Verona, 13 dicembre 2015  LA FORZA DEL DESTINO – Giuseppe Verdi

Verona, 13 dicembre 2015 LA FORZA DEL DESTINO – Giuseppe Verdi

LA FORZA DEL DESTINO

Melodramma in quattro atti

Musica di Giuseppe Verdi 

Libretto di Francesco Maria Piave

Direttore: Omer Meir Wellber

Regia: Pier Francesco Maestrini

 

Personaggi e Interpreti:

  • Il marchese di Calatrava: Carlo Cigni
  • Donna Leonora: Hui He (13, 17, 20 dicembre)Sae-Kyung Rim (15 dicembre)
  • Don Carlo di Vargas: Dalibor Jenis
  • Don Alvaro: Walter Fraccaro
  • Padre Guardiano: Simon Lim
  • Fra Melitone: Gezim Myshketa
  • Preziosilla: Chiara Amarù
  • Curra: Milena Josipovic
  • Mastro Trabuco: Francesco Pittari
  • Un Alcade / Un Chirurgo: Gianluca Lentini
  • Primi ballerini: Alessia Gelmetti, Teresa Strisciulli, Amaya Ugarteche, Evghenj Kurtsev, Antonio Russo

 

  • Scene: Juan Guillermo Nova
  • Costumi: Luca Dall’Alpi
  • Coreografia: Renato Zanella
  • Maestro del Coro: Vito Lombardi
  • Direttore del Corpo di ballo: Renato Zanella
  • Direttore allestimenti scenici: Giuseppe De Filippi Venezia

Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici dell’Arena di Verona

 

Allestimento Slovene National Opera and Ballet di Maribor

fotografie EnneVi  per gentile concessione della Fondazione Arena di Verona

 

 

Fortunatissima inaugurazione della stagione “al chiuso” nell’elegante struttura del Teatro Filarmonico de “The Other Side of Arena”, come ora esoticamente si appella.

La forza del destino, ovvero l’opera “maledetta” di Verdi, ha avuto un’esecuzione per molti versi esemplare. Iniziando dalla bellissima produzione importata dall’Opera Nazionale Slovena di Malibor: una realtà in crescita nel panorama europeo e che ci stupì, precedentemente, con una altrettanto pregevole messa in scena della Traviata per opera di Hugo De Ana. In questo caso il team è costituito da Francesco Maestrini, regista, Juan Guillermo Nova, scenografo, Luca Dell’Alpi, costumista e Renato Zanella, coreografo.

Si tratta di uno spettacolo che corre nel solco della più gloriosa tradizione, rispettando tempi e luoghi, ma che avvalendosi delle nuove tecnologie supplisce alla vecchie tele dipinte con proiezioni cangianti e suggestive, grazie anche ad una sapientissima illuminazione. Belli, adeguati i costumi, senza scadere nel bozzettismo, perfetta la coreografia nell’accampamento di Velletri: insomma, una gioia per gli occhi.

LA FORZA DEL DESTINO_131215_FotoEnnevi_5962Criticata da alcuni la scelta di far precedere il prologo alla sinfonia, che posta tra questo ed il primo atto ambientato nella locanda di Hornachuelos, ha così consentito di proiettare un filmato, composto da immagini fisse come nei fotoromanzi popolari e da immagini in movimento a fini didascalici. Spiegando a gran parte del pubblico, non necessariamente e preventivamente edotto sullo svolgersi della trama, abbastanza complicata per via sia della storia che dei continui travestimenti, l’antefatto che conduce alla tragedia finale: alla sanguinosa ed implacabile sfida di Don Carlo de Vargas, assetato di vendetta e di sangue. Benissimo risolta pure la scena della battaglia, che è sempre un momento delicato per ogni regia, pure “moderna”, con l’uso di una attrezzeria scenica costiuita da un vero cannone e con una dinamica perfetta nei movimenti delle masse, apprezzate pure nella scena dell’accampamento e quindi in quella della questua davanti al convento. Il lavoro sul singolo non è mancato ed è parso pure azzeccatissimo: per esempio l’uccisione di Don Carlos e l’accorrere di Leonora, nel finale, con costei poi morente in proscenio tra le braccia dell’amato Alvaro. Insomma, un allestimento coi fiocchi!

