Cagliari: Sancta Susanna e Cavalleria Rusticana, 18 maggio 2018
Sancta Susanna
opera in un atto
libretto August Stramm, dal dramma Sancta Susanna. Ein Gesang der Mainacht di August Stramm
musica Paul Hindemith
esecuzione in lingua originale tedesca con sopratitoli in italiano
personaggi e interpreti
Susanna Tanja Kuhn (18, 20, 23, 25, 27)/Alessandra Volpe (19, 22, 26)
Klementia Anastasia Boldyreva (18, 20, 23, 25, 27)/Olesya Berman (19, 22, 26)
La suora anziana Tiziana Carraro (18, 20, 23, 25, 27)/Martina Serra (19, 22, 26)
Una serva Carolina Moretti
Un servo Andrea Paolo Tramonte
Cavalleria rusticana
melodramma in un atto
libretto Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, dalla novella omonima di Giovanni Verga
musica Pietro Mascagni
personaggi e interpreti
Santuzza Tiziana Caruso (18, 20, 23, 25, 27)/Alessandra Volpe (19, 22, 26)
Lola Anastasia Boldyreva (18, 20, 23, 25, 27)/Olesya Berman (19, 22, 26)
Turiddu Marcello Giordani (18, 20, 23, 25, 27)/Gustavo Porta (19, 22, 26)
Alfio Sebastian Catana (18, 20, 23, 25, 27)/Devid Cecconi (19, 22, 26)
Lucia Tiziana Carraro (18, 20, 23, 25, 27)/Martina Serra (19, 22, 26)
maestro concertatore e direttore Marco Angius
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
maestro del coro Donato Sivo
regia Gianfranco Cabiddu
scene Benito Leonori
costumi Marco Nateri
luci Vincenzo Carpineta
movimenti coreografici Luigia Frattaroli
nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Un’improvvisa ondata di musica di Paul Hindemith si abbatte, è il caso di dirlo, sulla primavera italiana: dopo Cardillac al Maggio Fiorentino, è la volta di Sancta Susanna al teatro Lirico di Cagliari che “osa” un titolo che, presentato nel 1978 al Teatro dell’Opera di Roma, scatenò le ire dei censori più ottusi. Lavoro giovanile del Compositore. Lo compose nel 1920 e fa parte di un trittico per alcuni versi affiancabile a quello di Puccini: un’opera tragica, una grottesca e questa mistica, seppure in un’ottica che sta agli antipodi con l’Angelica, suora anch’essa. Tratta di una religiosa in preda ad allucinazioni di sfogo religioso e sessuale, che ripete il blasfemo gesto di accoppiarsi con la figura del crocefisso, aspirando al martirio come una precedente sorella, murata viva nello stesso convento.
Nel terzo millennio, se è pur sempre una storia non adatta alle educande, la drammaturgia ha perso gran parte della provocazione, anche in considerazione dei continui scandali che coinvolgono la Chiesa, specie quella cattolica. Non così la musica che, nel suo espressionismo evidente e marcato trova tutt’oggi la sua vera natura e forza, in ciò riservando molte e felici sorprese sia nella soluzione musicale, che rimane comunque nella sfera tonale, sia nel canto, che si traduce vocalmente in uno spasmodico declamato. Infine, parafrasando il Sor Giacomo, “la brevità gran pregio”; poiché la durata complessiva non supera i 25 minuti.
Piena rispondenza sia scenica che vocale nella protagonista, il soprano Tanja Kuhn e nelle altre due suore, il mezzosoprano Anastasia Boldyreva, Suor Clementia e il contralto Tiziana Carraro, la Vecchia suora.
Amatissima dal pubblico cagliaritano l’opera di Mascagni, che il direttore d’orchestra Marco Angius con una lettura volutamente estrema ha voluto avvicinare all’espressionismo dell’altra, trovando soluzioni molto interessanti e fornendo, per molti versi, una lettura affatto nuova, Cavalleria Rusticana ha sugellato una serata che si è conclusa con un franco successo. Merito di un cast generoso e ben centrato, iniziando dal solido Turiddu del tenore Marcello Giordani, di franca e latina vocalità ricca di armonici e ben dosata dal sapiente accento e fraseggio e continuando con l’intensa Santuzza di Tiziana Caruso, ottima interprete e sicura nel canto. Il baritono Sebastian Catana ha impresso al carrettiere Alfio giusta irruenza e geloso furore, mentre perfettamente centrata in una Lola particolarmente procace è parsa la pur brava Boldyreva, tanto quanto la Carraro è passata credibilmente dalla parte monacale a quella della madre accorata. Benissimo il coro diretto da Donato Sivo e in gran forma l’orchestra.
Rimane lo spettacolo, affidato al regista locale Gianfranco Cabiddu, che ha conferito a Sancta Susanna di Hindemith un opportuno tocco cimiteriale, grazie alla centrata scena di Benito Leonori ed alle luci di Vincenzo Carpineta; i costumi erano firmati da Marco Nateri, le video proiezioni da Mario Spinaci ed i movimenti coreografici da Luigia Frattaroli. Si è insistito. Giustamente, sulla componente erotica, suggerita da gemiti inequivocabili come da spartito, con l’accoppiamento a vista del servo e della serva, poi interrotti da Susanna, gli attori Andrea Paolo Tramonte e Carolina Moretti.
Viceversa Cavalleria è stata trasportata in Sardegna e ambientata ai tempi della “Grande Guerra“, 25 anni più tardi cioè. Di fatto la “siciliana” è intonata come lettura di una lettera che Turiddu riceve in trincea. Durante il preludio, oltre alla proiezione di scene di guerra, si assiste pure al matrimonio tra Alfio e la spergiura Lola. Poi la scena fissa rappresenta una miniera con gli operai al lavoro anche in pieno giorno di Pasqua. L’iper realismo è evidenziato durante l’intermezzo, quando appare uno spaccato della miniera, nei cui cunicoli circolano oltre ai minatori pure dei carrelli e dove viene fatta brillare una mina. Insomma, si è cercata una via diversa del solito folclore siciliano e si è scivolati verso il bozzettismo sardo. Poco male, specie perché il pubblico ha gradito e molto.
Andrea Merli