MILANO: Le nozze di Figaro – Teatro alla Scala 5 Novembre 2016

MILANO: Le nozze di Figaro – Teatro alla Scala 5 Novembre 2016

LE NOZZE DI FIGARO

Opera buffa in quattro atti (1786)

Libretto di Lorenzo Da Ponte

Musica di WOLFGANG AMADEUS MOZART

(Edizione Bärenreiter; rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)

 

Direttore: FRANZ WELSER-MÖST

Regia: FREDERIC WAKE-WALKER

 

 

Personaggi e interpreti:

  • Il Conte di Almaviva: Carlos Álvarez (26, 29 ott.; 2, 5 noV), Simon Keenlyside (8, 10, 16, 19, 24, 27 nov.)
  • La Contessa di Almaviva: Diana Damrau
  • Susanna: Golda Schultz
  • Figaro: Markus Werba
  • Cherubino: Marianne Crebassa
  • Marcellina: Anna Maria Chiuri
  • Don Bartolo / Antonio: Andrea Concetti
  • Don Basilio / Don Curzio: Kresimir Spicer
  • Barbarina: Theresa Zisser

 Scene e costumi: ANTONY MCDONALD

 Luci: FABIANA PICCIOLI

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

Maestro del Coro BRUNO CASONI

 

Ne ho parlato diffusamente in Barcaccia e spiace ritornare, ora e qui, “sul luogo del delitto”.

werbaTale, senza mezzi termini, può definirsi il nuovo allestimento del capolavoro mozartiano andato in scena alla Scala, accolto da dissensi alla “prima” che non si sono attenuati per la diretta televisiva, ma che, alla recita fuori abbonamento di sabato 5 novembre scorso, si sono trasformati in un’accoglienza, tiepida in corso d’opera, calorosa alla fine.

Non facciamoci illusioni: si è trattato, come sempre più spesso capita sotto la volta del Piermarini, di un pubblico in grande prevalenza formato da stranieri, molti dei quali una volta adempiuto l’obbligo turistico della visita al “tempio”, scattati i “selfies” di pragmatica, abbandonano la sala prima della fine.

In questo contesto deprimente, la regia firmata dal novello “enfant prodige” Franz Wake-Walker, è parsa vieppiù volgare, incongruente e sostanzialmente inutile.

werba-e-alvarezValga per tutti il particolare di porre un mimo in veste di “suggeritore” vestito in polpe seduto in proscenio con quello che, apparentemente, dovrebbe essere stato lo spartito. Presenza che, chissà poi perchè, sparisce dopo il finale terzo, in cui entra in scena travestito da scimmia. Orbene, per ben due volte incalza le frasi al Conte, e solo a lui, quasi questi avesse perso la battuta. Tant’è che in molti hanno pensato che il pur bravissimo Carlos Alvarez, assolutamente il migliore dell’intero cast, fosse impreparato. Addirittura lo si è letto in una recensione “on line“ dove, va ricordato, ormai tutti scrivono di tutto e dove chiunque può prendere liberamente la parola.

La situazione non si è potuta salvare nemmeno sul lato musicale. La direzione risultando morchiosa, pesante ed impastata, con accelerazioni e/o rallentamenti mai motivati da una reale situazione drammatica o musicale. Irriconoscibile l’orchestra della Scala, che pure con altre bacchette sa offrire esecuzioni memorabili. Quella di Franz Welser-Most non lo è stata in passato, per un trascurabile Fidelio, men che meno in quest’occasione che andrà “resettata” dalla mente quanto prima.

crebassaNel cast Alvarez è sembrato, tra i principali protagonisti, l’unico veramente in parte: la voce è sempre magnifica, il suono controllato e morbido, l’emissione e lo stile impeccabili. La regia gli ha navigato contro, pazienza. Idem per il pur bravo Markus Werba, trasformato in una sorta di birba alla Gianburrasca, costretto a mimare il gesto della… “pippa” in faccia alla Contessa, nella ripresa de “Se vuol ballare signor contino”. Questa era Diana Damrau che, pur senza essere censurabile, è parsa fuori ruolo ed in relativo affanno nella presa dei fiati. La Susanna del soprano Golda Schultz avrebbe tutte le carte in regola, per qualità di voce e gusto nel canto, ma ha tirato via i recitativi dando la sensazione di non partecipare emotivamente al canto. La sublime aria “De’ vieni non tardar” infine, l’ha dovuta cantare dall’interno di un lampadario… non occor altro! Improponibile il Cherubino di Marianne Crebassa, voce petulante affetta da un vibrato insopportabile. Insopportabilissimo, una vociaccia senza mezzi termini, il Basilio, poi Don Curzio, del tenore Kresimir Spicer: mancassero bravi tenori per questa parte in Italia! Che siccome è stato pessimo è stato gratificato, per nostra maggior penitenza, con l’aria del quarto atto, che sarebbe stato molto opportuno tagliare visti e considerati altri tagli del tutto cervellotici nei recitativi. Viceversa, essendo pressocché perfetta, sia vocalmente che scenicamente, la Marcellina di Anna Maria Chiuri, voce da Amneris e da Frika per intenderci, è stata sottodimensionata e sacrificata in un ruolo di fianco, ma senza l’aria, a lei negata. Andrea Concetti ha dato vita sia a Don Bartolo che ad Antonio e vabbé, capitò alla “prima” assoluta dell’opera, viva la filologia! Barbarina e le due contadinelle, queste trasformate in “drag-queen” con zeppe da venti centimetri, provenivano dall’Accademia. Sarà bene vi facciano ritorno e si perfezionino ulteriormente.

Andrea Merli

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