BOLOGNA: Rigoletto 8 novembre 2016

BOLOGNA: Rigoletto 8 novembre 2016

RiGOLETTO

opera in tre atti
libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma di Victor Hugo Le Roi s’amuse

musica di Giuseppe Verdi

Direttore: Renato Palumbo

Regia: Alessio Pizzech

Personaggi e Interpreti:

  • Rigoletto: Marco Caria, Vladimir Stoyanov (9,12,16,18)
  • Il duca di Mantova: Celso Albelo, Raffaele Abete (9,12,16,18)
  • Gilda: Irina Lungu, Scilla Cristiano (9,12,16,18)
  • Sparafucile: Antonio Di Matteo
  • Maddalena: Rossana Rinaldi
  • Giovanna: Beste Kalender
  • Il Conte Monterone: Andrea Patucelli
  • Marullo: Raffaele Pisani
  • Matteo Borsa: Pietro Picone
  • Il conte di Ceprano: Hugo Laporte
  • La contessa di Ceprano: Marianna Mennitti
  • Un usciere: Michele Castagnaro
  • Un paggio: Marianna Mennitti

Scene: Davide Amadei
Costumi: Carla Ricotti
Luci: Claudio Schmid
Movimenti scenici: Isa Traversi
Assistente alla regia: Valentina Brunetti
Maestro del Coro: Andrea Faidutti
Nuova produzione del TCBO Orchestra e Coro del TCBO
Tecnici del TCBO

Stesso discorso delle Nozze in Scala: ne ho “sparlato” fin troppo in Barcaccia.

rigoletto_ii_cast_i4q5620-rocco_casaluci_tcbo-2016Alessio Pizzech, regista dotato e apprezzato in altri spettacoli, nel riproporre il “suo” Rigoletto, rinnovando una regia che aveva visto la luce in quel di Trapani e che percorreva sostanzialmente lo stesso binario, dà la sensazione di aver aderito alla “nouvelle vague” di registi “alla tedesca” nella speranza di guadagnarsi quel tanto di popolarità, sebbene effimera, che si ottiene quasi sempre con la provocazione e lo scandalo.

Provocazione e scandalo quasi passati inosservati, poiché abbiamo assistito alla “routine” del “Regiethater”, dove ormai il preteso eccesso è divenuto più polveroso e prevedibile delle scene dipinte di Sormani e della mano sul cuore a gambe divaricate.

Insomma, Rigoletto senza gobba per via che la deformità è “interna e morale” si è già visto in tutte le salse; la sua comparsa in scena vestendo “guepiere“, calze a rete e tacchi da 15 cm, truccato come una zoccola, anticipata per altro da tutti i media, non ha spaventato i proverbiali borghesi. Piuttosto quel suo essere poi il commesso viaggiatore di Artur Miller e tener chiusa Gilda, trasformata in bambola Olympia, nell’armadio pare una forzatura. Ha pure infastidito Giovanna, onnipresente anche durante il rapimento, che durante il “Caro nome” girava attorno a Gilda cucendole addosso l’abito da sposa: ha fatto venire in mente Cenerentola di Disney, mancavano solo i topolini e la fata Smemorina. Infine il terzo atto, col peschereccio di Sparafucile tirato a braccio dai figuranti, pretendendo di ricreare l’ambiente torbido alla Fassbinder, ha superato il grottesco involontario. Una regia che si potrebbe riassumere dicendo che Rigoletto colleziona le bambole, il Duca le rompe e Gilda le pettina.

rigoletto_ii_cast_mg_1754-rocco_casaluci_tcbo-2016-256x384Annunciato affetto da un terribile mal di gola (?!) Renato Palumbo ha parzialmente deluso: suoni esasperati come i tempi, quasi volesse raggiungere al più presto la “stage door” per rientrare subito a casa: tant’è che non si è presentato alla ribalta.

Marco Caria, debuttante Rigoletto, ha le carte vocali per esserlo ed alla grande: merita una prova d’appello con altra regia ed altra direzione, ma già così doppia medaglia per il coraggio e la resistenza.

Celso Albelo, ormai Duca navigatissimo, ha risolto bene anche la scena ridicolissima in cui, affacciandosi ad un oblò, canta “si dorme all’aria aperta, bene bene” e riprende “La donna è mobile”. Ricorda molto da vicino Alfredo Kraus e ciò, lunge dall’essere un delitto, è uno sperticato complimento. Inspiegabilmente buata da qualche intollerante che irritato dal contesto ha pensato di sfogarsi con… la bambola, Irina Lungu è pur sempre una professionista a prova di bomba e di regia. Forse, oggi come oggi, più idonea a ruoli maggiormente lirici, messa in difficoltà durante l’aria che ha superato onorevolmente, assai brava e coinvolgente nel finale e ben piazzata nella “Vendetta” col baritono. Bello il cameo di Sparafucile, il bravo Antonio DI Matteo e sufficiente Rossana Rinaldi, lei sì raffreddatissima, che senza essere annunciata ha comunque dato vita a Maddalena.

Bene gli altri, senza infamia il coro.

Andrea Merli

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