SOFIA 22 marzo 2018: I NOVE FRATELLI DI YANA – Lyubomir Pipkov

SOFIA 22 marzo 2018: I NOVE FRATELLI DI YANA – Lyubomir Pipkov

 

Opera in quattro atti, otto scene
Libretto Nikola Veselinov e Lyubomir Pipkov 

 

direttore d’ opera di Sofia ZHORZH DIMITROV
Regista PLAMEN KARTALOFF 

Personaggi e Interpreti:

  • La madre Ivanka Ninova, Rumyana Petrova 
  • Yana Gabriela Georgieva, Lilia Kehayova 
  • Georgi Il brutto Petar Buchkov, Svetozar Rangelov 
  • Angelo Kostadin Andreev, Hrisimir Damyanov 
  • Gli altri fratelli Angel Antonov, Emil Pavlov, Kalin Dushkov, Rosen Nenchev, Valentin Vatev, Nikolay Voynov, Stefan Dimitrov 
  • Zio Dimitar Nikolay Petrov 
  • Primo intagliatore di legno Daniel Ostretsov 
  • Secondo intagliatore di legno Tsvetan Tsvetkov 
  • Terzo intagliatore di legno Atanas Mladenov 
  • Vecchio Gherdan Stefan Vladimirov, Iliya Iliev 
  • Ivanese Tsvetan Tsvetkov 
  • Lo zingaro Gergana Rusekova
  • Bear Trainer Veselin Mihailov 
  • Lame Beggar Nikolay Pavlov 
  • Blind Beggar Nikolay Voynov 
  • Marko l’ubriaco Ivan Georgiev, Ivan Shopov (balletto)
  • Re Yassen Angel Hristov, Valentin Vatev 
  • Regina Elena Charlotte Berard, Kalina Kalcheva 
  • Townsman Krasimir Dinev 
  • Vecchio Alexandar Georgiev 
  • Roamer Anton Radev 
  • Ragazza Mirela Yabandzhieva 
  • Rashko (orso) Matthew Whittle, Deyan Ivanov (balletto)
  • Marko (orso) Kiril Ivanov, Rumen Bonev 
  • Nuns Alexandra Nosikova, Ana-Maria Kraycheva, Anna Vutova-Stoycheva, Zora Gospodinova, Iva Bizeva, Lora Ilieva, Rada Toteva, Orchestra Hristina Pipova Scenografo SVEN JONKE 
    Costumi STANKA VAUDA 
    Maestro di coro VIOLETA DIMITROVA 
    Coreografia RIOLINA TOPALOVA 
    Illuminazione artistica ANDREJ HAJDINJAKAssistenti direttori Yulia Krasteva, Vera Beleva 
    Concertmaster Lyudmil Nenchev 
    Répétiteurs Milen Stanev, Svetoslav Lazarov, Pelagia Cherneva, Svetlana Ananievska 
    Stage Managers Stefka Georgieva, Suzana Shomova , Vladimir Gorchakov 
    Servizi tecnici e laboratori dell’opera e del balletto di Sofia

 

Sofia – 22 marzo 2018

Il Teatro Nazionale dell’Opera di Sofia, con uno sforzo produttivo notevolissimo e in concomitanza del Forum Internazionale di Opera Europa tenutosi nella capitale bulgara, lo scorso 22 marzo ha messo in scena quella che può definirsi l’opera nazionale bulgara per antonomasia: I nove fratelli di Yana (Yaninite Devet Bratya) del compositore Lyubomir Pipkov (Lovech, 19 settembre 1904 – Sofia, 9 maggio 1974). Il libretto è tratto dal racconto di Nikola Veselinov, il quale raccolse personaggi ed eventi tratti da diverse canzoni popolari per narrare la storia medievale (l’azione si svolge nel 1361in un villaggio di montagna vicino a Somokov) che vede protagonista Georgi Groznika, rinomato falegname veramente esistito. Costui, imposessato dallo spirito del male e travolto dal la gelosia, tagliò le mani al fratello più abile di lui.

Nato da una famiglia di musicisti, Pipkov ricevette le prime lezioni dal padre Panayot. Nel 1919 fu ammesso al Conservatorio di Sofia, ma dal 1926 al 1932 si trasferì a Parigi dove frequentò l’Ecole Normale avendo per professore di composizione Paul Dukas e per compagni di studio, tra gli altri, gli spagnoli Isaac Albeniz e Manuel De Falla. In questo clima fervente il giovane Pipkov rimase colpito dal racconto di Veselinov e si mise subito all’opera per comporre il suo primo lavoro teatrale. Tale fu l’entusiasmo che al diniego dello scrittore ad adattare il testo per la musica, si mise egli stesso a scrivre il libretto. Nelle sue memorie racconta come ciò avvenisse a tarda notte, in un desolato bistrot di Monparnasse frequentato con l’amico fedele, il pittore Pencho Georgiev come lui entusiasta della storia bulgara e prodigo in consigli. L’opera si potè considerare conclusa nel 1929. Tornato in Patria nel 1932, al Teatro Nazionale dell’Opera di Sofia svolse varie mansioni: maestro ripetitore, maestro del coro e finalmente, dal 1944 al 1948, direttore del teatro. Fu così, e con l’aiuto di Veselinov il cui nome comparve dunque in partitura, che rifinì l’opera finalmente rappresentata la prima volta il 19 settembre del 1937.