LA FORZA DEL DESTINO_131215_FotoEnnevi_6005Altrettanto valida la prova dell’orchestra, assai ben diretta da Omer Meir Wellber, qui in una delle sue prove più convincenti: senso del ritmo e della narrazione, proprio ben “romanzata” e senza fratture e cedimenti tra le varie scene e quadri, donando anzi una continuità serrata ad uno spartito che, se non controllato, può frammentarsi in un susseguirsi di scene senza nesso. Ottima pure la partecipazione del coro istruito a puntino da Vito Lombardi e ottime le voci, con punte di eccezionalità.

Festeggiatissima Leonora il soprano cinese, ma veronese d’adozione, Hui He. Timbro pregevolissimo, ricchezza di armonici, capacità di modulare la voce sia in pianissimi che in fortissimo di rara potenza e brillo. Perfettibile la dizione, ma si tratta pur sempre di un debutto. E già così è parsa una Leonora di assoluto riferimento, tanto nelle tre arie quanto, soprattutto, nel suggestivo canto de “La Vergine degli Angeli”, momento magico della serata a chiusura del primo atto.

LA FORZA DEL DESTINO_131215_FotoEnnevi_6066Walter Fraccaro, Don Alvaro, si conferma una delle voci più sicure, professionalmente e tecnicamente preparate per questi ruoli verdiani dove la voce sconfina nell’eroico. Ciò non gli impedisce di fraseggiare con cura, di esibire un accento fremente ed incisivo e di risultare poetico, ispirato, cesellando un “O tu che in seno agli angeli” che gli ha meritato una prolungata ovazione a scena aperta.

Molto valido il baritono Dalibor Jenis, Don Carlo dalla voce incisiva e ben emessa. Gagliardo e vivace quanto basta, ma senza mai perdere la linea di nobiltà e di eleganza che si confà al nobile e vendicativo fratello. Peccato al taglio, preteso dalla direzione artistica, del duetto tra tenore e baritono che dovrebbe concludere il secondo atto e che a Malibor era stato riaperto. Altro taglio inaspettato, e viceversa altri di “tradizione” aperti, quello della stratta finale nella scena dell’osteria di Hornachuelos e quello, meno significativo, della scena della perlustrazione del campo, affidata al coro. Ancora più curiosa, nella sortita di Preziosilla – la bravisisma Chiara Amarù, voce svettante e di bellissimo colore mezzosopranile, interprete spiritosa e assai spigliata – la “guerra contro il nemico”, anziché “il tedesco”, come era d’obbligo durante il famigerato Ventennio dopo la firma del Patto d’Acciaio tra Italia e Germania. Sottigliezze, si dirà. Curiosità, dico io.

LA FORZA DEL DESTINO_131215_FotoEnnevi_6107Una menzione speciale merita il debuttante Melitone di Gezim Myshketa, cantato – e non parlato! – con una voce doviziosa di armonici, attento alle note e segnato da un’interpretazione ironica, ma non sopra le righe. Eccezionale tanto nella predica, gestendo una scena molto movimentata, quanto nel “minestrare” brontolando ai poveri e, successivamente, nel duetto col Padre Guardiano. Questi ha trovato nel basso koreano Simon Lim un interprete corretto, ma non l’autorevolezza del basso profondo che la parte esige. Colore e profondità di cui non difetta, viceversa, la voce del basso Carlo Cigni, dolente ed indignato Marchese di Calatrava, molto apprezzato pur nella brevità della parte. Benissimo, pure, il Mastro Trabuco del tenore Francesco Pittari, opportunamente caratterizzato e adeguata la Curra interpretata da Milena Josipovic. Di spicco, pur nella meteoricità della parte, il bravo chirurgo cantato da Gianluca Lentini.

Successo caloroso con punte di entusiasmo e, soprattutto, soddisfazione generale e facce sorridenti all’uscita: non capita tutti i giorni!

Andrea Merli

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