MADRID: Norma Teatro Real – 29/30 ottobre 2016

MADRID: Norma Teatro Real – 29/30 ottobre 2016

Norma

Tragedia lirica in due atti

Musica di Vincenzo Bellini (1801-1835)

Libretto di Felice Romani

Direttore: Roberto Abbado

Regia: Davide Livermore 

Personaggi e Interpreti:

  • Pollione: Gregory Kunde (Oct. 20, 23, 26, 29 · Nov. 1, 4), Roberto Aronica (Oct. 21, 24, 28, 31 · Nov. 2), Stefan Pop (Oct. 30)
  • Oroveso: Michele Pertusi (Oct. 20, 23, 26, 29), Simón Orfila (Oct. 21, 24, 28, 31 · Nov. 2, 4), Fernando Radó (Oct. 30 · Nov. 1)
  • Norma: Maria Agresta (Oct. 20, 23, 26, 29 · Nov. 1, 4), Angela Meade (Oct. 21, 24, 28, 31 · Nov. 2), Mariella Devia (Oct. 30)
  • Adalgisa: Karine Deshayes (Oct. 20, 23, 26, 29 · Nov. 1, 4), Veronica Simeoni (Oct. 21, 24, 28, 31 · Nov. 2), Ketevan Kemoklidze (Oct. 30)
  • Clotilde: Maria Miró
  • Flavio: Antonio Lozano

scene: GIÒ FORMA

Costumi: Mariana Fracasso

luci: Antonio Castro

Video: D-WOK

Maestro del Coro: Andrés Máspero

“Two is better che one” tanto per citare la pubblicità di un celebre cono gelato che furoreggiava nell’estate dei lontani anni Ottanta dello scorso secolo.

norma madrid 2016L’occasione impiccionesca doppiamente ghiotta si è avuta con una trasferta madrilena, dopo anni di assenza dalla capitale spagnola pullulante di turisti in gran parte italiani durante il cosiddetto ponte dei morti”. Il 29 ottobre è stata la volta di una recita del primo cast, costituito da Maria Agresta, Gregory Kunde, nei ruoli di Norma e Pollione, con Michele Pertusi Oroveso e Karina Deshayes Adalgisa, il giorno dopo un’unica replica con Mariella Devia e Stefan Pop, Fernando Radò e Ketevan Kemoklidze rispettivamente ai ruoli di cui sopra.

L’allestimento prodotto a Valencia e qui in trasferta, porta la firma di Davide Livermore per la regia, che immagina il tutto come l’incubo del figlio di Norma e Pollione Clodomiro, il quale dotato degli stessi poteri divinatori della madre, prevede tutto quel mal che seguirne dovea (ovviamente lo si è dedotto, oltre che dallo schizofrenico muoversi del bambino, dalle spiegazioni fornite dagli addetti ai lavori), con l’aiuto di proiezioni che ritraggono vicendevolmente immagini dei protagonisti e, con maggior logica, selve opache, mentre una grossa quercia rinsecchita e girevole posta al centro scena costituisce altare e abitazione (scene di Giò Forma, al secolo Florian Boje) I costumi, belli a dire il vero, recano la firma di Marina Fracasso, che trasforma Oroveso in una sorta di mostro extraterrestre dalla fronte ramificata, le luci sono di Antonio Castro. Manca il nome del coreografo che muove incessantemente una dozzina di ballerini-mimi, nei panni – o meglio seminudi- di folletti silvani che come il prezzemolo a ciuffetti spuntano da ogni angolo insaporendo il tutto. Il tutto che costituisce, sostanzialmente, un plot iper tradizionale in quanto a movimento scenico e che, tolte alcune trovatine, per esempio e per tutte quella per cui i due bimbi sfuggono al controllo della solerte Clotilde ed assistono alle liti familiari, come spesso accade nelle famiglie borghesi, non riserva alcun trasalimento al pubblico. Il quale, sorprendentemente alla recita del 29 e alla fine del primo atto (video trasmessa in diretta) in parte ha reagito con sonori “buh” ed il grido “Asesinos” partito dal bel mezzo della platea. Assassinio nella cattedrale forse no, ma certo molte difficoltà per i solisti, in specie proprio per Norma piazzata ad un’altezza improponibile sopra la semovente quercia con ostacolo nel movimento e perdita del segnale acustico in più di un momento. E che ciò sia opera di uno che è stato pure un tenore, stupisce maggiormente.