Pipkov, avendo assimilato le tradizioni musicali dell’Europa occidentale, reinterpretò la sostanza della canzone popolare nel linguaggio contemporaneo. Indubbiamente influenzato dall’estetica  e modello dell’opera di Mussorgskij, gli riuscì di risolvere la dicotomia tra il discorso e la musica: la drammaturgia musicale. In Yana egli raggiunse un’ideale rappresentazione musicale della struttura ritmica e metrica della prosodia del discorso bulgaro, che trasformò in un peculiare stile di recitativo declamato: “la melodia del parlato”, come egli stesso ebbe a definirlo.

A dire il vero Yana risultà una novità anche per la maggior parte del pubblico bulgaro, e questa ripresa costituisce a livello nazionale un autentico evento, festeggiato da tutte le autorità locali e pure dai teatri del resto della nazione. Le esecuzioni, infatti, si contano sulle dita di una mano. Dopo la prima dl 1937 si eseguì, sempre a Sofia, nel 1961. Nel 1978 fu rappresentata all’Opera di Ruse, città al confine con la Romania, sul Danubio. Infine, precedente a questa nuova produzione, nel 1984 in forma di concerto a Stara Zagora.

La trama di Yana, fedele alla leggendaria storia medievale, appare alla sensibilità di noi occidentali truculenta e teatralmente sconclusionata. Dei nove fratelli, quelli che contano sono in realtà due: il bello e buono, non a caso di nome Angel, e il brutto e cattivo, Georgi. Entrambi in aperto conflitto per accaparrare le simpatie della … sorella, con la condiscendenza della madre che tifa, ovviamente, per il primo e del secondo ammette che forse qualcosa di buono c’è, poiché è pur sempre suo figlio. Cuore di mamma! Di fatto nel corso di quattro atti ne capitano di ogni. Il cattivo non si accontenta di tagliare le mani del fratello, che finisce la vita da mendicante e pure appestato, ma per offrire in dono alla sorella un braccialetto, non esita a tagliare il braccio a una povera disgraziata.

Sebbene il numero dei protagonisti si riduca sostanzialmente a quattro ruoli principali, in corso d’opera ed in ruoli di minore o maggiore importanza, si totalizza una quarantina di solisti. Il ché, a tutti gli effetti rende l’opera pressocché ineseguibile, sia da un punto di vista musicale sia, almeno nella politica economica dei teatri nostrani, per il numero degli esecutori, da far sembrare al confronto “operine” il Trittico e La Fanciulla pucciniani. E c’è lo zio minatore, ci sono le guardie, tre falegnami, addirittura un domatore di finti orsi, i due mendicanti, il cieco e lo zoppo (sulla falsa riga di Varlam e Misail nel Boris) e persino, nel terzo atto, una fugace apparizione del Re e della Regina. Il morbo infuria quanto infuriano gli invasori turchi con incendi e devastazioni; c’è pure una zingara, che si sospetta difondere la peste, a cui il Cattivo chiede di uccidere – non è dato sapere perché- gli altri sette fratelli che ella, senza fare un plissé, avvelena là per là. Il tutto si conclude con la vendicatrice Yana, la quale armata di arco e freccia colpisce mortalmente l’odiato fratello.

A dare un senso fortemente teatrale all’ingarbugliata storia è riuscito, ed assai bene, Plamen Kartaloff, che oltre ad essere un profondo conoscitore di Pipkov – compositore che ha lasciato un’imponente eredità in campo sinfonico – ebbe l’occasione di curare la regia di Yana nell’ormai lontano 1978, in pieno regime comunista. Avvalendosi dell’impianto scenico creato da Sven Jonke, una grande pedana ricoperta di tela grinzosa a simulare le rocce, ma che gonfiata crea altre suggestive soluzioni, e da pochi elelementi scenici: un’enorme icona, una grande croce dorata e tele calate dall’alto con un silenzioso marchingegno rotante, e soprattutto dei bellisismi costumi di Stanka Vauda, ispirati alla tradizione popolare pagana, tutt’ora praticata nei villaggi, di giganti maschere animalesche che hanno il compito di cacciare il malocchio, Kartaloff impone una sequenziale continuità alle otto scene, divise in quattro atti, che compongono l’opera. Il regista fa precedere l’opera da un breve racconto narrato da due cantastorie; ha pure cercato di dare uno spessore psicologico alla figura materna, quella che spinge il divario tra i due fratelli. Alla riuscita dello spettacolo hanno pure contribuito le coreografie di Riolina Topalova ed il gioco di luci disegnato da Andrej Hajdinjak.

La parte squisitamente musicale ha visto l’orchestra ed il coro stabili, in particolare quest’ultimo istruito come sempre da Violeta Dimitrova, esprimersi in tutta la loro bravura e pontenzialità in un ordito musicale tutt’altro che semplice. La direzione di Zhorzh Dimitrov, in assenza di termini di paragone, è sembrata idonea e anche impetuosa. Nel cast ha primeggiato, per tenuta ed aderenza al ruolo, l’Angel del tenore Kostadin Andreev, beniamino del pubblico di Sofia. Ma tutti sono stati ammirevoli: il basso Petar Buchkov, nella parte del temibile Georgi, il mezzosoprano Gergana Rusekova, la zingara assassina e così pure la desiderata Yana del titolo, che nella bella voce del soprano lirico Gabriela Giorgieva ha avuto il massimo risalto vocale ed interpretativo. Ottimi, nel complesso, tutti gli altri: come sempre la Bulgaria si rivela essere una miniera di voci. Presenti alla serata pure la figlia di Pipkov, di nome ovviamente Yana e la nipote, attrice molto nota in quel Paese.

Andrea Merli

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