA: FIERRABRAS – Franz Schubert, 19 giugno 2018
FIERRABRAS
Opera eroico-romantica in tre atti
Libretto di Josef Kupelwieser
Musica di FRANZ SCHUBERT
(Nuova edizione critica Bärenreiter a cura di Thomas A. Denny e Christine Martin;
Copyright ed edizione: Alkor-Bärenreiter, Kassel, 2015;
rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)
Prima rappresentazione assoluta:
Karlsruhe, Staatstheater, 9 febbraio 1897
Prima rappresentazione al Teatro alla Scala
Produzione Salzburger Festspiele
Direttore DANIEL HARDING
Regia PETER STEIN
Personaggi e interpreti principali
- Emma Anett Fritsch
- Florinda Dorothea Röschmann
- Maragond Marie-Claude Chappuis
- Fierrabras Bernard Richter
- König Karl Tomasz Konieczny, Sebastian Pilgrim
- Roland Markus Werba
- Eginhard, Peter Sonn
- Boland Lauri Vasar
- Ogier Martin Piskorski
- Brutamonte Gustavo Castillo*
*Allievo Accademia Teatro alla Scala
Scene FERDINAND WÖGERBAUER
Costumi ANNA MARIA HEINREICH
Luci JOACHIM BARTH
CORO E ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA
Approda alla Scala con quasi duecento anni di ritardo dal suo concepimento Fierrabras, l’opera che Franz Schubert non vide mai in scena e che solo nel 1988 Claudio Abbado riportò all’onore delle cronache con un debutto, praticamente assoluto, a Vienna. Sarebbe stato auspicabile che a quella “prima” viennese fosse seguita la replica in Scala, ma non fu ne sarà la prima volta che il massimo Colosseo dell’opera in Italia perde una buona occasione.
E dunque si tratta della ripresa di un moscio spettacolo allestito a Salisburgo nel 2014, con la scena di Ferdinand Wogerbauer costruita in bianco e nero con soli fondali dipinti e che ricorda le illustrazioni del Doré, i bei costumi in tono di Anna Maria Heinrich e le luci curate da Joachim Barth, per la regia di Peter Stein, ripresa da Bettina Geyer e Marco Monzini. Alla parte squisitamente illustrativa, paragonabile ad una bella figurina, è mancata un’idea registica; l’impressione è stata quella di assistere ad uno spettacolo di marionette.
Sul versante musicale, assodata la debolezza di una drammaturgia inesistente (che poi è il principale limite delle opere di Schubert: in Italia si sono viste nel corso degli anni Alfonso und Estrella a Cagliari ed I due gemelli a Cosenza) le cose non sono andate meglio poiché la lettura di Daniel Harding, pur nella sostanziale professionalità e pulizia, grazie all’apporto della magnifica orchestra scaligera, non ha avuto il nerbo sufficiente e tenere alta la tensione teatrale, messa a dura prova dai continui siparietti per il cambio scena. Benissimo il coro, come sempre affidato al Maestro Bruno Casoni ed alti e bassi tra i solisti: alti nella graduatoria i due tenori, Peter Sonn e Bernard Richter, rispettivamente Eginhard e Fierrabras ed il baritono Markus Werba, ottimo Roland. Nella media il soprano Anett Fritsch, Emma dagli acuti allo sbaraglio ed il mezzosoprano Dorothea Roschmann, Florinda di buone intenzioni, in basso il basso Sebastian Pilgrim, Carlo Magno e il baritono Lauri Vasar, Boland.
Il teatro nel turno di abbonamento E, ha offerto una desolante visione di… mezzo pieno. Forse per una programmazione, in rapida successione, di Fidelio e Fierrabras, opere di scarso richiamo per gli abbonati e i tanti turisti che alla Scala accorrono più volentieri per Aida e Traviata. O tempora o mores!
Andrea Merli