Milano – Scala: THE TURN OF THE SCREW – Benjamin Britten
THE TURN OF THE SCREW
(IL GIRO DI VITE)
Opera in un prologo e due atti
di BENJAMIN BRITTEN
Libretto di Myfanwy Piper
tratto da un racconto di Henry James (1898)
(Edizione Boosey & Hawkes; rappr. per l’Italia Casa Ricordi, Milano)
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 14 settembre 1954
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore: CHRISTOPH ESCHENBACH
Regia: KASPER HOLTEN
Personaggi e interpreti:
- The Prologue / Peter Quint: Ian Bostridge
- The Governess: Miah Persson
- Mrs Grose:Jennifer Johnston
- Miss Jessel: Allison Cook
- Miles: Sebastian Exall, Lucas Pinto *
- Flora: Louise Moseley
Scene e costumi: STEFFEN AARFING
Luci: ELLEN RUGE
Drammaturgo: GARY KAHN
Orchestra del Teatro alla Scala
* Trinity Boys Choir – Direttore DAVID SWINSON
Torna alla Scala dopo oltre 50 anni di assenza, l’unica precedente edizione – in italiano ed alla Piccola Scala – essendo la “prima” milanese nell’ormai lontano 1969, Il giro di vite, opera emblematica di Britten su libretto di Myfanway Piper tratto dal celebre racconto di Henry James.
Firma la nuova produzione il danese Kasper Holten, attuale direttore del londinese Covent Garden ed allievo di Harry Kupfer, John Cox e David Pountney. Spettacolo che non ha richiamato il pubblico sperato ed auspicabile, anche perché – lunga storia – la politica dei prezzi praticata dalla Scala dovrebbe diversificarsi pure sulla popolarità dei titoli. Pur trattandosi del turno C di abbonamento, i palchi vuoti ed i posti liberi in platea non si contavano.
Peccato, l’opera è, come dire, intrigante. Il percorso di Britten sulla “perdita dell’innocenza” dell’universo intero trova qui una delle sue massime esposizioni, nella trama noir e sconvolgente di due bambini, i fratelli orfani Miles e Flora affidati alla governante da un tutore che non vuole grane di nessun tipo, posseduti dagli spiriti di due amanti morti tragicamente, la precedente istitutrice Miss Jessel ed il giardiniere Quint. La musica, che procede col tipico “taglio” britteniano, non rinuncia alla tonalità e, specie negli intermezzi musicali, raggiunge momenti di struggente emotività, offre una perfetta colonna sonora ad una trama che ha conosciuto pure fortuna cinematografica in un celebre film con protagonista Deborah Kerr: “Gli innocenti”.
L’opera possiede pure, nello svolgersi in due atti, il vantaggio pucciniano della “brevità, gran pregio”. Ed effettivamente è volata via in un baleno grazie alla direzione teatralissima di Christoph Eschenbach, che ha diretto l’ensemble ridotto dell’orchestra scaligera, prestatasi ad inusuale, ma apprezzabilissimo, impegno solistico e festeggiata giustamente alla ribalta per gli applausi finali.
Merito dello spettacolo l’aver adeguato alle dimensioni scaligere, ampie ed in principio non adatte, l’opera che, sprovvista di coro ed affidata in buona parte a due voci bianche, ha una dimensione assolutamente cameristica. La scena piuttosto asettica e lineare, divisa su tre piani, con la presenza dominante di un pianoforte, la ha firmata assieme ai costumi Steffen Aarfing, responsabile pure delle proiezioni video. Le luci, forse volutamente piatte, sono di Ellen Ruge. Si perde secondo me un elemento essenziale, il senso del mistero e dell’ignoto, che potrebbe essere suggerito da un’ambientazione “gotica” e più decadente, mentre qui la sensazione è di trovarsi in una casa di cura per malati di mente, che poi è la soluzione ipotizzabile per la nuova governante che nei bimbi vede delle proiezioni della sua mente contorta. Un’interpretazione condivisibile fino ad un certo punto, data la materializzazione dei fantasmi e, soprattutto, per la morte del piccolo Miles, che qui si suicida buttandosi da un terzo piano.
Dal punto di vista vocale ed interpretativo si è imposto Ian Bostridge, nel ruolo che fu cavallo di battaglia di Peter Pears, compagno nella vita di Britten e tenore favorito nelle opere concepite in pratica sulle sue caratteristiche vocali ed interpretative. In tal senso Bostridge è parso semplicemente perfetto. Ottime sia la Mrs Grose, pratica donna di casa dalla voce robusta, quella del mezzososprano Jennifer Johnston che la fantasmagorica Miss Jessel, che qui è presentata come l’alter ego della protagonista, pure mezzosoprano, Allison Cook. Ottima attrice, ma vocalmente un po’ impersonale, la Governess di Miah Persson e bravi i due ragazzi, il Miles di Lucas Pinto, dalla voce flebile, ma efficace e la più cresciutella Louise Moseley, sopranile e anche troppo formata: entrambi appartenenti al Trinity Boys Choir.
Andrea Merli