norma madrid 2016Viceversa lodevole la direzione di Robberto Abbado, una sicurezza dal podio, che ha saputo diversificare tempi e sonorità a seconda degli interpreti che aveva a disposizione nelle due recite susseguitesi in successione di nemmeno 24 ore una dall’altra. In più una lettura dinamica, avvincente, e per fortuna senza dare la sensazione di dover correre a prendere l’ultimo metrò a fine spettacolo, come ormai è quasi la regola tra altri altrettanto blasonati colleghi. Buono l’apporto dell’orchestra e, soprattutto, del coro affidato al bravo Maestro argentino Andrés Maspero.

Due Norme assi simili e anche molto diverse, quelle offerte dalla Agresta, dotata di una liricità struggente e con un suono ammaliante per la bellezza della voce, sebbene la sera del 29 fosse afflitta da una faringite che si è notata nell’emissione non perfetta di un Do acuto, un po’ sporcato, mirabolante per le agilità e la precisione nell’acuto quella della Devia, oggetto per l’unica recita di un doveroso omaggio alla carriera conclusosi con una standing ovation alla ribalta finale, che ha doppiato la cabaletta “Ah bello a me ritorna” (di nuovo complimenti al direttore che ha aggiunto una prova d’orchestra e coro per i necessari pertichini nel mezzo della ripresa) con gusto estremo nelle variazioni, puntature di cui ha cosparso l’intera recita e che ne costituiscono un po’ la firma. Ad entrambe alcuni hanno censurato una minor presenza e sonorità in zona centrale e grave, ma piuttosto ed invece va loro riconosciuta la saggezza di non forzare mai il proprio prezioso mezzo con inutili affondi fuori stile. Certo la Devia ricorre in più momenti ad un “recitar cantando” che sfiora il parlato, finale primo e duetto finale con Pollione, ma la cosa è ampiamente assumibile e va ascoltata, anzi, come sottile stratagemma drammatico. Va pure aggiunto che la produzione a Valencia è nata per lei e che lei vi si getta con convinzione e con un piglio insolito. Insomma ed evidentemente, pur essa ha seguito un percorso di maturazione rispetto alla prima sua Norma intesa a Bologna qualche tempo fa.

norma madrid 2016Chi non smetterà mai di stupire è Gregory Kunde, il quale pure a distanza ravvicinatissima è passato da impegnative arie verdiane in quel di Parma, la sera precedente del 28 ottobre, a rivestire il ruolo del proconsole romano, che gli si addice con particolare baldanza, sia per la facilità nell’acuto che per la veemenza del fraseggio. Dopo di lui, per età ma non per valori musicali, il tenore rumeno Stefan Pop, altra bella realtà nel panorama internazionale, squillante, musicale e interpretativamente assai bravo.

Ottimi pure, sebbene di caratteristiche opposte, I due Oroveso: quello di Pertusi cantato con estrema nobiltà e con un paterno abbandono nella scena finale che si somma all’autorità, mai trucibalda, del personaggio e dell’interprete, pure in trasferta da Vienna e alternandosi nel ruolo di Don Pasquale! Debuttante di ruolo il bravissimo Fernando Radò, basso argentino di ampio respiro e di voce assai bella. Due Adalgise, pure acclamatissime: la francese Karine Deshayes, dalla voce doviziosa di armonici e dal colore sopranile, che canta con estrema bravura e gusto nell’emissione e che solo, inspiegabilmente, forza un pochino in acuto che, per altro, suona timbrato e preciso; bellissima, il che non guasta mai, la georgiana Ketevan Kemoklidze, dalla voce più contraltile, ma pure lei svettante nei DO acuti, e assai imperiosa nella linea di canto, piegata sia alla dolcezza che all’inventiva.

Completavano molto bene il cast, l’ottima Clotilde del soprano catalano Maria Mirò, che affronta regolarmente prime parti e che ha dato qui un ottimo contributo, ed il valido e sonoro Flavio del tenore Antonio Lozano, imponente pure come figura.

Successo convinto in entrambi i casi, con punte condivisibili di parossistico trionfo nei confronti della “Mariella Nazionale“.

Andrea Merli






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