LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: Trouble in Tahiti e Gianni Schicchi 17 marzo 2018
TROUBLE IN TAHITI – Leonard Bernstein
Miquel ORTEGA – Direttore d’orchestra
Alfonso ROMERO – Regia
personaggi e Interpreti:
- Ana IBARRA – Dinah
- Yauci YANES – Tenor
- Tania LORENZO – Soprano
- Toby GIRLING – Sam
- Fernando GARCÍA-CAMPERO – Barítono
GIANNI SCHICCHI – Giacomo Puccini
Miquel ORTEGA – Direttore d’orchestra
Alfonso ROMERO – Regia
Personaggi e Interpreti:
- Alberto GAZALE – Gianni Schicchi
- Ruth ROSIQUE – Lauretta
- Pablo BEMSCH– Rinuccio
- Ana IBARRA – Zita
- Yauci YANES – Gherardo
- Tania LORENZO – Nella
- Toby GIRLING – Betto
- Miguel Ángel ZAPATER – Simone
- Fernando GARCÍA-CAMPERO – Marco
- Caterina PIVA – Ciesca
- Tomeu BIBILONI – Spinelloccio/ Notaro
- Elu ARROYO – Pinellino
- Octavio SUÁREZ – Guccio
Carlos SANTOS – scene
Sergio PALADINO -assistente regia
José FERNÁNDEZ “Txema”- luci
Kelly THOMAS – Repertorista
Laura NAVARRO – direttore di scena
ORQUESTA FILARMÓNICA de GRAN CANARIA
Si torna a Las Palmas di Gran Canaria, grazie al locale Patronato del Turismo, per uno strano dittico al Teatro Pérez Galdos. L’operina Jazz Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein, che vide la luce della ribalta a New York nel 1952 e che poi fu inglobata nell’ambiziosa A Quiet Place, rappresentata anche alla Scala (se la memoria non mi inganna) verso la fine degli Ottanta dello scorso secolo, abbinata al piccolo gioiello di cinico sarcasmo che è Gianni Schicchi, la “risata finale” del genio pucciniano.
A tentare di creare un impossibile tratto di unione tra la commediola di sapore amaro di Bernstein, che con i commenti di un coretto sincopato ci narra il tormento interiore di una coppia borghese in crisi e l’episodio dantesco della sostituzione di cdavare operata dallo scaltro anti-eroe “ducentesco”, ci ha provato e con successo il regista Alfonso Moreno, in una nuova produzione dell’Associazione Amigos Canarios de la Opera, ACO, coadiuvato al meglio dallo scenografo Carlos Santos, dal costumista Claudio Martin e dal datore di luci José Fernandez “Chema”. Lo stratagemma è meta teatrale e già a sipario calato, prima che inizi lo spettacolo, lo spettatore attento ne ha sentore poiché campeggia sul velluto rosso del telone la scritta illuminata Teatro Donati. Con un brevissimo preludio recitato (la voce in off è quella mascherata del protagonista dello Schicchi, il baritono sardo Alberto Gazale e pure ciò ha un suo perché) un attore, non riportato in cartello, ma che risponde al nome di Miguel Poladura, finge di essere il direttore proprietario del Teatro, appunto: Buoso Donati. Prima che cominci Trouble in Tahiti incita gli attrezzisti, tra cui il preferito nipote Rinuccio, ad affrettarsi poiché il pubblico – noi – è già in sala, quindi prima che prenda il via la commedia pucciniana ricompare in proscenio giusto in tempo per … morire d’infarto! E dunque poi lo ritroviamo nella bara.
Lo strategemma funziona perfettamente. Per l’opera di Bernstein con rapidi carrelli che danno via via luogo alle diverse scene: la cucina americana, l’ufficio, lo studio dello psichiatra, la strada… Quindi, per lo Schicchi, la camera mortuaria in palcoscenico e tutto funziona a meraviglia anche per il sapiente e dinamicissimo gioco con i cantanti che si rivelano pure ottimi attori.
La componente musicale ha funzionato benissimo in Bernstein, mentre forse per Puccini ci sarebbe voluta qualche prova in più laddove, con tanti interventi tra solisti si è avvertita qualche scucitura. Comunque il direttore Miquel Ortega, musicista di vaglia e compositore egli stesso va ricordato, ha saldamente tenuto le redini, condotto in porto benisismo Trouble in Tahiti e riacciuffati sempre gli scalpitanti parenti del Donati. L’Orchestra Filarmonica di Gran Canaria ha dimostrato, ancora una volta, la sua bravura e, in questo specifico caso, la duttilità nel passare rapidamente da un genere, occhieggiante al Musical, all’altro fortemente legato alla tradizione operistica italiana.
Nel cast menzione d’onore al primeggiante Schicchi di Alberto Gazale, ammirevole tanto sul piano vocale con una voce timbrata e di colore assai bello oltre che individuabile sempre anche nel turbinio degli assieme, quanto dal punto di vista attoriale laddove ha puntato su un personaggio cinico, ma non grottesco e molto disincantato. Gli hanno fatto contorno la volutamente petulante Lauretta di Ruth Rosique, assai divertente pure in scena, che ha colto l’unico fragoroso aplauso a scena aperta dopo l’attesissimo “O mio babbino caro”, il tenore argentino Pablo Bemsch, Rinuccio assai ben cantato e squillante in quella sorta di corsa agli ostacoli vocali che è “Firenze è come un albero fiorito”. Ma del resto bravi tutti: la Zita del mezzosoprano Ana Ibarra (che in Trouble in Tahiti è stata Dinah a cui tocca intonare il brano più bello e sognante dll’opera), il Betto Di Signa del baritono Toby Girling (apprezzato Sam in Trouble), la Ciesca di Caterina Piva (che ricordiamo ottimo Cherubino nell’edizione delle Nozze di Figaro andate in scena alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano), il Gherardo di Yauci Yanes, la Nella di Tania Lorenzo, il Marco di Fernando Garcia Campero (tenore, soprano e baritno che in Trouble costituivano il terzetto Jazz). Da ricordare il veterano basso Miguel Angel Zapater, Simone nello Schicchi e nei loro episodici interventi, Tomeu Babiloni (Spinelloccio e Notaio) Elu Arroyo (disperato Pinellino sempre in lacrime) e Octavio Suarez (Guccio).
Il teatro offriva un bell’aspetto per partecipazione di pubblico, tenendo conto dei due titoli desueti a queste latitudini, che ha molto apprezzato e corrisposto con generosi e prolungati applausi.
Andrea Merli